«Virginia Raggi ringrazia ACEA per aver ridotto le perdite idriche di Roma, sulla base di numeri comunicati dalla stessa Acea, e non confermati in nessun documento ufficiale dell’azienda… o del Comune!». Lo sottolinea il Coordinamento Romano Acqua Pubblica, all’indomani del ringraziamento ufficiale diffuso dalla sindaca di Roma nei confronti del gestore idrico “controllato” dal Campidoglio. La mossa non è piaciuta agli attivisti che da anni si battono per un gestione davvero efficiente e affinché l’acqua non sia trattata come merce, a quasi 11 anni ormai dal referendum per l’acqua bene comune rimasto inapplicato. Anzi, scavalcato e aggirato da tutti i governi, da tutte le Regioni e praticamente in tutti i Comuni italiani. Ma perché il Coordinamento Romano Acqua Pubblica critica l’elogio della Raggi ad Acea? «Noi siamo andati invece a vedere i dati ufficiali», spiegano gli attivisti per l’acqua bene comune. E snocciolano due cifre…
I DATI VERI SULL’ACQUA
Secondo l’ISTAT nella città metropolitana di Roma le perdite sono il 45,1% (Fonte: “Le statistiche dell’Istat sull’acqua” – pubblicato il 22/03/2021); secondo la stessa ACEA nel 2019 “le perdite globali scendono nell’anno a circa il 44%”.
PERDITE ALLE STELLE
Sono cifre importanti, che fanno riflettere e fanno pensare alla “guerra dell’acqua” ingaggiata per la sorgente La Capore. La Capitale è ai ferri corti con il Comune di Casaprota in provincia di Rieti, nel cui territorio si trovano la preziosa sorgente. Il Sindaco del piccolo Comune sabino ha trascinato davanti al Tribunale delle Acque Pubblica il Campidoglio. Accusa la Capitale di prelevare troppa acqua, senza affrontare alla radice il vero problema: le enormi dispersioni. E in effetti, dalla sorgente Le Capore arriva circa il 40% dell’acqua consumata a Roma. Praticamente, la quantità di acqua che viene persa nelle reti colabrodo di Acea. «I dati delle perdite globali del gestore dell’acqua di Roma e Provincia, che ACEA ha tutto l’interesse di giostrare a proprio favore, ad esempio comunicando alla stampa (e alla Sindaca) stime di riduzione delle perdite riferite al solo Comune di Roma, dove la rete è più facile da controllare e da riparare. Ma ACEA è una S.p.A., che fa il suo lavoro: fare profitti, e lo fa bene, anche in piena crisi economica, dato che alla prossima assemblea dei soci proporrà un aumento del dividendo da distribuire ai suoi azionisti».
SOLUZIONE? IL “TEVERE DA BERE”
La soluzione che spiccherebbe in questo scenario, sarebbe dare da bere l’acqua del Tevere ai romani e all’intera provincia di Roma. È infatti pronto un primo “potabilizzatore” dell’acqua del fiume, ideato, sdoganato e realizzato alla chetichella, ma finora mai attivato. L’operazione fu scoperta e raccontata dal giornale Il Caffè sin dal luglio 2018, nell’omertà totale delle istituzioni. Nessun Ente, infatti, ha mostrato di volersi assumere la responsabilità di questa grande e imbarazzante manovra. Lo scorso novembre, i sindaci di Roma e dell’Ambito idrico gestito da Acea Ato2 hanno approvato un secondo e ancora più grande ‘potabilizzatore’ di acqua del Tevere. Un progetto da quasi 70 milioni di euro. Anche questo impianto dovrebbe, secondo Acea, rendere bevibile e sicura l’acqua uno dei fiumi più inquinati d’Italia, carico di pesticidi, microplastiche e idrocarburi per poi inviarla nei rubinetti di quasi 4 milioni di cittadini che vivono nei 112 comuni della Città Metropolitana di Roma.
STOP ALLA LOGICA MERCANTILE.
«Il Sindaco, la Giunta, il Consiglio Comunale, invece, che fanno per controllare il gestore e garantire il diritto all’acqua nella città da loro amministrata?», domandano i cittadini. E invocano uno stop alla logica mercantile, per attuare finalmente una gestione che metta al centro gli utenti e la sana gestione dei servizi idrici. «Quello che chiediamo da tempo è che venga sospesa la distribuzione dei dividendi e tutti gli utili investiti in un grande piano di ristrutturazione della rete idrica e reale riduzione delle perdite, e il blocco immediato della vergognosa e pericolosa pratica dei distacchi idrici».
«COSA FARÀ LA SINDACA ALL’ASSEMBLEA ACEA?»
Dopo Pasqua ci sarà un nuovo, importante appuntamento in seno alla municipalizzata del Comune di Roma, tenuta in pugno dai privati. «Il 22 e 23 aprile è prevista l’assemblea degli Azionisti – conclude il Coordinamento Romano Acqua Pubblica –, in quell’occasione Virginia Raggi vestirà i panni della Sindaca, avanzando queste richieste al gestore, o dell’azionista, ringraziando supinamente l’azienda per i dividendi ottenuti con le nostre bollette?». Sul “Tevere da bere”, intanto, i politici si sono messi al riparo. Come abbiamo raccontato recentemente la distribuzione dell’acqua del fiume ai romani avverrà solo dopo le prossime elezioni. Ma il “Sì” all’operazione non è stato dato solo dalla Raggi e dai suoi…
INTANTO, RINCARI IN VISTA
… Nessuno sembra volerne parlare alla Pisana e in via Cristoforo Colombo, nel quartier generale di Zingaretti governatore. Ma il “Sì” al “Tevere da bere” è arrivato anche dalla Regione Lazio il 7 maggio 2020. Quella stessa Regione Lazio che 7 anni fa, nel marzo 2014, approvò in Consiglio regionale una buona legge per la gestione dell’acqua come bene comune, improntata a vera efficienza, trasparenza e solidarietà. Un bella legge rimasta nei cassetti e affossata dall’allora premier Renzi senza che la Regione battesse ciglio. Torniamo ai nuovi capitoli della telenovela Raggi-Acea-politici: lo scorso novembre, i sindaci di Roma e dell’Ambito idrico gestito da Acea Ato2 hanno approvato un secondo e ancora più grande ‘potabilizzatore’ di acqua del Tevere. Una grande opera che conferma e consolida l’asse 5Stelle-PD.