LA QUERELA DELL’EX CDA
L’indagine dei pm Luigia Spinelli e Claudia Terracina era partita dopo l’esposto di Ama, nel quale si sosteneva che l’operazione di pressione dei dirigenti del Comune fosse finalizzata a far disconoscere quella posta da 18 milioni, e a far chiudere in rosso il consuntivo 2017 della municipalizzata dei rifiuti (peraltro tuttora da approvare). Ad agosto però la procura aveva richiesto l’archiviazione del procedimento a carico di tutti e quattro gli indagati. Per tutta risposta il gip aveva disposto un supplemento di indagini ora prorogate. Agli atti erano finiti gli esposti presentati a febbraio 2019 dall’ex presidente di Ama, Lorenzo Bagnacani, appena defenestrato dopo le tensioni per la mancata approvazione del bilancio, e soprattutto i verbali dell’ex assessore all’Ambiente, Pinuccia Montanari, che aveva rassegnato le dimissioni per la stessa questione cruciale.
IL NUOVO FASCICOLO
Sulla vicenda bilancio i pm sono al lavoro anche sul fronte della quantificazione della posta da 18,3 milioni di euro. È stato aperto un nuovo fascicolo in cui si ipotizza un reato legato alle scritture contabili e le false comunicazioni sociali. I magistrati sono in attesa dei risultati di una consulenza affidata a un commercialista. L’esperto, specializzato in bilanci societari, dovrà svelare a chi appartenga la cifra. L’assessore Lemmetti e i 3 funzionari hanno sempre respinto ogni accusa. Sul fronte delle pressioni, invece, è finita agli atti dell’indagine la testimonianza della dirigente del dipartimento Ambiente del Comune, Rosalba Matassa. Avrebbe raccontato che Giampaoletti aveva insistito per farle certificare che ad Ama non fossero dovuti i 18 milioni contesi. Una richiesta rispedita al mittente. Lorenzo Bagnacani invece aveva riferito su una riunione dell’agosto scorso, durante la quale Lemmetti aeva manifestato la volontà di non approvare il bilancio Ama “adducendo la necessità che chiudesse in passivo, anche di un importo di 100mila euro, purché fosse in passivo”.