“Meritocrazia”. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, davanti al plenum straordinario del Csm, ha dettato la guida con cui scegliere il nuovo capo della procura di Roma, incarico, col pensionamento di Giuseppe Pignatone, vacante da maggio. L’occasione è stata data dalla nomina di Giovanni Salvi, stimato Procuratore alla Procura Generale presso la Corte di Cassazione. A giugno, nel pieno dello scandalo sul tentativo di pilotare la nomina del successore di Pignatone, emerso dalle indagini per corruzione del pm Luca Palamara, Mattarella aveva parlato “di un quadro sconcertante e inaccettabile”. Ora ha tenuto a specificare che Salvi “apporterà un alto contributo di professionalità e capacità organizzativa” e “darà un contributo prezioso al funzionamento efficace e trasparente del Csm”. È allora che il Capo dello Stato ha lanciato, appunto, un monito, da tutti associato all’imminente nomina del procuratore capo di piazzale Clodio. “Il Consiglio”, ha detto Mattarella, “ha oggi più che mai la necessità di dover assicurare all’ordine giudiziario e alla Repubblica che le sue nomine siano guidate soltanto da indiscutibili criteri attinenti alle capacità professionali dei candidati”. Meritocrazia, appunto.
SCANDALO CONCLUSO?
Tornando alla nomina di Salvi, nel presiedere il plenum del Csm, Mattarella ha riservato un’altra sorpresa: ha ringraziato Riccardo Fuzio, il pg della Cassazione che a luglio è stato costretto a dimettersi e ha chiuso il mandato con un’onta: l’indagine a suo carico a Perugia per rivelazione del segreto d’ufficio a favore di Palamara. “Desidero ricordare” ha detto Mattarella “l’attività svolta da Fuzio… l’esercizio della funzione disciplinare, nonché il senso delle istituzioni manifestato con la scelta di lasciare l’incarico in un momento delicato e particolarmente difficile per tutta la magistratura”. Parole che hanno posto l’interrogativo sul perché il Presidente si sia spinto fino a ringraziare l’ex Pg che da alto magistrato indagato non poteva non dimettersi, come hanno fatto d’altronde i consiglieri del Csm neppure indagati. C’è chi pensa che sia stato un tentativo ormai per circoscrivere lo scandalo.