Si profila un tris di donne, Raggi (5S), Madia (centro-sinistra) e Colosimo (centro-destra), a contendersi la poltrona più importante di Roma, quella da sindaca, ma si tratta ancora solo di rumors, niente di più. A centocinquanta giorni dalle elezioni comunali – si dovrebbe votare tra il 15 settembre e il 15 ottobre – l’unica cosa certa è che destra e sinistra restano ancora senza canditati ufficiali. Nessun volontario per il Campidoglio. Nicola Zingaretti continua a sfuggire al pressing della base del Pd e Guido Bertolaso, papabile per il centrodestra, ha mandato a dire senza mezzi termini ”si cercassero qualcun altro”. Ai nastri di partenza, così per ora restano Virginia Raggi, sindaca uscente, e Carlo Calenda, leader di Azione. Massimo Gasparri, commissario cittadino di Forza Italia, però, ostenta sicurezza: “Il ballottaggio sarà tra noi e la sinistra, lo sanno tutti. Calenda? È panna montata”, ha dichiarato ad Affari Italiani. Per Gasparri poi c’è ancora tempo per il voto ”l’importante è non dividersi e trovare una soluzione di serie A, politica o civica”.
BERTOLASO: PER ROMA UN INCENERITORE E GANASCE PER LE DOPPIE FILE
A destra, in tanti si dispiacciono per il “no” di Bertolaso. Prima di declinare il rifiuto tombale (”Ho ringraziato chi mi voleva sindaco della capitale, ma non ho cambiato idea. Sono sicuro, gli ho detto di cercarsi qualcun altro”) ha respinto l’invito in una maniera quasi allettante: ”A Roma farei una rivoluzione – ha dichiarato – centro storico chiuso alle auto normali e alle auto blu, termovalorizzatore per bruciare i rifiuti, idrogeno verde per far circolare mezzi pubblici, autovelox lungo l’Olimpica, la Colombo, l’Ostiense… un delirio di interventi, ganasce per chi parcheggia in seconda fila… Ci sarebbe tolleranza zero, un programma irrealizzabile, che mi metterebbe contro tutto e tutti”. ”Fare il sindaco di Roma significherebbe giocare ogni giorno una finale di Champions”, aveva detto Bertolaso. ”Per i romani sarei un incubo. Non sono una persona facile, non sono propenso alla mediazione e al compromesso”.
Conclusione: alla fine nel centrodestra si vorrebbe optare per una ipotesi B, anche se assai meno convincente. Potrebbe essere, infatti, Emilio Carelli, deputato eletto con il Movimento 5 Stelle nel 2018 ma uscito dal Movimento, la grande sorpresa del centrodestra per la corsa alla poltrona di sindaco di Roma. Secondo l’agenzia Agi, che cita “fonti qualificate” tra i palazzi della politica della Capitale, il giornalista ex direttore di Sky e volto famoso del Tg5 sarebbe in corsa per il Campidoglio.
CALENDA E GASPARRI, BOTTA E RISPOSTA
Bene per Calenda il passo indietro di Bertolaso, ”farebbe la fine di Marino”, è sbottato accendendo la stizza di Gasparri che ha risposto per le rime: ”Calenda cerca pubblicità, sapendo che non farà mai il sindaco di Roma, quindi… Non intendo fare pubblicità a Calenda attaccandolo o criticandolo. Ci sarà un ballottaggio tra il candidato della sinistra e il candidato del centrodestra, questo lo sanno tutti… Calenda cerchi pure la sua visibilità, tanto il ballottaggio non lo riguarda. E anche la Raggi non andrà da nessuna parte. Questo è lo scenario. Il resto è poesia, panna montata, quello, quell’altro, autocandidature… fesserie”.
E SE FOSSERO TRE DONNE?
A sinistra, se possibile la situazione è ancora più imbarazzante. C’è ancora chi spera che qualcuno riesca a convincere la Raggi a farsi da parte per agevolare la discesa in campo di Zingaretti, mentre l’ex ministro Roberto Gualtieri viene tenuto in stallo. Calenda, giustamente, prova a sguazzarci: “Le primarie non si sa nemmeno se ci saranno. Continuano a parlare di far ritirare la Raggi, mettere Zingaretti… Sono sei mesi che vanno avanti così. Io sto girando Roma da sei mesi, la politica è questo, e non ho intenzione di passarne altri tre a parlare di quanto è cattivo uno e quanto è buono l’altro”. Intanto, avanza l’ipotesi di un trittico rosa per le comunali con tre candidate di punta. Con Chiara Colosimo, consigliere regionale di Fratelli d’Italia – la più determinata ad attaccare Zingaretti, l’ufficio di presidenza e tutta la maggioranza nella vicenda che riguarda il concorso di Allumiere -, Raggi per i cinquestelle e Marianna Madia, ex ministro senza portafoglio per la semplificazione e la pubblica amministrazione nei governi Renzi e Gentiloni, per il centrosinistra.
LA MOSSA DELLA RAGGI: PRENDERE TEMPO
Virginia Raggi nello sconquasso approfitta per la rimonta in visibilità. I romani – visto il fuggi fuggi degli altri candidati in pectore – cominciano ad apprezzarne coraggio e testardaggine, rassegnandosi anche alla disinvoltura con la quale si prende tempo per risolvere problemi biblici. Vedi cimiteri, municipalizzate e rifiuti. Alla vigilia della scadenza dell’ordinanza della regione Lazio che prescriveva al Comune l’obbligo di rendersi autonomo nella chiusura del ciclo dei rifiuti, indicando un sito per la nuova discarica, la sindaca fa la sua mossa e decide di impugnare l’atto e di portarlo al Tar, restando convinta che chissà chi, fuori dal Raccordo, dovrebbe accollarsi l’immondizia di Roma. Il commissariamento, per ora, può attendere. Il Tar affronterà la questione il 25 maggio.