I fatti risalgono a due anni fa, ma i carabinieri di Roma della Direzione Distrettuale Antimafia hanno intercettato delle chiamate sospette ed hanno approfondito la situazione.
La dottoressa, grazie all’aiuto ricevuto, avrebbe ottenuto una mansione più prestigiosa e un guadagno economico maggiore. Inoltre, avrebbe persino potuto scegliere in quale ospedale lavorare, e, quindi, farsi assumere al Forlanini.
La dottoressa avrebbe poi condiviso le informazioni con una sua amica.
Ora la dottoressa dovrà rispondere in tribunale per difendersi dalle accuse e rischia di dover risarcire le vittime individuate dalla Procura: il ministero della Salute e l’ospedale San Carlo Forlanini di Roma.