Di fronte a un nuovo incremento dei contagi da Covid 19, i comitati dei pendolari chiedono “un ripensamento e un atteggiamento diverso, più prudente e lungimirante sulla tutela della salute pubblica a bordo dei trasporti regionali, soprattutto nell’affollatissima area metropolitana romana”.
RIDURRE LA CAPIENZA MASSIMA DEI TRASPORTI PUBBLICI: L’APPELLO DEI COMITATI DEL LAZIO
A firmare la lettera, indirizzata agli assessori della giunta regionale Zingaretti, sono cinque comitati laziali: Roma-Ostia, Roma Nord, Sferragliamenti dalla Casilina, FL8 Ottava Carrozza, Associazione pendolari Stazione Minturno Scauri. I comitati segnalano che “i dati del 23 luglio 2021 ci dicono che su circa 10mila tamponi e 20mila test antigenici, nel Lazio si registrano quasi 854 nuovi casi positivi (il doppio in una settimana e quasi tutti nell’area metropolitana romana), con un morto e oltre 200 ricoverati in sub intensiva e nelle terapie intensive”.
“In un treno tipo CAF300 da 1.200 posti – prosegue la lettera indirizzata ad Alessandri e D’Amato – o in un recente treno Vivalto da quasi 1.300 posti, caricati fino all’80% con 960-1.040 passeggeri, che s’alitano addosso a meno d’un metro indossando le mascherine male e senza controlli, possiamo statisticamente attenderci la presenza di oltre 80 positivi?”
GREEN PASS? «SORRIDIAMO ALL’IDEA CHE I CONTROLLORI VIGILINO SUL QR CODE»
Non convince neanche la possibile introduzione del green pass obbligatorio (ecco dove serve e a quanto ammontano le multe) anche per salire sui mezzi pubblici. “Chi ha un minimo d’esperienza e professionalità, come la hanno quasi solo i lavoratori e i pendolari dei trasporti, sorride all’idea che controllori delle aziende TPL o addetti alla sicurezza delle stazioni, “vigilino” e “controllino” che chi accede ad un treno abbia con sé il famoso “QR-Code-Libera tutti””.
“In questi mesi di pandemia – denunciano i comitati di pendolari del Lazio – abbiamo visto ben altro. Nei trasporti collettivi l’intervento dei gestori e delle autorità è stato talmente blando, che le Ordinanze regionali o le prescrizioni dei DPCM governativi a tutela di utenti e aziende di trasporto pubblico, che dovevano imporre comportamenti corretti per prevenire l’infezione, si sono rivelate mere “grida manzoniane”, lasciate al ricatto delle volontà aziendali e delle risorse disponibili, senza interventi sanzionatori significativi per le non conformità rispetto a quanto prescritto”.
“Siamo stati abbandonati al rispetto volontaristico delle regole da parte dei passeggeri – prosegue il comunicato stampa – senza quasi controlli da parte degli addetti verificatori/ispettori della Aziende che si sono ipocritamente nascoste dietro l’intervento delle forze di polizia, dopo una litigata o una rissa”.
LA CAPIENZA ALL’80% È TROPPO
A fronte di questo, e considerando i dati che testimoniano un aumento dei casi Covid nel Lazio, mantenere l’80% di capienza previsto sui trasporti pubblici sarebbe del tutto imprudente. “Mai la Regione ha avuto il coraggio di avviare una indagine epidemiologica su lavoratori e utenti del trasporto pubblico venuti in contatto col Covid-19”, affermano i pendolari.
“I Comitati Pendolari non staranno zitti per permettere, a chi non è in grado di gestire, d’azzardare il rischio, nuovamente e tranquillamente, sulla salute delle persone, soprattutto quella degli utenti delle ferrovie, che va tutelata come e di più degli aspiranti vacanzieri o dei partecipanti ai Giochi di Tokyo”.