Michelangelo Melchionno, Presidente di CNA Roma e Lazio, lo scorso settembre, la CNA fotografava una situazione complessa delle piccole e medie imprese della regione. L’80% sosteneva una riduzione di produzione e fatturato rispetto al 2019. Siamo tornati ad ascoltarlo, per capire come procede la situazione.
Quali sono i settori che stanno vivendo il momento più critico?
“Ci sono settori economici non in grave crisi, ma in completa crisi e sono quelli legati al commercio, alla ristorazione, al turismo e faccio riferimento alla filiera lunga, che comprende tutti quei servizi legati a questo mondo, come la lavanderia industriale, l’artigianato, la maison di moda. Questo settore è stremato”.
Per altri settori va meglio?
“È una situazione frastagliata. Nei settori della produzione e dei servizi, non solo a Roma, ma anche nell’hinterland romano ed in altre città della regione Lazio, si registra un calo di fatturato mediamente del 30% rispetto all’anno precedente. Invece va molto bene il settore delle costruzioni e dell’impiantistica grazie al Superbonus del 110%”.
Fuori dalla capitale come va?
“Nell’ambito della manifattura ci sono delle riduzioni di fatturato anche a causa della riduzione delle ore lavorate e di difficoltà di lavoro per rispettare le norme anti-Covid, ma la situazione non è così tragica come per turismo e commercio”.
Quante aziende hanno chiuso?
“Circa 15 mila aziende nell’area metropolitana romana ed altrettanti addetti nel mondo di turismo, commercio e ristorazione, che non sono stati licenziati per via del blocco, ma non avendo contratti blindati, mi riferisco a quelli a termine o a progetto, hanno perso l’impiego. Per non parlare del lavoro non registrato, di cui però non abbiamo dati”.
Quando cesserà lo stop ai licenziamenti, cosa accadrà?
“Ci aspettiamo delle misure di accompagnamento che possano essere incentivi alle aziende per le riaperture e che non si verifichino licenziamenti immediati. Ma se nel turismo, quando ripartirà, ci aspettiamo una ripresa rapida per alberghi e ristoranti di Roma e Lazio, un problema importante è quello del commercio di vicinato, dove ci sono chiusure e riduzione di negozi, per cui si devono trovare soluzioni”.
Che tipo di aiuti economici concreti hanno sostenuto queste aziende?
“Abbiamo analizzato le aziende con un mancato fatturato intorno ai 200 mila euro, che hanno ricevuto un contributo, con lo scorso decreto, di appena 5 mila euro. Con i prossimi ristori, ci aspettiamo aiuti diversi, soldi per pagare affitti ed utenze energetiche. Inoltre ci aspettiamo anche la proroga degli ammortamenti dei mutui, visto che molte aziende hanno superato anche l’anno di chiusura per cui si era chiesto l’ammortamento”.
Con il Comune di Roma e con la Regione Lazio c’è stato dialogo in materia di aiuti alle aziende?
“La scorsa settimana abbiamo chiesto un incontro urgente alle amministrazioni. Dalla Camera di Commercio, di cui facciamo parte, abbiamo avuto un riscontro oggettivo e con Zingaretti abbiamo discusso di linee strategiche di aiuti nell’accesso al credito ed alla proroga dei mutui, mentre siamo in attesa della risposta della sindaca Raggi”.
Con il Campidoglio in questi mesi non ci sono stati contatti?
“Pochissimi colloqui, c’è stato un cambiamento nell’assessorato allo sviluppo economico, abbiamo incontrato solo per un saluto il nuovo assessore Andrea Coia, ma l’interlocuzione con il Comune di Roma è veramente molto bassa”.
Con le tante difficoltà per le imprese di accesso al credito bancario, immagino che l’ombra del mondo criminale, e mi riferisco all’usura, si stia allungando.
“Ha centrato il problema. Su richiesta della CNA di Roma, la Camera di Commercio ha istituito un osservatorio sull’usura, perché i dati Cerved ci dicono che nell’area metropolitana romana duemila imprese di commercio e ristorazione hanno cambiato intestazione sociale, e questo è un segnale che ci sono inserimenti di imprenditori che prima non facevano parte di questo mondo. Questo fenomeno va attentamente analizzato, si ha la percezione della presenza della malavita, serve la facilitazione dell’accesso al credito”.
Le imprese legate al turismo sono allo stremo, ma visto che molte aziende hanno già chiuso, teme che la pandemia abbia dato un colpo così grave, al punto che in molti non ripartiranno?
“Molti hotel sono chiusi temporaneamente con personale in cassa integrazione e credo ripartiranno non appena il turismo riprenderà, certo alcuni non potranno riaprire. Bisogna aiutare questi imprenditori per rispondere alla domanda turistica che tornerà”.
Ci sono aree della capitale, specialmente quelle più legate al turismo, che si stanno desertificando, penso a via Nazionale, ma anche al centro storico. In quel caso non si tratterà di aiutare, ma di invogliare di nuovo gli imprenditori ad investire senza la paura di nuovi stop e possibili fallimenti.
Cosa fare?
“Serve una strategia nazionale, perché gli imprenditori se sentono una sensazione di futuro non arretrano, ma serve che chi ha in mano questi negozi abbassi le pretese economiche, divenute insopportabili. Poi è necessario promuovere la città, le aziende artigianali che portano avanti il Made in Italy, serve un’adeguata promozione turistica”.
Con le parziali riaperture del 26 aprile, il governo ha ascoltato la disperazione dei ristoratori?
“Anzitutto voglio sottolineare che a scendere in piazza sono state alcune sigle che non hanno la qualità della rappresentanza e non fanno parte di Camera di Commercio, Confcommercio, Confesercenti e CNA e che hanno manifestato in modo scomposto ed aggredito le forze dell’ordine. Però le richieste sono state oggettive, cioè di aprire il prima possibile, rispettando regole e protocolli”.