La richiesta di trasparenza arriva all’indomani del nuovo scandalo sul business delle mascherine, esploso con l’inchiesta della Procura di Roma sull’affidamento di 1,25 miliardi fatto dal commissario per l’emergenza Domenico Arcuri a ditte cinesi. Dopo mesi di silenzi e richieste disattese, 167 organizzazioni insieme a moltissimi cittadini chiedono al nuovo Governo un profondo cambio di atteggiamento e una vera trasparenza sull’emergenza sanitaria e sul piano vaccinale.
EMERGENZA TRASPARENZA
In fatto di salute e di epidemia, la questione trasparenza si era posta ben presto, all’inizio della quarantena nazionale scattata a marzo. Un nutrito e autorevole gruppo di scienziati (non quelli da salotto televisivo), ricercatori, esperti e osservatori aveva lanciato ad aprile un forte appello a tutti i presidenti di Regione. “È l’ora di una ‘Fase 2’ anche in termini di trasparenza”, dissero invocando dati completi, dettagliati e ben aggregati riguardo ai test sanitari, pur nel rispetto della privacy dei contagiati ma senza ambiguità.
Si segnala, inoltre, la persistente incompletezza se non addirittura scarsa trasparenza proprio su appalti e forniture di mascherine e altri beni acquistati in fretta e furia in nome dell’emergenza Covid19. Lo documenta la ricerca avviata l’anno scorso da Openpolis, associazione no profit che monitora le attività delle istituzioni italiane.
Anche loro hanno chiesto più volte formalmente alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e al Commissario per l’emergenza Domenico Arcuri di rispettare l’obbligo legale di pubblicare per bene e appieno le informazioni utili e necessarie ai cittadini per conoscere nomi, cognomi, importi, società e tutto quanto riguardi le spese di denaro pubblico. Ma niente, non li forniscono. Perché?
TRASPARENZA DIRITTO FONDAMENTALE
E ora l’appello alla trasparenza delle 167 organizzazioni che hanno promosso la campagna #datiBeneComune insieme alle oltre 46mila persone che hanno firmato un’apposita petizione (LEGGILA QUI). Da novembre, chiedono al Governo di rendere i dati pubblici, disaggregati, continuamente aggiornati, ben documentati e facilmente accessibili a ricercatori, decisori, media e cittadini.
«Qualche timida apertura alle richieste dei promotori c’è stata – fanno sapere da Transparency International, autorevole Ong da anni in prima linea per la lotta alla corruzione -: dal dialogo con alcuni esponenti parlamentari attivi sulla tematica alla convocazione presso la Commissione Affari Costituzionali del Senato per esprimere il nostro parere sulla piattaforma per la gestione del piano vaccinale».
Avverte poi la nota associazione internazionale contro la corruzione: «Deve essere però il Governo, con le sue scelte, a guadagnare la fiducia dei cittadini in questa difficile congiuntura. I dati stanno condizionando la vita quotidiana di ciascuno di noi, derivando dalla loro analisi la limitazione delle nostre libertà costituzionali. Poter accedere liberamente a tali dati deve essere dunque un diritto fondamentale per i cittadini e le cittadine, e la negazione di questo diritto rischia di minacciare l’autorevolezza e la comprensibilità delle scelte intraprese».
«AFFINCHÉ NON PREVALGANO INTERESSI PARTICOLARI»
La lettera a Draghi (LEGGILA QUI) sottolinea come “la trasparenza dei dati deve essere garantita ed essere riconosciuta come un principio cardine perché costituisce uno straordinario presidio a difesa dell’imparzialità delle scelte dei decisori pubblici, affinché non prevalga interessi particolari sull’interesse generale. In questo momento storico più che mai rivendichiamo il ruolo attivo della cittadinanza e il suo diritto ad avere accesso ai dati aperti relativi all’avanzamento di un piano strategico che si deve comporre di obiettivi e risultati attesi monitorabili attraverso indicatori specifici».
Commenta Elisa Visconti, Responsabile Programmi di ActionAid, che aderisce all’iniziativa: «Sapere e capire perché i propri territori sono sottoposti ad alcune restrizioni, conoscere il perché la propria attività deve chiudere, condividere i motivi secondo i quali i propri figli e figlie non possono andare a scuola, conoscere nel dettaglio la strategia d’intervento socio-sanitaria è fondamentale affinché le cittadine e i cittadini di questo paese possano essere consapevoli e proattivi nella gestione di una crisi che va necessariamente gestita in modo collettivo. I cittadini e le cittadine hanno infatti dato prova non solo di essere attori passivi in grado di obbedire agli ordini, ma di saper giocare un ruolo centrale nella risposta come nella fase di ricostruzione che ci aspetta. Per poterlo fare, devono sapere».
SCONGIURARE IL RISCHIO DI SOLITE CRICCHE
«La nostra amarezza più grande è non avere ricevuto una mano tesa», commenta Andrea Borruso, presidente di onData. «Questa era ed è una grande occasione per creare un rapporto sano e maturo tra governo e cittadinanza – sottolinea il leader dell’associazione che promuove l’apertura dei dati pubblici per renderli accessibili a tutti –. Potere accedere in modo adeguato ai dati e ai documenti sulla pandemia e sulla sua gestione, non è un fatto di trasparenza, ma appunto un segnale della maturità di un rapporto tra parti, l’opportunità per consentire a tutte e tutti di fare la propria parte, prendersi le proprie responsabilità e migliorare lo stato delle cose. Quella di #datiBeneComune è una richiesta importante e seria, non ci aspettiamo soltanto risposte affermative, ma almeno la possibilità di interloquire con il Governo».
«Con l’insediamento del Governo Draghi, ci aspettiamo delle risposte alla domanda di ‘trasparenza’ che Transparency International Italia e l’intera società civile sta avanzando da mesi sulla gestione dell’emergenza sanitaria – ha dichiarato Iole Anna Savini, Presidente di Transparency International Italia. La trasparenza è la chiave per conquistare la fiducia dei cittadini e per scongiurare il rischio che gli interessi privati prevalgano su quelli collettivi. La società civile non solo ha bisogno di conoscere le informazioni che condizionano le decisioni delle Istituzioni sulla gestione della crisi per poterle comprendere, ma anche, e prima, per poter contribuire, attraverso gli strumenti di partecipazione democratica, alla definizione delle scelte necessarie per il superamento della fase emergenziale».