Sotto ai riflettori è nello specifico la giornata di oggi sabato 5 ottobre, data designata alla manifestazione pro Palestina che sta prendendo luogo nella città capitolina in queste ore e sta creando non pochi disagi sia a livello di sicurezza che di organizzazione, parlando in primis del fronte legato alla mobilità (già trovatosi più volte in difficoltà proprio recentemente a causa dei numerosi scioperi e disservizi registrati all’aeroporto di Roma Fiumicino e alla stazione di Roma Termini).
La manifestazione
Oltre settemila i manifestanti che, decidendo apertamente di sfidare il divieto netto ricevuto e confermato dalla questura circa tre giorni fa, sono partiti da Piazzale Ostiense verso le 14 in occasione della vigilia del primo anniversario legato all’attacco di Hamas nei confronti di Israele.
Tra cori e slogan contro il popolo israeliano, e in minor parte anche contro la premier Giorgia Meloni e l’attuale presidente statunitense in carica Joe Biden, registrata anche una dichiarazione d’intenti da parte di uno dei rappresentanti dell’Unione democratica arabo-palestinese:
“Nonostante il divieto siamo scesi in piazza perché abbiamo una responsabilità storica. Chiediamo la fine dei bombardamenti. L’Italia deve prendere una linea chiara. C’è stata una mistificazione su questo corteo. Ci hanno detto che era una celebrazione di Hamas, ma noi siamo qui per commemorare i nostri morti, i morti palestinesi. Gli unici che fanno celebrazioni qua in Italia sono gli amici di Israele e l’industria bellica italiana”
In risposta alla mobilitazione, già da stamattina sono continuamente in atto numerose misure di sicurezza da parte delle forze dell’ordine con lo scopo di intercettare e fermare eventuali infiltrati violenti: secondo una stima in costante aggiornamento, controllati per il momento circa duemila manifestanti, con una ventina di questi portati in questura al fine di sottoporli alla valutazione di un eventuale foglio di via (un tipo di istituzione indirizzato alle persone socialmente pericolose).
Mobilità in tilt
La manifestazione in atto, in forma congiunta col piano di sicurezza preposto dal questore Roberto Massucci, ha logicamente messo in standby una porzione importante della città di Roma: tra le strade interessate e che rimarranno chiuse fino al termine del corteo si contano sicuramente tutte le vie di accesso a Piazzale Ostiense e Porta S. Paolo, bloccate dalle 9 di questa mattina, oltre a viale della Piramide Cestia, via Marmorata, via delle Cave Ardeatine, viale Marco Polo, viale Giotto e viale di Porta Ardeatina.
Le parole del Ministro degli Esteri
Antecedentemente all’inizio della mobilitazione, si era espresso sulla situazione anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani:
“Non si può trasformare una legittima manifestazione in un’esaltazione dell’antisemitismo e di un’azione terroristica che ha provocato migliaia di morti. Dobbiamo garantire la sicurezza di tutti i luoghi di culto ebraici e mi auguro che prevalga il buon senso: il diritto di manifestare è un’altra cosa. Il diritto di trasformare manifestazioni di libero pensiero in manifestazioni in cui si indica al pubblico ludibrio una persona come la senatrice Liliana Segre, che è un’immagine emblematica della lotta contro il nazifascismo, additarla come pericolosa agente sionista o fare lo stesso con persone che sono di origine ebraica, è inaccettabile. Trasformare una manifestazione del diritto del popolo palestinese in una manifestazione di odio razziale contro Israele non significa esprimere libero pensiero”.
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