Nei giorni in cui l’Italia vive la sua crisi più dura dal dopoguerra, l’emergenza per il diffondersi del Covid-19 costringe tutte le grandi città a fare i conti con la situazione critica dei senza fissa dimora. Secondo i dati Istat i senzatetto in Italia sono circa 51.000, e Roma è la città che ne ospita di più dopo Milano. Sono circa 10.000 i senza fissa dimora nella Capitale, ma il conto sale fino a 15.000 se si contano tutte quelle persone che vivono in contesti abitativi precari. Sono le frange più fragili del tessuto sociale urbano, spesso anziani, che talvolta presentano condizioni di salute compromesse. Si tratta di persone che non hanno un regolare accesso ai servizi igienici basilari, spesso non hanno la possibilità di nutrirsi regolarmente, e, cosa ancora più grave di questi tempi, non ricevono cure mediche adeguate. Occuparsi di queste persone nell’ambito del contenimento della diffusione del Covid-19 diventa non solo un dovere morale, ma una necessità. Per questo la settimana scorsa l’Assemblea Capitolina ha approvato due ordini del giorno per chiedere alla sindaca Virginia Raggi e alla sua giunta interventi per occuparsi della salute dei senza fissa dimora e dei volontari che se ne prendono cura. Alla sindaca è stato richiesto di ampliare la capacità di accoglienza delle strutture già operative, di trovarne di nuove, e di individuare luoghi adatti ad ospitare chi presentasse i sintomi del virus o dovesse restare in quarantena perché risultato positivo. L’amministrazione ha attuato le prime mosse per rispondere a questa emergenza nell’emergenza: il Campidoglio ha fatto sapere in una nota che tutte le strutture del Piano Freddo sono state portate da un regime di apertura di 15 ore giornaliere al regime completo h24, per consentire alle persone di restare al chiuso per l’intera giornata. L’assessora alla Persona, Scuola e Comunità Solidale Veronica Mammì ha spiegato: «Stiamo vagliando con gli uffici ogni possibile soluzione per sostenere con ancora maggiore forza le persone più fragili sul nostro territorio, aumentando i posti dell’accoglienza e contenendo il più possibile gli spostamenti». Il Campidoglio ha specificato che all’interno delle strutture verranno seguiti i protocolli di sicurezza per evitare il contagio, ed ogni nuovo inserimento sarà preceduto da uno screening specifico che verificherà lo stato di salute delle singole persone accolte. Inoltre l’amministrazione capitolina ha fatto sapere di aver ampliato il servizio di distribuzione dei pasti a domicilio, facendoli passare da 600 a 800 al giorno. Al contempo tutte le varie mense sociali che sul territorio romano distribuiscono ogni mese circa 40.000 pasti, si sono attrezzate per continuare il loro servizio in ottemperanza alle norme di contenimento del contagio, facendo rispettare la distanza minima di sicurezza e trasformando molti dei pasti in pranzi e cene al sacco. Nonostante queste misure di contenimento la situazione resta purtroppo critica. I circa 450 posti attualmente messi a disposizione per l’accoglienza dei senza fissa dimora non bastano a fronteggiare l’emergenza, e spesso le circostanze rendono impossibile seguire i protocolli sanitari di sicurezza. Don Benoni Ambarus, direttore della Caritas di Roma, ha spiegato: «Le problematiche divengono di giorno in giorno sempre più complesse. Le persone arrivano in strutture non idonee a garantire le distanze di sicurezza, e non predisposte per ospitare h24 la gente. Allora escono in strada, ma vengono puntualmente fermati dalle forze dell’ordine». Gli appelli affinché l’amministrazione trovi soluzioni più efficaci sono arrivati da più parti. La Cgil di Roma e Lazio, la Cisl di Roma Capitale e Rieti e la Uil del Lazio hanno indirizzato una lettera alla sindaca in cui scrivono: «Riteniamo sia urgente la costituzione di una cabina di regia insieme ai sindacati e alla rete del volontariato e associazioni, dedicata alla gestione dell’emergenza coronavirus per i senza fissa dimora, per il loro bene e quello di tutta la comunità». In una situazione così tragica, Roma mostra tutti i suoi grandi limiti, ma anche il suo volto più luminoso. È impressionante lo sforzo che stanno producendo in questi giorni associazioni come Sant’Egidio, Caritas, Centro Astalli e molte altre, per attuare un servizio quanto più efficace possibile per i senza fissa dimora. «Le persone in questo periodo di emergenza hanno continuato ad esistere» hanno scritto sulla loro pagina Facebook i volontari di Baobab Experience, in un post dove raccontano di aver trovato in un piccolo b&b una sistemazione di fortuna per una famiglia ghanese/nigeriana composta da un uomo, una donna e tre bambini di 8, 5 e 3 anni, costretti a passare tre giorni e tre notti da incubo in strada. «E questa – scrivono i volontari – è solo una tra le infinite storie che intrecciano in questi giorni il loro percorso con Baobab Experience».
30/03/2020