Il futuro di una città come Roma passa anche dalla condizione dei minori, dal rispetto dei loro diritti, dalle opportunità che si mettono in campo. In sostanza, è quanto racconta a il Caffè di Roma l’Assessore alla Persona, Scuola e Comunità Solidale della Giunta Raggi, Veronica Mammì, in carica da settembre 2019, che abbiamo intervistato.
Assessore, questo 2020 si è aperto con una importante battaglia vinta, l’istituzione del Garante per l’infanzia, ci dice perché è così importante?
“Questa amministrazione si è sempre impegnata, come già inserito nelle nostre linee programmatiche, per la costruzione di una città a misura di bambine e bambini, ragazze e ragazzi, e per il rafforzamento della presenza di soggetti istituzionali indipendenti sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. L’approvazione del Regolamento per il Garante per l’infanzia era un obiettivo prioritario. Un obiettivo raggiunto, di cui siamo orgogliosi, perché quella vinta è una battaglia a difesa dei bambini, di tutti i bambini, e quindi dell’intera nostra Comunità. Lavoriamo in difesa dei diritti di ciascuno e in questo senso la figura del Garante è fondamentale”.
Cosa cambia praticamente e che aiuto può dare anche al lavoro del suo assessorato la figura del Garante?
“Questa figura indipendente, a garanzia dell’infanzia, sarà dedicata a raccogliere segnalazioni e propone interventi, in accordo con le istituzioni competenti centrali e territoriali, promuovendo anche attività formative, operative, di ascolto dei bambini e tutela dei loro diritti. Inoltre, potrà collaborare con la Giunta e l’Assemblea capitolina attraverso pareri sugli atti in materia di infanzia, adolescenza, famiglia e istruzione, educazione, anche in settori non direttamente rivolti all’infanzia. In altre parole, lavorerà in stretto raccordo con gli organi politici per la realizzazione di una città a misura di bambine e bambini”.
Qual è la situazione dell’infanzia a Roma, quali sono le problematiche che si è trovata ad affrontare?
“Roma rispecchia l’ampiezza del suo territorio non solo nella quantità ma anche nella varietà di situazioni. E a Roma, come in ogni luogo, ciascun bambino ha una storia a sé. Dai nidi alle medie i problemi cambiano, passando dalla vicinanza del plesso alle forme di contrasto al bullismo, dai pasti alla dispersione scolastica. Si va poi dall’integrazione alla cura, dalla gestione di minori non accompagnati a quella dei figli di donne vittime di violenza. Su tutti questi fronti la figura del Garante potrà dare un valore aggiunto al percorso già avviato con le nostre progettualità”.
Roma è una città con tassi di natalità molto bassi, secondo lei come si può invertire questa tendenza?
“Quella di avere o non avere figli è una scelta della coppia, legata a tanti fattori. A mio avviso, però, l’amministrazione ad ogni livello deve impegnarsi per invertire questa tendenza, puntando a dare delle certezze. Tra queste, la stabilità dell’impiego, la flessibilità lavorativa per le mamme e per i papà, un sistema di tassazione che agevoli le famiglie, la promozione della gratuità di servizi per i bambini che non si limiti al primo anno di vita. Un esempio, i libri nelle scuole medie. Per quanto mi riguarda, è determinante la presenza capillare nei territori di asili nido capaci di accogliere i bambini che ne fanno richiesta, rimodulando il servizio in base alle esigenze, al fine di agevolare l’incontro tra la domanda e l’offerta dei posti, facilitando l’accesso dei piccoli e dei medi per i quali si formano principalmente le liste d’attesa(…)”.
La cronaca riporta spesso episodi di violenza nelle scuole: le telecamere sono la soluzione?
“Le telecamere sono un controllo a posteriori. Una professione così delicata richiede una scrupolosa selezione ma anche una costante formazione. In questa direzione stiamo lavorando per prevedere momenti costanti di supervisione in favore del nostro personale, in raccordo con l’assessore Antonio De Santis e l’Ordine degli Psicologi”.
Nel IX Municipio sono state ridotte le ore degli Assistenti Educativo Culturali, figure importanti per i bambini in difficoltà. Il cosiddetto bandone secondo lei non rischia di ridurre ulteriormente le ore del personale?
“Bisogna evitare confusioni. Il nuovo bando va a uniformare le ore su tutti i Municipi, proprio per garantire una erogazione del sostegno senza disparità territoriali. Inoltre è basato su un accordo quadro triennale che permette una flessibilità funzionale per far fronte alle esigenze evolutive del servizio, specialmente sotto il profilo economico, dando la possibilità di aumentare i fondi in modo proporzionale alle necessità. Abbiamo ovviamente inserito anche una clausola sociale a tutela dei dipendenti e, soprattutto, della continuità del rapporto tra bambino e operatore”.
Molti di questi assistenti chiedono di essere assunti direttamente dal Comune?
“La loro professionalità va tutelata e valorizzata. Ed è attualmente in corso un approfondimento tecnico per valutare i profili giuridici inerenti l’ipotesi di internalizzazione per gli operatori del servizio”.
Quali battaglie ha intenzione di portare avanti da quì a fine mandato?
“Aprire nuovi centri antiviolenza, case rifugio e case di semiautonomia per allargare la rete di supporto alle donne vittime di violenza, dalla protezione fino all’autonomia. Sulla scuola puntiamo ad efficientare ancora i servizi e potenziare progetti importanti come quello contro la dispersione scolastica e le “Scuole Aperte” nei periodi delle vacanze. Faremo azioni mirate sulla fascia d’età 0-6 attraverso l’adozione di un regolamento e l’istituzione di poli dedicati. Pensando a persone anziane e senza fissa dimora, stiamo mettendo su un sistema di strutture basate sul cohousing, una forma di accoglienza per i più fragili che rispecchi più la dimensione familiare e di comunità. Abbiamo in programma il completamento di una serie di azioni strutturate, tra cui anche l’attivazione dei centri affido e dei centri famiglia di secondo livello e l’accordo quadro pluriennale per il piano freddo/gelo e piano caldo”.