Marcello De Vito lascia il Movimento 5 Stelle. Il presidente dell’Assemblea capitolina annuncia via social il proprio addio al partito, motivando la scelta con le «capriole ideologiche» di cui il M5S si sarebbe reso protagonista negli ultimi due anni. «Il motivo è che non avverto più alcun senso di appartenenza – scrive De Vito – Non riesco più a dire alle persone “Noi del Movimento 5 Stelle…”. E questo per me è difficile da superare, impossibile direi”.
Negli ultimi mesi De Vito si è mostrato più volte in disaccordo con la linea della giunta Raggi al governo di Roma. Ad aprile scorso ha minacciato di presentare una mozione di sfiducia contro il vicesindaco Pietro Calabrese, se non fosse stato prorogato lo stop alla Ztl in centro. Ulteriore terreno di scontro con la sindaca di Roma è stata la questione ambulanti.
MARCELLO DE VITO: LASCIO IL M5S VOLONTARIAMENTE, NON DA ESPULSO
Oggi Marcello De Vito lascia il Movimento 5 Stelle, «volontariamente e non da espulso», e annuncia la fuoriuscita dal gruppo consiliare romano. Non si dimette, tuttavia, dal Consiglio comunale: «Ringrazio le quasi 7000 persone che hanno scritto il mio nome sulla scheda il 4 giugno 2016, conferendomi quel mandato che onorerò sino alla fine come ritengo di aver svolto sino ad oggi, con conoscenza della macchina amministrativa, del territorio, della sua politica».
«A tutto c’è un limite», scrive. «Ho preso il mio tempo e riflettuto. È una somma di cose che concorrono l’una sull’altra a far sì che per me sia davvero abbastanza. Come ho detto, non avverto più senso di appartenenza. Sono contento per tutti gli amici attivisti che ancora riescono ad avvertirlo».
DE VITO: “LE CAPRIOLE IDEOLOGICHE DEL M5S”
Le «capriole ideologiche» di cui De Vito accusa il Movimento 5 Stelle partono da lontano. Dal «‘mai col PD’ di fine luglio 2019, poi smentito nel mese successivo con la nascita del governo giallorosso; alla mancata sostituzione del capo politico dimessosi a gennaio 2019 nel termine previsto di 30 giorni; al “reggente aeterno” Vito Crimi che non ha voluto capire che il suo doveva essere un ruolo con una funzione limitata nel tempo (Demurtas docet); mi riferisco agli stati generali rinviati all’infinito con la motivazione del Covid; allo smantellamento di due totem, come il divieto di alleanze ed il vincolo dei due mandati, in 24 ore con una votazione agostana senza alcun vero dibattito».
E ancora, continua l’atto di accusa di Marcello De Vito nei confronti del M5S con il riferimento «agli stati generali poi fatti ad autunno scorso (quando il Covid era riesploso) con infinite e defaticanti riunioni, prima regionali poi nazionali, per poi arrivare a questo fatidico parto del topolino fatto di modifiche statutarie, poi approvate niente meno che a febbraio scorso da ben un decimo degli iscritti e che prevedevano la nomina di un comitato direttivo a 5, poi rimaste inattuate come se nulla fosse dal momento che il comitato direttivo stabilito dagli iscritti non veniva votato, probabilmente perché si intende sostituirlo con una figura più popolare, più social e con più “like”, che consenta “più voti”; mi riferisco alle “interpretazioni autentiche” e di alto valore giuridico/interpretativo da parte del Garante, in base alle quali Crimi continuava a rimanere legale rappresentante, interpretazioni che tuttavia non hanno convinto molto il Tribunale di Cagliari che, in un giudizio proposto da una consigliera regionale espulsa, nominava legale rappresentante per quell’affare tal avv. Demurtas, poi sostituito dall’avv. Perra»
DE VITO: “BUON CAMPO PROGRESSISTA A TUTTI VOI”
«Mi riferisco alla battaglia tra Conte e Casaleggio/Rousseau per “il possesso” dei dati degli iscritti, trattati come oggetti, come il vero oro, il “mio tesssoro” come diveva Gollum nel noto film; mi riferisco al fatto che ormai quello che era il movimento della partecipazione dal basso appare uno strumento in mano a pochi, più sensibili ai sondaggi ed ai loro destini personali che all’attuazione dei principi statutari. Mi riferisco a quel… “ormai siamo nel campo progressista” cui io rispondo: “buon campo progressista a tutti voi”. Mi riferisco – conclude De Vito – al ben noto video di questo sedicente “Elevato”».