“Le strutture ricettive rientrano in un network di istituti religiosi presenti su tutto il territorio regionale, prevalentemente nell’area della Città metropolitana. Si tratta di case per vacanze organizzate come vere e proprie strutture alberghiere dove è garantita la somministrazione di pasti e ogni altro servizio di tipo alberghiero. Temete che il numero di arrivi nella nostra regione possa essere più alto? Nonostante le disponibilità sin qui acquisite consentano di avere ampi margini di tranquillità, abbiamo già individuato eventuali altre soluzioni ricettive da convenzionare. Quali sono ad oggi le difficoltà a cui dovete far fronte? Le difficoltà maggiori sono legate alla imprevedibilità degli arrivi e, di conseguenza, alla non programmabilità delle esigenze di accoglienza. Questo determina la necessità di dover rispondere “al momento” ad esigenze alloggiative e alla preventiva profilassi COVID”.
Molti dei profughi non sono vaccinati, potrebbe essere un problema?
“Non credo visto che Regione Lazio ha messo a disposizione tutta la propria rete sanitaria e l’accesso gratuito ad ogni prestazione sanitaria, compresa la vaccinazione”.
Dopo l’accoglienza servirà anche altro? Cosa possono fare i cittadini della regione e in che modo possono contribuire a questa catena di solidarietà?
“Oltre all’accoglienza alloggiativa temporanea garantita da Regione Lazio, il sistema di accoglienza prevede un’assistenza a 360 gradi nei confronti della popolazione ucraina, dall’assistenza sanitaria al soddisfacimento di bisogni primari. Per questo i cittadini che vorranno fornire il loro supporto dovranno rappresentare questa disponibilità ai comuni di residenza. Nel frattempo l’Assessore alla Sanità, Alessio D’Amato, si è recato presso l’Ospedale municipale di Sighet, in Romania, dove ha garantito la collaborazione dell’Istituto Spallanzani per il contrasto alle malattie infettive, che durante i conflitti bellici normalmente proliferano, e ha poi assicurato la possibilità di trasferimenti di pazienti anche dalla Romania, un’altra corridoio dunque per chi decide di lasciare l’Ucraina da quel versante.”