Questi provvedimenti giudiziari fanno seguito a un’inchiesta durata mesi, condotta dalla Procura della Repubblica di Roma, che ha scoperto attività illecite di indebita compensazione, dichiarazioni fraudolente tramite l’uso di fatture per operazioni inesistenti ed emissione di fatture per operazioni mai avvenute, tutte a danno dell’Erario.
Secondo quanto dichiarato dalle autorità giudiziarie, le misure restrittive adottate rispecchiano l’entità delle imposte evase, dei debiti erariali compensati indebitamente e del guadagno illecito conseguito dai coinvolti.
Il G.I.P. (Giudice per le Indagini Preliminari) del Tribunale locale ha emesso questi provvedimenti, segnando la conclusione di un’indagine che ha raccolto prove consistenti contro una figura di spicco, precedentemente rettore di un’istituzione universitaria privata, e una sua collaboratrice. Questi individui sono accusati di aver falsamente erogato progetti di ricerca e sviluppo a oltre 20 società, consentendo loro di sfruttare crediti d’imposta in modo illegale.
L’inchiesta coinvolge complessivamente 29 persone fisiche e più di 20 persone giuridiche e ha rivelato un intricato schema di frode. Nel cuore di questo sistema fraudolento emerge il ruolo centrale del professore coinvolto, che sembrerebbe aver venduto pacchetti di risparmio fiscale attraverso la creazione e l’emissione sistematica di fatture false utilizzate per ridurre i debiti erariali e ottenere crediti d’imposta non legittimi.
Ulteriori indagini rivelano che l’università e un consorzio con cui era affiliato avrebbero anch’essi utilizzato fatture per operazioni inesistenti allo stesso scopo di abbattere le imposte dovute. La rete di falsificazioni avrebbe ricevuto ulteriori facilitazioni grazie all’interposizione di società collegate al professore coinvolto.
È importante sottolineare che queste misure cautelari personali e reali sono state emesse durante la fase delle indagini preliminari.
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