Gli asili privati del Lazio fanno squadra per sopravvivere. In seguito all’ordinanza di chiusura delle scuole, le rette incassate fino ai primi di marzo, loro unica fonte di sostentamento, hanno permesso a malapena di affrontare quelle che sono le spese fisse per mantenere in piedi la loro attività. Che cosa succederà ad aprile? In una lettera aperta, gran parte delle strutture private per l’infanzia della regione uniscono le forze per evitare la chiusura definitiva.
«Riceviamo lettere e messaggi da parte di genitori che chiedono indietro i soldi versati per la retta di marzo, come se fossimo degli usurai, dato che non eroghiamo servizio e dato che associazioni come il Codacons dichiarano pubblicamente il diritto dei genitori di sospendere i pagamenti e di essere risarciti delle rette scolastiche mettendo a disposizione dei moduli da scaricare (dietro compenso di 2 euro). Quello che ci sta distruggendo è la mancanza di chiarezza, sembra una lotta contro i genitori, invece noi siamo con i genitori, quello che chiediamo sono aiuti dallo Stato per la nostra categoria che rientra nelle attività socialmente utili e che aiuta lo Stato a sopperire alle innumerevoli richieste di posti che non potrebbe garantire per tutti i bambini del territorio.
Siamo perfettamente consapevoli del momento eccezionale che tutto il Paese sta attraversando, ma in questo frangente dobbiamo necessariamente cercare di porre l’attenzione sulle nostre attività.
L’ultimo Decreto Legge “Cura Italia” ha cercato di porre rimedi alla profonda crisi, ma sfortunatamente, non è riuscita a ricomprendere in esso le pur minime salvaguardie alle esigenze vitali del nostro settore».
«Purtroppo lo spostamento delle scadenze fiscali e la possibilità di accedere (all’80%) alla cassa integrazione straordinaria solo per i dipendenti (uniche cose a cui possiamo accedere), sono solo il rinvio del problema, perché la cruda realtà ci mostra che in questo periodo le nostre entrate si sono totalmente azzerate, a fronte di spese fisse correnti. Se non ci saranno interventi a sostegno per noi (che siamo stati i primi a chiudere e saremo gli ultimi ad aprire), al momento della riapertura, la quasi totalità di noi non sarà più in grado di farlo. Saremo stati costretti a chiudere nel frattempo, coinvolgendo in questo dramma le nostre famiglie, quelle dei nostri dipendenti e, con grande dolore, anche quelle sei bimbi iscritti che, se ora hanno difficoltà nel corrispondere le rette, domani avranno difficoltà a trovare i luoghi sicuri e famigliari dove poter lasciare i loro piccoli, per tornare a lavoro. Le famiglie sono state aiutate con il bonus baby sitter, noi invece siamo rimasti abbandonati ad un destino che porta ineluttabilmente al tramonto di ogni sforzo e sacrificio fatto per realizzare le nostre imprese. Imprese che forse saranno piccole per dimensioni ma rappresentano tutta la nostra vita, e quella di migliaia di bambini».