Acea potrà presto avviare il potabilizzatore del Tevere, l’impianto industriale situato a Roma-nord, località-Grottarossa, a cui il Campidoglio (a trazione grillina) ha affidato il compito di succhiare 500 litri di acqua al secondo da uno dei fiumi più inquinati d’Italia per poi passarla attraverso l’impianto otabilizzatore edistribuirla nei rubinetti di Roma e provincia. Il tavolo istituzionale avviato a giugno 2020 dalla Regione Lazio – Direzione Risorse Idriche, guidata da Wanda D’Ercole – si è concluso il 22 aprile scorso ed ha espresso (un sofferto) parere positivo: l’Autorità di Bacino Tevere, il più importante Ente Pubblico che si occupa della gestione del corso d’Acqua, appena qualche mese fa si era infatti messo di traverso, bloccando l’iter burocratico. Ora ci ha evidentemente ripensato ed ha espresso “parere favorevole”. Sono numerosi gli Enti Pubblici che hanno preso parte al faccia a faccia (solo telematico causa-Covid) e concesso il loro assenso. Primo tra tutti, il comune di Roma, poi l’Arpa Lazio, l’Agenzia Regionale di Protezione Ambientale e la Asl Roma 2.
SÌ ALL’ACQUA DEL TEVERE, MA CON IL LIMITE DEL 25%
Proprio la Asl-Roma 2, pur avendo espresso parere favorevole, ha imposto che l’acqua del Tevere venga miscelata con almeno il 75% di acqua buona proveniente dalla sorgente del Peschiera (provincia di Rieti), che rifornisce Roma di circa l’80% dell’acqua che utilizza quotidianamente. In sostanza, la percentuale di acqua prelevata dal Tevere, poi potabilizzata, infine inviata nei rubinetti della Città Metropolitana di Roma, non potrà superare – così hanno imposto i tecnici della Asl – il 25% di quella totale spedita nei rubinetti. Non è stato ancora spiegato però il sistema di questa miscelazione, tempi e modi, né se a controllare sarà la stessa Acea o un altro ente terzo.
MANCA SOLO IL “SÌ” DI ZINGARETTI
In ogni caso, tale impianto industriale non potrà essere avviato, almeno per il momento. Giova forse ricordare difatti che il Piano di Tutela delle Acque del Lazio – la legge che disciplina l’intero settore idrico regionale – vieta di utilizzare a fini potabili le acque dei fiumi in cui vengono scaricati reflui industriali, come quelle del Tevere. Per il potabilizzatore Acea si potrà però fare una eccezione, visto che l’articolo 12 del Piano è stato modificato con un apposito comma a fine novembre 2018. Comma che ha introdotto le “aree di influenza”, ossia luoghi in cui tale divieto di legge non verrà applicato. Contro tale modifica, tra l’altro, pende ancora un ricorso al Tar del Lazio presentato dalla Città Metropolitana di Roma. “L’istruttoria per l’individuazione della zona di influenza (in località Grottarossa, ndr) – scrive difatti la Regione tra le carte che il nostro giornale ha potuto consultare – è in corso di completamento: l’individuazione di tali aree avrà luogo con deliberazione di Giunta regionale”. In sostanza, prima che il potabilizzatore del Tevere di Acea venga avviato è necessario l’ultimo e decisivo “sì” della Giunta Zingaretti.
PRESTO UN SECONDO ‘POTABILIZZATORE’ DA 3MILA LITRI AL SECONDO
Tra l’altro, il ‘potabilizzatore’ Acea di Grottarossa sarà solo il primo al servizio di Roma e provincia. Lo scorso 27 novembre la Conferenza dei sindaci di Roma e provincia – guidata dal Campidoglio – ha approvato all’unanimità anche un secondo ‘potabilizzatore’ Acea, che sorgerà in località Saxa Rubra – nei pressi degli studi Rai – che tratterà ben 3mila litri di acqua al secondo, sarà quindi 6 volte più grande del primo, e costerà 70 milioni di euro.
A ROMA E PROVINCIA PERDITE IDRICHE AL 45%
È utile certamente ricordare che le perdite idriche degli acquedotti nell’area della Città metropolitana di Roma continuano ad attestarsi attorno alla cifra record del 45%, secondo quanto ha certificato l’Istat a marzo scorso. Una percentuale da terzo mondo. Non ci è chiaro perché i sindaci di Roma e provincia e la municipalizzata dell’acqua di Roma puntino su acqua prelevata da un fiume inquinato e passata attraverso il potabilizzatore a carboni attivi, piuttosto che su acqua freschissima proveniente dalle sorgenti del reatino, che potrebbe essere recuperata eliminando le perdite.
Breve cronistoria del potabilizzatore
Il potabilizzatore del Tevere è stato richiesto da Acea ed approvato col “sì” del Campidoglio il 20 dicembre 2017. Poi passato per il via libera della Conferenza dei Servizi della Regione Lazio il 13 aprile 2018. L’impianto industriale è stato costruito tra giugno e novembre 2018 e inaugurato dalla sindaca Raggi e dai vertici Acea, ma a porte chiuse, senza la presenza dei cittadini e della stampa, il 12 dicembre 2018. L’impianto, finito e ultimato da quasi due anni e mezzo, non è ancora mai stato avviato. Manca solo l’ultimo via libera della Giunta Zingaretti.