Rifiuti accatastati. Sacchi neri in terra. Spesso perfino aperti ed in balia del maltempo. Un panorama ormai comune nelle vie del centro storico, dove a pagare lo scotto di una raccolta non organizzata sono spesso i ristoratori per i quali la produzione di scarti, soprattutto alimentari, è più elevata rispetto a quella di un nucleo familiare. Il recente scandalo della mancata raccolta da parte di alcuni operatori appaltanti di Ama è solo l’ultimo tassello di un quadro generale molto più ampio, dove i rifiuti probabilmente rimarrebbero abbandonati anche se tutti operassero seguendo le attuali regole. Perché ad essere sbagliato è proprio il sistema con il quale è stata concepita la raccolta, secondo quanto denunciano alcuni ristoratori del centro storico. Che dalle pagine de ‘Il Caffè di Roma’ lanciano una proposta all’Ama.“E’ necessario che si creino delle isole ambientali ad orario, corrispondenti a specifiche aree. Dei singoli punti prestabiliti dove il camioncino della raccolta sosti un determinato lasso di tempo, durante il quale sono i ristoratori di quella zona a conferire i rifiuti. In questo modo siamo sicuri che vengano raccolti – spiega Roberta Pepi, ristoratrice del centro storico e rappresentante dell’associazione di categoria Roma Più Bella -. Un altro aspetto importante è rappresentato dal passaggio degli operatori che vengono a raccogliere presso il ristorante. Non è pensabile che si faccia un solo passaggio al giorno, devono farne due. I ristoranti vivono del doppio turno”. “È vero che gli operatori dovrebbero passare di notte – spiega ancora Pepi – ma la realtà dei fatti è che spesso noi ristoratori lasciamo i sacchi all’esterno proprio per consentire che vengano ritirati. Ma la mattina dopo ce li ritroviamo ancora lì. Per motivi igienici, non possiamo certo rimettere all’interno del locale delle buste che sono state tutta la notte all’aperto ed in terra. E che spesso il giorno seguente sono anche rotte. Haccp e Asl ci impongono standard che dobbiamo rispettare. Così come ci chiedono di smaltire a un ritmo più elevato di quanto non consenta la raccolta in questa città. Basti pensare che per indifferenziata e cartoni passano ogni tre giorni. Ma in un ristorante non è pensabile che si possa tenere questo genere di scarti per oltre ventiquattro ore”. E proprio la rottura dei contenitori è tra le ulteriori questioni che i ristoratori pongono all’Ama. “Il sacco dell’umido è specifico perché biodegradabile, ma si rompe facilmente. E questo vale ancor di più quando lo utilizziamo per il vetro. Sarebbero più utili dei bidoncini. E l’aspetto più assurdo è che questo sacco biodegradabile dovrebbe essere fornito in dotazione ma, in realtà, non ci viene mai lasciato. Dobbiamo richiederlo noi. E non è detto che ci venga dato, anzi. Il rotolo biodegradabile ha un prezzo 130 volte superiore a quello del sacco nero. Paghiamo la tassa sui rifiuti e avremmo diritto ad averlo in dotazione, perché l’Ama non ce lo lascia?”. “Il problema della mancata raccolta ha contrapposto ancora una volta residenti e commercianti. Un’opposizione ingiusta verso la società. In questo modo si creano buoni contro cattivi, ma siamo tutti parte dello stesso territorio. Il nostro obiettivo – conclude Pepi – è far conciliare le esigenze di entrambi”.
Barbara Laurenzi
08/11/2019