LE 4 POLTRONE VUOTE
I due nuovi procuratori aggiunti, in servizio nella procura di Roma ormai da anni, sono stati eletti dal plenum nei giorni scorsi. La nomina di Calò é passata con 12 voti, Pesci con 11. Tante le astensioni, 8 su Calò, 7 su Pesci, e tra loro anche quelle dei vertici della Cassazione. Le due nomine però non hanno risolto la ‘scopertura’ dei vertici giudiziari. Oltre al posto di procuratore capo presso il tribunale, ricoperto di fatto dall’aggiunto Michele Giarritta Prestipino, restano vacanti anche quello di Procuratore Generale presso la Corte di Appello e del Presidente della corte stessa, considerato il pensionamento di Luciano Panzani, scattato da pochi giorni. E visto che per sopraggiunti limiti d’età, è prossimo anche lo stop per il presidente del tribunale Francesco Monastero, previsto ad aprile, potrebbe diventare così concreto il rischio che si apra un vuoto per tutti e quattro i dirigenti apicali degli uffici giudiziari romani.
LA RASSICURAZIONE
L’anticipazione sui tempi ormai vicini per la nomina del sostituto di Pignatone è stata fatta dal vice presidente del Csm, Ermini, in un’intervista al Tg2000, il telegiornale di Tv2000. ”A Roma’ – ha detto David Ermini – speriamo entro poche settimane di avere il nuovo procuratore”. ”Roma – ha spiegato Ermini – è un ufficio molto importante, per questo la commissione propone dei nomi che poi vanno al plenum. Nel periodo tra la commissione e il plenum vengono scritti i profili dei magistrati su cui il plenum dovrà poi decidere. Il fatto che ci sia bisogno di un tempo superiore, perché sono tutti magistrati di altissimo livello, e che si perda del tempo nella descrizione dei profili non mi scandalizza. Mi sarei scandalizzato di più se si fossero fatte le nomine a pacchetto. Ma questo non è avvenuto ed è un fatto importante”.
“AL CSM NON DOVREBBERO ESISTERE LE CASACCHE”
”La vicenda delle nomine per il Csm”, ha commentato Ermini ai microfoni di Tv2000, ”ci ha colpiti ma soprattutto ha colpito il rapporto fiduciario che ci deve essere tra la magistratura e i cittadini. Tutto quello che accade nella magistratura non rimane chiuso nel mondo dei magistrati. I magistrati sono sotto gli occhi di 60 milioni di italiani. E il magistrato non deve cercare il consenso popolare quando emette le proprie sentenze. Se la popolazione perde la fiducia nella magistratura è un danno grave che viene fatto a tutto il Paese”. ”Sia i non togati che i togati”, ha concluso Ermini, ”sorretti dai gruppi parlamentari e dalle correnti, quando arrivano qui al Csm si devono ‘spogliare’ da ogni rapporto fiduciario con la politica. Al Csm non dovrebbero esistere le casacche. Io vicepresidente pur essendo stato indicato da un gruppo parlamentare adesso non faccio riferimento a chi mi ha votato. Il mio unico riferimento è il Capo dello Stato. Qui lavoro su delega del Presidente della Repubblica”.