Il rischio chiusura
Una realtà che, grazie all’impegno congiunto di operatori e professionisti altamente qualificati, in un contesto integrato e non sanitario porta avanti una serie di progetti di particolare rilevanza socio-assistenziale. Progetti che, a causa di una sovrapposizione di competenze tra vari livelli istituzionali (in questo caso Regione Lazio, Comune di Roma e Asl), hanno rischiato di essere bloccati per la perdita dei finanziamenti che ne permettevano la messa in atto. Per fare chiarezza sull’accaduto, abbiamo chiesto a Erica Battaglia, dirigente regionale del Partito Democratico, che ci ha spiegato la situazione: “Prima i finanziamenti erano a carico della Asl di competenza. Poi la Regione ha deciso di passare la gestione al Comune, che dovrebbe erogare alle strutture i fondi trasferiti dalla Pisana”. Ed è a questo punto che c’è stato un cortocircuito dovuto al fatto che secondo il Comune era impossibile erogare direttamente i finanziamenti, che sarebbero stati concessi solo ai vincitori di apposita gara. Il rischio, per Ciampacavallo, era lo stop di ogni attività. “Personalmente – dice ancora la Battaglia – ho subito sostenuto la lotta dei genitori lanciando l’allarme e mi fa molto piacere che si sia riusciti a sbloccare la situazione (la Regione emetterà un provvedimento che ripristina la situazione precedente), garantendo la continuità assistenziale e scongiurando la chiusura di Ciampacavallo”.
La testimonianza di una mamma
n caso contrario, le famiglie degli assistiti sarebbero state private di un aiuto importantissimo. “Abbiamo vissuto questi ultimi mesi come se stessimo sulle montagne russe” ci dice Patrizia, mamma di uno dei ragazzi che frequenta l’associazione. Che aggiunge: “per seguire mio figlio avevo dovuto smettere di lavorare. Ho ricominciato quando abbiamo trovato Ciampacavallo”. Un posto “che non è facile da raccontare (per capirlo dovreste venirci). Posso solo dire, per esperienza diretta perché di centri ne ho girati parecchi, che quello che a Ciampa riescono a fare con i ragazzi è un miracolo. Molti di loro erano stati cacciati dai centri diurni che frequentavano perché ritenuti ingestibili. A Ciampa vengono seguiti e imparano a svolgere i compiti che vengono loro assegnati, curano i cavalli, coltivano un orto, imparano a lavorare il cuoio e danno sfogo alla loro creatività nei diversi laboratori organizzati dagli operatori. L’altro giorno per esempio – commenta ridendo – mio figlio è tornato a casa completamente bianco e mi ha raccontato che avevano lavorato con la vernice”. Dice ancora, tornando seria, mamma Patrizia: “Le politiche sociali devono cambiare. Non è possibile andare avanti così. Comunque, volendo trovare un lato positivo nei problemi avuti (e per fortuna risolti) da Ciampacavallo, si può dire che tutto il casino che abbiamo fatto almeno è servito a dare luce e visibilità ad un progetto da replicare. Un progetto – conclude Patrizia – che rappresenta il futuro. Per le famiglie e soprattutto per i ragazzi”.
Cristina Di Giorgi