L’emendamento
Partito Democratico e Italia Viva avevano presentato la scorsa settimana, attraverso i relatori di maggioranza, un emendamento che prevedeva lo stanziamento di 900 milioni di euro per il 2020 dal fondo per le esigenze indifferibili del ministero dell’Economia. La stessa cifra che il Comune richiede al Centro di via della Lungara. Pd e Iv si erano dimostrati ottimisti, a partire dalla minisindaca del Municipio I Sabrina Alfonsi e dalla consigliera regionale dem Marta Leonori. “Sarà un emendamento della maggioranza di governo a salvare la Casa, dopo mesi di inerzia e di silenzio della Sindaca e del Comune”.
Il fuoco amico del Movimento 5 Stelle
Ma non avevano fatto i conti con i fragili equilibri interni ai pentastellati. Mentre la sindaca Raggi, che aveva ottimisticamente bruciato i tempi annunciando il salvataggio, esultava via Facebook, i suoi colleghi 5 Stelle Giuseppe Brescia e Carla Ruocco, presidenti delle commissioni Affari costituzionali e Bilancio, dichiaravano l’emendamento inammissibile. Tutto questo, nel giubilo generale del centrodestra, per più motivi contrario al salvataggio. Esulta il centrodestra – C’è chi ne fa una questione ideologica come Meloni, secondo la quale si tratta di “un’associazione di sinistra”. E chi, come Federico Mollicone di Forza Italia, la definisce una “marchetta elettorale”, arrivando a ipotizzare a un “fumus di traffico di influenze”, poiché la Casa si trova nello stesso collegio in cui è candidato il ministro Roberto Gualtieri per le elezioni suppletive. “La Casa delle donne ha una grande valenza sociale. È veramente molto triste e penoso vedere proprio una donna negarle il sostegno necessario e esultare per il suo fallimento. Non si parli di violenza sulle donne se poi si nega ai loro presidi il diritto di esistere” ribatte la vicepresidente in Senato di Italia Viva, Laura Garavini.
E adesso?
La Casa Internazionale rimane quindi impantanata nelle faide interne al Movimento 5stelle, con lo scontro sulla sua permanenza in vita che si sposta dall’aula Giulio Cesare alla Camera dei Deputati. Sparita anche l’unica, flebile, speranza affidata alla riformulazione del testo come subemendamento. “Noi siamo caute. Aspettiamo per trarre conclusioni” aveva spiegato la presidente della Casa Maura Cossutta. Ma anche il subemendamento è stato dichiarato inammissibile. L’ipotesi ora è una legge ad hoc. Proprio il direttivo aveva scritto una lettera aperta alla sindaca lo scorso 17 settembre, a firma di Francesca Koch, nella quale si chiedeva un “incontro urgente”. “Abbiamo presentato la nostra proposta di transazione già nel dicembre 2018 con la finalità di chiudere in modo definitivo il contenzioso. La mancanza di risposte, per noi incomprensibile quanto preoccupante, sta danneggiando gravemente la Casa e le sue attività”. Già, perché l’associazione paga l’affitto, anche se in parte: 2.500 euro al mese, concordate con l’amministrazione 5stelle nel gennaio 2017, sulle settemila dovute. Un gesto di favore? Niente affatto. Se si considera che, secondo stime dello stesso Campidoglio, la Casa offre gratuitamente al territorio servizi per un valore di circa 700mila euro.