Il fu biondo Tevere appare da decenni color marrone-scuro. Dalle sue acque affiora di tutto: pesci morti, sacchi di spazzatura, carcasse di macchine e barche, monopattini e bici elettrici. Al suo interno l’Arpa Lazio (Agenzia Regionale di Protezione Ambientale) ha rinvenuto di tutto: insetticidi, pesticidi, idrocarburi e metalli pesanti, etc. Eppure sarebbe “il fiume più pulito del mondo” almeno stando alle parole di Erasmo D’Angelis, segretario generale dell’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino centrale, pronunciate – tra lo stupore dei romani presenti – in un recente convegno che si è svolto in Campidoglio alla presenza del sindaco Roberto Gualtieri. Anche se, a dire il vero, D’Angelis si riferiva al tratto di 56 chilometri di Tevere che vanno da Castel Giubileo alle foci, quella naturale di Ostia e quella artificiale di Fiumicino.
IL POTABILIZZATORE ACEA
Tali (poco credibili) parole lasciano interdetti tutti, specie il nostro giornale che a luglio 2018 ha reso noto (per primo) il progetto del potabilizzatore dell’acqua del Tevere di Acea. Parliamo di impianto industriale situato a Roma-nord, località Grottarossa, in grado di succhiare, poi provare a depurare 500 litri al secondo di acqua da immettere nella rete idrica che rifornisce Roma e provincia e finire nei rubinetti dei romani. Tale impianto industriale fu voluto dall’Acea grillina e, in particolare, da Luca Lanzalone (il manager inserito dai vertici del 5Stelle nazionale nel Consiglio di Amministrazione di Acea, in carica da aprile 2017 a marzo 2019, poi travolto dall’affaire stadio), da Stefano Donnarumma (Amministratore Delegato da maggio 2017 a maggio 2020, di recente promosso ad altro incarico), ma, prima di tutti, dalla stessa ex sindaca Virginia Raggi, dal momento che il Comune di Roma ha detto “sì” a questo impianto nella Conferenza dei Sindaci Ato 2 a dicembre 2017. Un “sì” ribadito dal Campidoglio negli Uffici regionali tra marzo e aprile 2018. L’impianto è stato ultimato da tempo, ma ancora mai avviato. Inaugurato a porte chiuse il 12 dicembre 2018, alla presenza solo di politici – tra cui la sindaca e dirigenti Acea – ma non della stampa e dei cittadini. Al primo potabilizzatore da 500 litri al secondo, inoltre, se ne potrebbe aggiungere presto un secondo da 2500 litri al secondo: i tecnici di Acea Elabori, l’area tecnica di Acea, sono al lavoro per completare il progetto.
PERDITE AL 40%
I problemi del ‘sistema’ acqua di Roma e provincia, certo, sono anche altri, primo tra tutti la rete idrica colabrodo che disperde per strada oltre il 40% dell’acqua immessa in conduttura, una percentuale da terzo mondo. Percentuale che non è diminuita nel corso del mandato della Giunta Raggi. A tale problem a speriamo metta mano ora il sindaco Gualtieri. A tutto ciò si aggiunge poi il problema della scarsità dell’acqua potabile, specie in tempi di cambiamenti climatici: del resto piove e nevica sempre di meno. A inizio 2020, l’ex Amministratore delegato Stefano Donnarumma ha messo mano al portafogli e investito 900mila euro per la risistemazione dell’acquedotto del bacino Ato 2 lungo 10mila km. La cifra stanziata è quindi pari a 90 euro al km, sicuramente non sufficiente a risistemare per davvero l’acquedotto-groviera della Città Metropolitana di Roma. Intanto, a fine maggio, Acea ha assegnato proprio all’ex Ad Donnarumma una buonuscita da 960mila € e ai propri azionisti un dividendo da 167 milioni di euro per l’esercizio 2019.