Giustizia, è ora di voltare pagina. E’ un appello duro quello rivolto da Antonino Galletti, presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Roma, il più grande d’Italia, al premier in pectore Mario Draghi: ”L’auspicio degli avvocati, romani e non solo, è che nel ruolo di Guardasigilli il nuovo governo proponga un nome autorevole e che finalmente si possa inaugurare una stagione di riforme condivise con tutti gli attori della giustizia”. ”Ci vorrebbe un Francesco Carnelutti”, precisa Galletti a Il Caffé, riferendosi al grande avvocato, giurista e accademico scomparso negli anni Sessanta. ”Non è più tempo del politico sconosciuto da sperimentare o accontentare, né del tecnico di area”. ”Penso al tema della prescrizione”, aggiunge, ”Il ministro Bonafede si è appiattito su posizioni che certo non erano quelle degli avvocati e nemmeno di tutta la magistratura, ma solo di una parte di quest’ultima”. Servirebbe ora, è la conclusione, ”una figura capace di mettere tutti intorno a un tavolo e imporre una sintesi condivisa con la sola forza della propria autorevolezza. Ci vorrebbe un Carnelutti, di quelli sui cui libri abbiamo studiato tutti, giudici e avvocati, al quale sia difficile negare il consenso”.
Quali sono le rivendicazioni degli oltre ventimila avvocati di Roma?
Noi avvocati siamo pronti e disponibili al dialogo, ma occorre che il nuovo Governo metta sul piano della bilancia risorse straordinarie per fare fronte a una situazione di criticità sistematica che con la pendemia è diventata emergenziale.
Quali sono i temi caldi?
Il tema caldo non è uno, ma la giustizia nel suo insieme. E questo in fondo è stato uno dei punti deboli della passata amministrazione. Si è affrontata la prescrizione, promettendo una riforma del processo penale che poi non è venuta. Ecco, smettiamo di procedere un pezzetto alla volta, ma mettiamo mano – tutti gli attori del processo – a una riforma di ampio respiro con un obiettivo chiaro e condiviso: snellire il processo e ridurne i tempi biblici. La digitalizzazione, lo ripeto spesso, è stata un’occasione sprecata.
Per Roma che si aspetta?
La giustizia romana soffre dei mali di cui soffre la giustizia in Italia, con l’aggravante di trovarci in una città tanto meravigliosa quanto non facile da vivere. Pensiamo allora all’edilizia giudiziaria, al progetto più volte vagheggiato di una cittadella della giustizia, che oggi invece è frammentata in vari luoghi. Alle croniche difficoltà imposte da una burocrazia rigogliosa, si aggiungono quelle pratiche della difficoltà di spostamento, di accesso agli uffici. E ancora: durante la pandemia, come il nostro Consiglio provocatoriamente ha “pesato” tutte le carte pubblicate dai vari uffici giudiziari in tema di linee guida, modalità di accesso agli uffici, calendari e via dicendo. Ebbene, abbiamo pesato oltre 10 chili di carte, che oggi saranno raddoppiate, immagino, anche se ci siamo stancati di pesarle. Ebbene, io mi chiedo: è mai possibile che ogni ufficio di tribunale, ogni sezione, cancellerie si faccia delle regole diverse da tutte le altre? Eppure è successo. Manderò al presidente Draghi quel video in cui pesavo le linee guida degli uffici giudiziari romani. Giusto per fargli capire il tenore delle riforme di cui la Giustizia ha bisogno.