LA ‘GRANDE ROMA’ IN COSTITUZIONE
Il passaggio in Commissione arriva dopo due anni dall’istituzione dell’Osservatorio parlamentare per Roma, tavolo composto da deputati e senatori di ogni estrazione politica che ha fatto da collante tra parlamento e Campidoglio. Con la sindaca Raggi e il movimento 5stelle romano che, sull’altro fronte, hanno alzato l’asticella del pressing sui propri rappresentanti a Montecitorio e a Palazzo Madama. Del resto, era stato proprio l’ex premier Conte, già a settembre 2018, a confermare l’impegno del governo a rispolverare il piano di riforme per Roma. E con l’esecutivo di larghe intese guidato da Mario Draghi, la marcia della proposta, grazie alla spinta dettata dal favore di tutti i partiti, pare procedere senza troppi ostacoli. Ecco che così è partita la discussione nella commissione presieduta dal grillino Giuseppe Brescia. Tra i quattro protocollati, il testo che mira a inserire i poteri speciali romani in Costituzione è quello avanzato da Paolo Barelli (FI). A cui è stato allegato il progetto di legge presentato da Roberto Morassut (Pd) sulla riduzione del numero delle regioni (da 20 a 13) e sulla riforma delle città metropolitane di Roma, Milano e Napoli. Un combinato disposto, quello tra le due bozze, che ridisegnerebbe in confini geografici della capitale: Roma – o meglio, la Città Metropolitane di Roma – come una mini-Regione. Una ‘Grande Roma’ che avrebbe, proprio come gli enti regionali, il potere di legiferare, o quantomeno di emanare atti in deroga alla normativa nazionale, su determinati temi di competenza territoriale.
L’ALTRA PISTA
Sul tavolo ci sono poi le due leggi ordinarie. Il ddl depositato da Francesco Silvestri (m5s) e la proposta a doppia firma di Stefano Fassina (Leu) e Riccardo Magi (Radicali). Il testo presentato dal deputato pentastellato prevede un accesso semplificato, senza quindi l’intermediazione della Regione, a fondi nazionali ed europei riguardanti trasporto pubblico locale, rigenerazione urbana, opere strategiche e rifiuti. Un aspetto che potrebbe risultare decisivo nella partita su Recovery plan e fondi europei. Soprattutto in relazione alle scadenze fissate dal programma europeo: impegnare il 70% delle risorse entro il 2022 e concludere le opere nel 2026. La proposta targata Fassina-Magi va invece a riperimetrare i confini amministrativi di Roma, facendoli coincidere con la Città metropolitana. Da un lato il sindaco metropolitano, poltrona che oggi spetta di diritto al sindaco di Roma, verrebbe eletto in forma diretta dai cittadini. E dall’altro, con un’operazione di ‘decentramento amministrativo’, i municipi capitolini si trasformerebbero in veri e propri comuni. I super poteri per la capitale d’Italia corrono dunque lungo due strade. Percorso costituzionale oppure quello ordinario: quale prevarrà? Anche se probabilmente la domanda che rimbalza nella testa di molti romani è in realtà: sarà finalmente la volta buona?