Michelangelo Melchionno, Presidente della CNA Roma, la Confederazione dell’artigianato e della piccola-media impresa, ci parla del futuro dell’imprenditoria della Capitale nel mondo che verrà dopo lo tsunami coronavirus.
Presidente è precipitato tutto. Di che numeri parliamo?
“Intanto possiamo dire che con l’avvento del coronavirus è cambiato l’approccio economico degli ultimi mesi, a livello nazionale si parla di un 10% del calo del Pil che si ripercuote sul livello regionale e anche comunale. Alcuni settori, come tutto il commercio di vicinato che non è legato all’alimentare e il turismo, sono sul lastrico. Purtroppo se gli aiuti non sono rapidi e intelligenti, abbiamo stimato che il 20% delle imprese non riaprirà più”.
Chi si sta salvando?
“In questo periodo di blocco totale tutta la filiera dell’alimentare di vicinato è rimasta aperta e tutto sommato non ha grossi problemi. L’unico ad avere difficoltà nel settore alimentare è il comparto della pesca visto che lavora principalmente con ristoranti ed alberghi. Gli altri negosi di vicinato sono chiusi, abbiamo dei settori completamente fermi purtroppo, ad esempio tutta la filiera moda, oreficeria, beni di lusso. Ci sono due fasi, ora dovremmo dare rispose veloci per tutti quei comparti che hanno bisogno di liquidità immediata, perché ci sono le scdaenza di fine mese, quindi fine aprile ed eventualmente fine maggio. Non ci sono incassi e c’è bisogno di liquidità. Poi ci sarà la fase della ripartenza”.
Come sarà secondo lei, di cosa avremo bisogno?
“Ci sono attività che potranno ripartire subito, certo tutti dovranno prevedere delle novità. Ma in generale tutte le imprese di servizi alla persona non avranno molti problemi. Bisogna capire come viaggeranno gli altri settori, anche perché questa crisi potrebbe aver modificato alcune abitudini. Se avremo la stessa fiducia che ci fu nel dopoguerra, ripartiremo di slancio, ma c’è anche la possibilità che permanga la paura e che prevalga la tendenza al risparmio, quindi una libreria nuova, un vestito, un altro bene non essenziale magari prima di comprarlo ci pensi. Gli imprenditori, per natura, sono abituati a cavarsela: non ci spaventa dove affrontare dei cambiamenti, come i distanziatori nei ristoranti e delle strutture per non far assembrare la gente in fila, una soluzione si trova. Il punto fondamentale è che, in questo momento in cui c’è ancora il rischio contagio, bisogna dare al mondo produttivo le condizioni per vivere mentre sono chiusi e poi dargli disponibilità quando potranno riaprire. Politica, Stato, regione e anche le associazioni come la nostra devono pensare alle condizioni per ripartire. Abbiamo visto che i nostri cittadini si sono adattati, hanno dimostrato grande capacità di modificare le proprie abitudini e questo faranno anche gli imprenditori”.
Il negozio online, anche in una città come Roma, è l’unica via d’uscita per non morire?
“Il rischio dell’online c’è ma devo dire che abbiamo avuto due conseguenze diverse in questo periodo di blocco: da una parte c’è stato un exploit del cosiddetto e-commerce e abbiamo fatto uno scatto in avanti nella digitalizzazione pari a quello che si era riusciti a fare negli ultimi 10 anni; dall’altra parte è rifiorito l’acquisto sotto casa, naturalmente per i pochi che sono rimasti aperti. Noi consigliamo ai nostri imprenditori di fare uso di nuove tecnologie, di digitalizzarsi e trovare tutte le forme possibili per vendere i loro prodotti o servizi, ma poi l’ultima parola ce l’ha la qualità. La qualità vince sempre. Il pane fatto vicino casa può essere consegnato attraverso un’app, ma lo venderai se è buono”.
Il popolo delle partite iva sembra essere, ancora una volta, quello più penalizzato.
