Mentre la Procura di Milano indaga sullo scandalo Equalize, il tema del “dossieraggio” illegale trova presunta attività anche a Roma.
L’organizzazione si sarebbe occupata di acquisire e vendere informazioni sensibili su individui e aziende.
Le indagini sulla Squadra Fiore
Le operazioni illegali della Squadra Fiore sembra siano avvenute per lo più nella Capitale e la Procura di Roma ha avviato un’inchiesta.
Al momento non ci sono indagati ufficiali ma gli agenti della Polizia Postale hanno già individuato almeno cinque individui che ricoprirebbero ruoli attivi nel gruppo clandestino.
Inoltre, hanno richiesto alla Procura di Milano di ottenere la documentazione relativa all’indagine sulla società Equalize, con l’intento di rilevare i presunti legami tra le due organizzazioni.
Le indagini, condotte dalla Polizia Postale, sono cominciate nella primavera scorsa e si concentrano su accuse di accesso abusivo a sistemi informatici, violazioni della privacy e esercizio non autorizzato della professione.
Al momento le indagini della Procura di Roma e Milano sono sotto il coordinamento della procura nazionale antimafia.
Tra le figure coinvolte, figura anche l’imprenditore romano Lorenzo Sbraccia.
La sede dell’organizzazione
La ‘Squadra Fiore’ opererebbe da un appartamento situato nella zona nord-est di Roma, prestando servizi anche a clienti esteri.
L’organizzazione avrebbe stabilito diversi uffici nella capitale, l’ultimo dei quali ubicato in un lussuoso appartamento affacciato su Piazza Bologna.
Le riunioni in questo spazio erano protette da un jammer, un dispositivo in grado di neutralizzare le comunicazioni telefoniche e le intercettazioni ambientali.
In uno di questi uffici si sarebbe svolto un incontro con Samuele Calamucci, coinvolto nell’indagine milanese insieme all’ex poliziotto Carmine Gallo.
L’accesso alle banche dati
Le indagini rivelano che i membri del gruppo avrebbero avuto accesso a banche dati riservate, scaricando documenti sensibili, tra cui le segnalazioni di operazioni sospette dell’Unità di Informazione Finanziaria della Banca d’Italia.
Il nome del gruppo deriva dalla chat utilizzata dai membri per condividere informazioni sulle loro attività.
L’obiettivo era quello di ottenere accesso alle comunicazioni del sistema di indagine del Ministero dell’Interno, conosciuto come Sdi, oltre alle segnalazioni di operazioni sospette emesse da Bankitalia, note come Sos.
Le operazioni venivano svolte anche su richiesta di clienti esteri e le informazioni contenute potevano valere decine di migliaia di euro.
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