Le misure cautelari, emesse dal GIP del Tribunale di Spoleto, in collaborazione con la magistratura inquirente della stessa città umbra e di quella romana, sono state eseguite nelle zone di Ponte di Nona e di Tor Bella Monaca dove, all’interno delle case popolari, il sodalizio criminale aveva le basi operative.
Si tratta di un’associazione a delinquere composta da persone, tutte originarie dell’Albania, che entrava in azione esclusivamente durante le ore serali e notturne e che da Roma si spostava nelle città del centro/nord Italia per compiere numerosi furti e rapine.
I reati venivano commessi anche quando le persone erano in casa ed in diverse occasioni, oltre a denaro ed oggetti preziosi, i ladri riuscivano a sottrarre anche le chiavi delle autovetture delle vittime che utilizzavano per i loro spostamenti e per commettere i successivi furti. Decine i colpi messi a segno dalla banda nelle province di Frosinone, Ravenna, Perugia, Bologna, Modena e Reggio Emilia, inoltre, le indagini hanno messo in luce collegamenti con diverse “batterie” operanti in altre città d’Italia tra cui Milano, Venezia, Vicenza ed Ascoli.
L’indagine, condotta dagli agenti commissariato Aurelio, diretto da Alessandro Gullo, è iniziata circa un anno fa quando i poliziotti sorpresero alcuni degli odierni arrestati mentre operavano “un cambio macchina” dopo aver commesso un furto nei Comuni di Trevignano e Bracciano. In quella circostanza gli indagati riuscirono a fuggire.
Le successive indagini, portate avanti con intercettazioni ed appostamenti su tutto il territorio nazionale, hanno messo fin da subito in luce l’esistenza di un gruppo strutturato di veri e propri professionisti, che si vantavano di guadagnare in un solo inverno in Italia più di un milione di euro.
I malviventi, al fine di guadagnarsi l’impunità e per eludere eventuali pedinamenti o appostamenti, adottavano sempre una serie di precauzioni ed accorgimenti che li hanno portati perfino a sospendere le attività criminose e a far ritorno al paese d’origine per far calmare le acque.
In due occasioni, inoltre, i criminali, intercettati dalle Forze di Polizia, non hanno esitato a forzare violentemente i posti di blocco a Perugia e Frosinone, con rocamboleschi inseguimenti culminati con la distruzione delle autovetture.
Gli indagati, che privilegiavano l’uso di Audi in allestimenti sportivi, si spostavano prevalentemente con una berlina “pulita” ed erano soliti nascondere le auto rubate, tutte di grossa cilindrata, nei luoghi più disparati della Capitale come ad esempio il parcheggio di un Ospedale o in box privati. Grazie alla complicità di una fitta rete di fiancheggiatori, la refurtiva, gli attrezzi atti allo scasso, i lampeggianti, gli scanner, i telefoni cellulari completi di schede nonché l’attrezzatura per commettere i furti – frullini, mazzette piedi di porco ecc.. – venivano nascosti in un terreno.
Durante la preparazione dei colpi il sodalizio usava cellulari “citofoni”, quindi con un traffico estremamente limitato – il più delle volte intestati a cittadini cinesi residenti nella provincia di Napoli- , e le autovetture erano sempre registrate a un prestanome.
Durante l’indagine sono state sequestrate una decina di Audi rubate ed ingente refurtiva (orologi Rolex, Cartier, Gucci e di altre marche prestigiose, numerosi gioielli d’oro, diamanti ed altri preziosi), nonché borse ed oggetti di pregio che venivano utilizzati dalle compagne degli arrestati.
La misura cautelare, emessa dalla magistratura spoletina, nella quale viene contestato il reato associativo, sono a carico di T.N. di 26 anni, G.E. di 29 anni e N.E. di 24 anni, tutti di nazionalità albanese.
Dopo la cattura di N.E. , avvenuta a Reggio Emilia, gli investigatori hanno preparato il blitz nel covo romano: durante l’appostamento di preparazione i poliziotti sono stati informati che, poche ore prima, la banda aveva appena messo a segno un colpo in un piccolo centro del frusinate ed erano scappati rubando una Volkswagen Golf. I poliziotti hanno fatto irruzione nelle abitazioni trovando gli altri 2 destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare, N.A. , albanese 24enne, che, essendo emerso nell’indagine come uno dei principali rapinatori, è stato sottoposto a fermo di Polizia Giudiziaria, ed altri 2 albanesi, N.M. e A.M. rispettivamente di 34 e 31 anni, sono stati arrestati in quanto inottemperanti all’espulsione dal territorio nazionale che gli era stata inflitta quale misura alternativa alla detenzione.
Sono state indagate in stato di libertà altre 9 persone, tra cui 2 donne, che, seppur con un ruolo marginale, hanno concorso nei reati principali.