“Sì, le misure attuali nei loro confronti sono davvero poche, le 600 euro previste come aiuto non coprono il reddito di un mese di una persona, è uno strumento che va ricalibrato, speriamo che il Governo meta mano anche a questo. Stiamo affrontando qualcosa che nessuno immaginava e nessuno prevedeva, quindi possiamo comprendere le difficoltà della politica, ma in questo momento la cosa più importante è la velocità di attuazione di un qualsiasi aiuto: i 600 euro sono pochi ma se arrivano tra 4 mesi sanno di beffa”.
Cosa chiedete come CNA Roma nel decreto di aprile?
“Abbiamo qualche migliaia di telefonate al giorno di richieste di assistenza, dal come poter accedere al buono pasto all’imprenditore che non sa come pagare affitto oppure all’imprenditore che non sa come prendere gli aiuti. Poi c’è il capitolo cassa integrazione. Ecco perché secondo noi dovremmo andare con strumenti più rapidi: i land tedeschi hanno dato finanziamenti a fondo perduto alle imprese a fronte di una autocertificazione, fondi che permettono di affrontare subito le spese di fine mese. Non si tratta di eliminare la burocrazia o bypassare i controlli, ma di adottare delle modalità più efficienti: chi non ha diritto ad un aiuto non lo richiederà perché comune i controlli ci saranno, ma avrà più tempo per produrre la documentazione necessaria, intanto gli viene dato l’ossigeno per non chiudere”.
Dove non arriva lo Stato arriva la criminalità, e Roma non fa eccezione.
“Sì, è vero, dobbiamo stare attenti perché in momenti come questo, dove il mondo imprenditoriale ha poca liquidità, ad avere disponibilità di grosse somme di denaro in contante è la criminalità organizzata. C’è il rischio che chi si trova in grosse difficoltà vada a rivolgersi proprio alle organizzazioni criminali, al giro dell’usura, e come Cna ci siamo attivati, con un servizio apposito, per scongiurare anche questo tipo di pericolo”.
La Regione Lazio ha messo in campo le prime misure, per esempio il pronto cassa, per dare liquidità o il fondo rotativo piccolo credito, che ne pensa?
“La regione sta facendo la sua parte ma purtroppo c’è la burocrazia che soffoca tutto. I 100 milioni del “Pronto Cassa” per finanziamento di 10mila euro a tasso zero sono un’ottima opportunità, ma le domande non potranno essere fatte prima del 10-15 aprile e i soldi non arriveranno se non a metà maggio. La Cna sta mettendo a disposizione canali per farsi carico della presentazione delle domande ma tante banche sono chiuse, stanno lavorando al 15% del normale, come si fa? Bisogna presentare documentazione complicata che necessita di personale specializzato per essere valutata, come i bilanci, il Durc. Ci vuole tempo, è tutto rallentato. Come Cna abbiamo proposto di fare come in Germania, produrre un’autocertificazione e poi fornire i documenti necessari in itinere. Se questa misura si chiama “Pronto Cassa” i soldi non possono arrivare 15 maggio. Vanno bene anche i 23 milioni previsti per il sostegno per gli affitti alle imprese, soprattutto perchè, per la prima volta, sono stati contemplati anche gli affitti per le botteghe artigiane, ma anche qui bisogna erogare gli aiuti in modo rapido altrimenti non produrranno i benefici per cui sono stati messi in campo. Chiediamo davvero alle amministrazioni regionali e comunali di essere veloci, non possiamo usare strumenti ordinari in una situazione straordinaria”.
Secondo lei c’è qualcosa di positivo che si è smosso, ad esempio lo sviluppo dello smart working?
“E’ stato fatto un grande passo in avanti verso la digitalizzazione. Noi, insieme alla Camera di Commercio e alla Regione Lazio, abbiamo indetto alcuni bandi proprio per rendere ancora più rapida questo passaggio, ma vediamo che già ora tanti imprenditori dimostrano grande capacità, e non mi stupisce, a volte nelle difficoltà noi sappiamo tirare fuori il meglio”.