Non c’è stato neanche il tempo di chiudere la partita del Campidoglio che già ne è iniziata un’altra, altrettanto importante: quella per la conquista della Regione Lazio. C’è poco più di un anno di tempo, pochissimo in termini politici, per scegliere nomi, coalizioni e programmi. Le amministrative regionali si svolgeranno nella primavera del 2023 e incoroneranno il successore di Nicola Zingaretti, ormai al tramonto del secondo mandato amministrativo. Ammesso e non concesso che da qui al 2023 il governo regionale non possa cadere o chiudersi anticipatamente.
E già ci sono rumors, previsioni e discussioni sul prossimo presidente della Regione, nel centrodestra come nel centrosinistra. Di ufficiale nulla trapela, ma nelle stanze dei bottoni, di via della Pisana e via di Rosa Raimondi Garibaldi, si parla del voto, eccome se se ne parla. Da una parte, c’è il centrosinistra sulle ali dell’entusiasmo per le risultanze elettorali capitoline, dall’altra un centrodestra ferito, che si lecca le ferite, e che dovrà avviare una seria riflessione per comprendere gli errori commessi e proporre alla comunità una alternativa di governo più convincente di quella caldeggiata con Michetti. Poi c’è il 5Stelle, a fare da possibile ago della bilancia, ancora indeciso se restare in coalizione col Pd o sganciarsi in cerca di una sofferta autonomia.
NEL CENTROSINISTRA
Chi sarà il candidato presidente della giunta regionale per il centrosinistra? I nomi che circolano, alcuni già da tempo, altri più freschi, sono di peso. Molti punterebbero sull’attuale assessore alla Sanità, Alessio D’Amato: personaggio cresciuto di immagine, suo malgrado, anche a livello nazionale per l’arrivo dell’emergenza pandemica, sta gestendo con polso l’organizzazione delle attività a contrasto del virus. Si fa, poi, il nome di un altro pezzo da 90 della giunta Zingaretti: il vicepresidente della Regione Daniele Leodori, che sul proprio territorio di origine – la Provincia di Roma – si è sempre rivelato mister preferenze. In voga pure il nome del senatore e segretario del Pd del Lazio, Bruno Astorre, politico navigato e con molto consenso elettorale. Da non sottovalutare, inoltre, l’ipotesi Enrico Gasbarra, già presidente della Provincia di Roma, ex Deputato ed ex europarlamentare. In molti, poi, vedrebbero bene alla presidenza della Regione David Sassoli, attuale presidente del Parlamento Europeo. Un sogno realizzabile? Vedremo se usciranno altre papabili candidature da qui al 2023. Da valutare e non sottovalutare, infine,il peso che avrà la decisione del M5S, oggi in giunta e in maggioranza Zingaretti: confermerà l’alleanza?
NEL CENTRODESTRA
Anche il centrodestra si sta interrogando sul proprio futuro, mentre si lecca le ferite dopo la batosta in Campidoglio. Una volta confermata l’unità, il tema dominante sarà, innanzitutto, legato a chi spetterà proporre il candidato presidente della Regione: Lega o Fratelli d’Italia? Ricordiamo che a Roma, in occasione delle recenti elezioni, il nome di Michetti era stato fatto dal partito della Meloni e poi accettato dagli alleati leghisti e forzisti. Nel caso della Regione, come andranno le cose? Nel frattempo, i rumors non mancano e sono tanti i nomi in ballo: da tempo gira quello del leghista Claudio Durigon, del deputato e fratello d’Italia, Francesco Lollobrigida, e del collega di partito e vicepresidente della camera dei Deputati, Fabio Rampelli. Circola pure il nome di Chiara Colosimo, giovane consigliere regionale in quota FdI e attuale presidente della commissione Trasparenza. Per quanto riguarda Forza Italia, invece, il nome che non tramonta mai è quello di Maurizio Gasparri, politico di lunga data, berlusconiano ed ex esponente di An.
Insomma, la scadenza regionale si avvicina, la riflessione politica è partita e, dopo il voto per eleggere il nuovo presidente della Repubblica nel 2022, le cose si delineeranno con maggior chiarezza e ci sarà tutto il tempo per scegliere. Sempre che qualcuno, a livello nazionale, non si ponga la questione delle elezioni politiche anticipate: alle urne già l’anno prossimo o raggiungimento della scadenza naturale nel 2023 della legislatura nazionale? Nel primo caso, potrebbero esserci riflessi politici imprevedibili anche per la Regione Lazio.