Lo sfogo della mamma
La Pagina Facebook “Vorreiprendereiltreno” ha raccolto le dichiarazioni di Pia, la mamma, che riportiamo in parte: “Mi sento svuotata, colpita nel profondo, ho bisogno di raccontare la mia brutta esperienza a chi possa capire il senso del mio vuoto. Mio figlio Luca ha 9 anni e nonostante non possa camminare conduce una vita normale: va a scuola, ha tanti amici, esce, va al cinema. Luca è perfettamente inserito nella società. Oggi eravamo pronti per iniziare le lezioni di catechismo. Il sacerdote ci ha detto che Luca non poteva iscriversi in quanto disabile. Siamo stati mortificati e feriti da chi dell’accoglienza e l’inclusione dovrebbe farne una missione. Vorrei solo che si sappia che ci sono anche preti che indossano una tonaca senza avere un’anima”.
L’appello della Onlus
La onlus Vorreiprendereiltreno comunica a Il Caffè di Roma di esser stata contattata anche dal Vicariato, ma non c’è ancora nessuna soluzione: “Molti attraverso la nostra pagina denunciano situazioni di discriminazione o disavventure. Questi fatti vanno raccontati e segnalati, per questo abbiamo scelto di dare voce a chi non ce l’ha, in modo che le persone che subiscono un torto possano prendere coraggio e denunciare la presenza di barriere non solo architettoniche ma soprattutto mentali e culturali. È ora che il giornalismo si metta a disposizione delle vittime di discriminazione in tutti i sensi, come facciamo noi, senza guardare al riscontro personale o alla visibilità. Da sei anni aumentiamo di giorno in giorno, siamo apprezzati per ciò che facciamo perché crediamo che la gente riconosca in noi onestà intellettuale”. Il caso di Luca non è isolato; molte situazioni analoghe, però, non emergono. Un’eco l’ebbe il caso di un parroco che rifiutò la comunione ad un bimbo disabile; rispose Don Gallo, fondatore della Comunità San Benedetto di Genova, tuonando: “Non comprendo il suo gesto. Spezzare il pane deve far sentire tutti uguali. Com’è possibile non includere una persona sofferente? Quando accade ciò, nel dialogo tra chiesa e comunità dei fedeli, non si può parlare che di fallimento”.
La Convenzione ONU
La convenzione Onu per i diritti delle persone con disabilità stabilisce i criteri che gli Stati devono applicare per garantire diritti di uguaglianza ed inclusione. Inequivocabili i principi: “Promuovere, proteggere, garantire pieno ed uguale godimento dei diritti umani e di tutte le libertà fondamentali; promuovere il rispetto per la dignità, garantendo l’autonomia individuale, la non discriminazione, la piena ed effettiva partecipazione e inclusione nella società, l’accessibilità”. Prevede inoltre che “i servizi e le strutture destinati alla popolazione siano messe a disposizione, su base di uguaglianza con gli altri e adattati ai loro bisogni”. Perfino Bergoglio, nella giornata mondiale delle persone con disabilità, ha scritto:“Si constata la presenza della cultura dello scarto, molti sentono di esistere senza appartenere e senza partecipare. Questo chiede non solo di tutelare i diritti delle persone con disabilità e delle loro famiglie, ma ci esorta a rendere più umano il mondo rimuovendo ciò che impedisce loro una cittadinanza piena”. Su quali criteri il parroco dell’Aurelio, quindi, viola un sacrosanto diritto, offendendo peraltro? “Luca è stato offeso nella sua dignità, per la prima volta ci siamo sentiti diversi”: queste parole esteriorizzano una ferita consapevolmente arrecata. Recuperare terreno sul piano dei diritti e la tutela della dignità umana è compito di tutta la società civile, da praticare, sempre.
Francesca Zaccari