Dopo cinque mesi di trattative sotterranee il progetto di trasformare Roma in una sorta di mini-regione sta per vedere la luce. La notizia era stata lanciata in esclusiva da il Caffè di Roma lo scorso 11 luglio. Parliamo del cosiddetto Decreto Roma. Una legge che, almeno sulla carta, ha l’obiettivo di dotare l’urbe di poteri, funzioni e fondi speciali. Ma anche di risolvere l’emergenza rifiuti e l’inefficienza del trasporto pubblico della Capitale, urbano ed extraurbano. Una prima bozza del documento è stata presentata alla Camera dal deputato romano, Francesco Silvestri, a metà novembre. Silvestri è il capogruppo vicario del Movimento 5 Stelle alla Camera, ma soprattutto un fedelissimo di Luigi Di Maio, il capo politico grillino.
UN TORTUOSO PERCORSO POLITICO DURATO 5 MESI
Il M5S sta lavorando da mesi a questo progetto con cui probabilmente si gioca la possibilità di rielezione di un sindaco grillino nel 2020. La sindaca e i vertici nazionali pentastellati hanno dovuto far digerire l’idea di dotare la città di Roma di maggiori poteri al Governo Conte 1, poi al Conte 2, quindi anche al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Finalmente l’accordo politico, perché di questo si è trattato, dopo esser stato modellato nei palazzi del potere romano, è stato reso pubblico il 13 settembre, a margine di un convegno promosso dalla Camera di Commercio di Roma titolato ‘Roma 2030’ che si è tenuto nello storico tempio di Adriano, a piazza di Pietra. Ora manca solo la stesura definitiva
M5S: “ROMA COME LE ALTRI CAPITALI EUROPEE”
Per il momento, il decreto Roma prevede 10 articoli. L’obiettivo dichiarato del decreto è di portare Roma Capitale allo stesso livello delle grandi capitali europee, come Vienna e Parigi, e delle Regioni a statuto ordinario, che godono di ampi margini di autonomia sulle materie più delicate, come appunto la raccolta dei rifiuti e l’amministrazione del settore dei trasporti. Questo sostiene il M5S. Il testo è però ancora suscettibile di ulteriori modifiche. Ma cerchiamo di capire insieme cosa potrebbe prevedere il Decreto Roma e in che modo si pensa di aumentare i poteri della Capitale.
DEROGHE, ANCORA DEROGHE
La prima bozza del testo di legge si ispira alle richieste di Virginia Raggi. La sindaca insiste sulla necessità di attribuire alla Capitale maggiori poteri amministrativi e gestionali. In particolare, l’articolo 6 della bozza prevede la possibilità di derogare al piano regionale dei rifiuti e riservare alla città prerogative e competenze più ampie nella individuazione delle modalità di raccolta dei rifiuti e degli impianti di smaltimento degli stessi. Al Comune di Roma sarà concesso anche di stipulare accordi in via preferenziale con i gestori degli impianti di smaltimento, anche se situati fuori dalla Regione Lazio. Altro nodo cruciale da sciogliere con urgenza è quello dei trasporti. Nella bozza di Silvestri, precisamente all’articolo 4, si legge che a Roma sarà garantita “l’acquisizione diretta dei fondi per il trasporto pubblico locale” che, invece, al momento sono assegnati e distribuiti dalle Regioni. Il confronto diretto e costante con il Governo nazionale sarà garantito da un Ufficio speciale istituito ad hoc. In altre parole, il progetto a breve termine è conferire a Roma Capitale le stesse autonomie di cui godono le Regioni a statuto ordinario in Italia e le grandi aree metropolitane europee.
Valery Palmieri