La Giunta regionale Zingaretti-bis ha ritoccato per la seconda volta in quattro anni la legge del 2017 sulla ‘rigenerazione urbana’, ossia dedicata al recupero di fabbricati esistenti. Nel 2018 con una prima ‘circolare esplicativa’ e lo scorso 14 gennaio con le nuove ‘linee guida’. Sin dalla sua approvazione questa legge ha destato più di qualche perplessità tra gli addetti ai lavori e gli ambientalisti per quattro motivi. Prima di tutto perché ritenuta poco chiara e quindi difficile da applicare: i due ritocchi certo lasciano più di qualche perplessità. In secondo luogo perché esclude gli edifici situati nei centri storici in cui si trovano 1/3 degli edifici abbandonati del Lazio; nella nostra regione gli immobili “cadenti o in rovina” situati in centro sono 49.353 (fonte Istat 2019). Nei centri storici si potrà ‘solo’ godere del cambio facile di destinazione d’uso. Terzo motivo: la legge permette generosi ampliamenti volumetrici (fino al 30%) che nulla hanno a che vedere con la rigenerazione urbana, ma anche cambi di destinazione d’uso fin troppo facili e veloci e addirittura l’autorizzazione a costruire nuovi edifici, per di più anche su aree verdi ed agricole. Quarto motivo: secondo alcuni, sarebbe destinata a favorire più che altro i grossi operatori del settore visto che è molto orientata alla costruzione di nuovi quartieri e al recupero dei capannoni abbandonati situati nelle aree artigianali, industriali e commerciali: ex cinema, ex fabbriche, ex magazzini abbandonati, ma non prevede nessuno sgravio fiscale oltre a quello dell’aumento volumetrico. Ma facciamo un passo indietro per capire l’intera vicenda.
SCOSSA AL SETTORE EDILE?
Parliamo della norma regionale varata dalla prima Giunta Zingaretti con lo scopo di dare la scossa all’intero settore edilizio che da 11 anni batte la fiacca, per la verità non solo nel Lazio. Almeno in teoria la rigenerazione urbana ha un paio di scopi decisamente nobili: dare nuova vita agli edifici preesistenti ma abbandonati ed evitare il consumo di suolo, uno dei mali della nostra società. Già in passato abbiamo criticato apertamente questa legge, l’assessore ci rispose piccato con una lettera aperta che pubblicammo per intero.
LA POLITICA DEVE DIRE “SÌ”
Nonostante i due ritocchini, la legge varata dalla Giunta Zingaretti continua a non convincerci, perchè contiene una ulteriore e strana prescizione che ha lasciato sbigottiti molti tecnici del settore edile. Per godere dei suoi benefici è necessario difatti ottenere il via libera della Giunta comunale. L’ok della Giunta comunale deve essere contenuto in una apposita deliberazione che deve riportare tutte le finalità e caratteristiche tecniche del progetto, a cominciare dall’area e/o il fabbricato interessato e dalle relative cartografie. Non basta, quindi, l’ok dell’ufficio tecnico comunale, come succede da sempre nei comuni per ottenere il via libera ad un progetto edilizio. Serve anche l’ok esplicito della politica e dei politici, indipendentemente dalla bontà del progetto.
QUALE AGEVOLAZIONE PER I CITTADINI?
Ma non è tutto: i problemi di questa legge sono anche quelli meramente economici. Quando si parla di rigenerazione urbana bisogna ricordare, difatti, che queste due paroline magiche sono collegate anche ai soldi necessari per sostenere le attività edilizie per il recupero di un edificio. Alcuni incentivi e detrazioni economico-fiscali sono già previsti nelle leggi finanziare del Governo nazionale: ecobonus, sismabonus, etc.. Ma è pur vero che per far partire un progetto di questo tipo è necessario, prima di tutto, un grosso investimento economico. Di recente, per incentivare la rigenerazione urbana alcune regioni hanno pensato all’introduzione di sconti (fino al 60%) sugli oneri di urbanizzazione, che spesso rappresentano un vero e proprio salasso, cosa a cui la Regione Lazio non ha pensato. Ma un’altra ipotesi potrebbe essere anche quella di contrattare mutui a tassi agevolati per i singoli cittadini o interi condomini che vogliano avvalersi della legge sulla rigenerazione urbana. I grossi operatori del settore non hanno bisogno forse di questo genere di aiuto, ma i semplici e spesso poveri cittadini, magari sì. Una legge che non prevede alcun incentivo economico o mutuo agevolato come può pretendere di rilanciare un settore obiettivamente delicato come quello della rigenerazione urbana?