Stop immediato al progetto del nuovo stadio della Roma a Tor di Valle. È la richiesta contenuta in una mozione urgente sottoscritta dai tre consiglieri capitolini Simona Ficcardi, Stefano Fassina e Agnese Catini che presto verrà votata dall’aula Giulio Cesare. Mozione che impegna la Giunta e la sindaca Raggi a non procedere ulteriormente con il progetto della nuova arena calcistica, il cui iter è fermo e impantanato da anni nelle maglie burocratico-amministrative della città eterna. Prima di tutto poiché su Tor di Valle incombono pesanti vincoli idrogeologici che rendono l’area non edificabile. Basti pensare, a proposito di pantani burocratico-amministrativi, che il rinnovo della pubblica utilità concesso dal consiglio comunale di Roma su proposta della Giunta Raggi, nonché la famosa riduzione volumetrica delle tre torri connesse allo stadio, ha avuto luogo a inizio 2017, quindi tre anni e mezzo fa, eppure da allora non si è arrivati ancora alla definizione ultima del progetto. “Molti – scrive la consigliera Ficcardi in una nota pubblicata sui social – sono stati i pareri e le segnalazioni, anche dall’interno del MoVimento, che considerano insostenibile ad ogni livello l’insediamento e che sottolineano come i risarcimenti, per un progetto che non ha mai visto approvazione di variante in assemblea Capitolina, non sarebbero dovuti , al contrario di come per anni si è temuto in Maggioranza. Dalle semplificazioni, alla questione viabilità che non è mai stata risolta (il parere del Politecnico di Torino si supererebbe solo dopo la realizzazione del Piano Urbano Mobilità Sostenibile, che tuttavia si concentra prioritariamente sulle zone destinate al progetto stadio, mentre sono molti i quartieri di periferia che necessitano interventi importanti sulla mobilità), fino alle ultime questioni venute fuori sul pignoramento dei terreni, o sulla probabile impossibilità dei proponenti di mettere in atto le prescrizioni della conferenza dei servizi, per concludere con la poca appetibilità sul mercato di uffici, in epoca smart working. Da ultimo, ma non in ordine di importanza, ritengo necessario un atto chiaro per scansare ogni equivoco, anche in vista delle sentenze giudiziarie che riguardano l’opera. Sarebbe opportuno che quantomeno si rinviasse il dibattito, ferme le proposte alternative di cui si apprende dalla stampa e che potrebbero arrivare dalla stessa società proponente”.
22/12/2020