di Stefano Carugno, direttore responsabile de Il Caffè di Roma
Caro amico ti scrivo,
ho letto della tua difficoltà ad accettare l’imposizione della vaccinazione verso cui stiamo andando e di quanto questa possa apparire in contrasto con la nostra cultura democratica, una vessazione più consona a una dittatura, hai tenuto a sottolineare.
E siccome ti conosco come persona coerente, capisco bene come questa avversione non arrivi certo da cattive influenze socialnetwork-terroristiche o dall’adesione a teorie complottistiche di chissà quale natura: il tema della libertà di scelta è effettivamente centrale, ma nel caos delle baruffe politiche e delle discussioni da bar purtroppo è passato in secondo piano. Ed effettivamente anch’io, già vaccinato, mi chiedo fin dove possiamo spingerci per imporre, più che consigliare, una così importante limitazione alla personale libertà di scelta, visto che di leggi che tolgono la libertà, emanate nel nostro passato, ancora proviamo vergogna. “Vietato l’ingresso a cani ed ebrei” scrivemmo allora, “Vietato l’ingresso senza green pass” scriveremo oggi: non si può certo dire che siano allo stesso livello, ma, mi chiedo, quanto sono distanti?
Il problema non è solo italiano, ma globale.
I miei dubbi, poi, sono alimentati anche da ragionamenti puramente scientifici. Quando infatti intervistammo il responsabile di una delle aziende che aveva iniziato la fase di sperimentazione di uno di quelli che oggi sono i vaccini che vengono inoculati, costui fu molto chiaro: per fare un vaccino “sicuro” ci voglio anche fino a 6 anni; un primo vaccino ora è già pronto (eravamo allora a marzo del 2020), somministrarlo è sempre una questione di rapporto tra rischi e benefici, la valutazione oltre che medico-scientifica diventa quindi anche economica, sociale, politica, pertanto i tempi saranno accorciati in proporzione a quanto saremo disperati.
E quanto siamo disperati oggi?
Eccolo il nodo centrale: che poi è lo stesso per cui una nazione manda a morire i propri giovani in guerra. Dov’è quella linea oltre la quale è giusto limitare la libertà personale o chiedere addirittura di rischiare la vita per salvaguardare il bene comune?
Io quella linea l’ho vista (purtroppo) a novembre scorso, quando è morto mio padre, di Covid. “Con patologie pregresse” hanno specificato nel bollettino dei morti, dove mio padre era diventato un numero, uno dei tanti; ma mio padre di patologie pregresse non ne aveva (infatti non prendeva nemmeno un farmaco), a meno che la vecchiaia non venga considerata una patologia. Mio padre quindi è morto di Covid. Ma non è stato intubato, perché in quei giorni, quando i numeri erano drammatici e gli ospedali scoppiavano, di posti in terapia intensiva non ce n’erano per tutti. Così i medici hanno dovuto scegliere a chi dare una speranza con quei tubi ficcati in gola e chi invece non poteva avere più nemmeno quella: mio padre, 94 anni, è morto per donare la sua speranza a qualcuno più giovane.
Quando vivi tutto questo, quella linea che delimita la libertà di scelta la vedi bene e hai chiaro cosa devi fare. I miei dubbi su questo vaccino fatto in fretta restano tutti, ma vaccinandomi, più che sentirmi più sicuro, ho sentito di aver fatto la mia parte per il bene comune, perché non si arrivi di nuovo a una situazione in cui un medico sia costretto a decidere chi vive e chi muore.
Di una cosa possiamo essere certi: una nuova ondata pandemica ci riporterà in uno scenario che sciaguratamente ben conosciamo: ospedali trasformati in gironi danteschi, cure sospese per le altre malattie (anche questo porta disperazione e morte), attività bloccate, economia in ginocchio, posti di lavoro a rischio, cassa integrazione, scuole chiuse, tutti segregati in casa, niente eventi né vacanze, niente amici né socialità… Una realtà angosciante che purtroppo abbiamo già ben conosciuto.
Mi chiedo quindi: oggi siamo abbastanza disperati dal voler praticamente imporre ‘per legge’ il vaccino?
Naturalmente ognuno ha la propria opinione, e io penso sia anche giusto lasciare a ciascuno la libertà di rispondere a questa domanda come crede, in coscienza. La libertà di scelta è assolutamente un tema fondamentale. Ma non è l’unico, perché per essere completamente onesti dobbiamo chiederci anche se è giusto.
È giusto decidere di non vaccinarsi, lasciando che siano gli altri a rischiare per difendere quel bene comune che è anche nostro?
Caro amico ti scrivo, perché i tuoi dubbi sono gli stessi che angosciano me, ma, nella discussione “sì-vax o no-vax”, entrambi dobbiamo tener presente che il tema della libertà è importante almeno quanto quello della giustizia.
Insomma, caro amico, che sei molto lontano, anch’io ho tanti dubbi e nessun cilindro magico da cui estrarre la soluzione. Come cantava il poeta, l’unica cosa di cui possiamo essere certi è che “l’anno che sta arrivando tra un anno passerà”. Ed è l’unico pensiero che mi dà un po’ di serenità.