Questo periodo ha segnato una fase di adattamento per l’industria, con sfide derivanti dalla normalizzazione della domanda globale e dall’impatto inflattivo sui costi e sui margini aziendali.
Perché si parla di mobili Made in Italy
L’arredamento, e di conseguenza il mercato del mobile, è una delle quattro A che contraddistingue il Made in Italy in tutto il mondo insieme ad abbigliamento, automotive e settore alimentare. La creatività, la qualità, lo stile, la tradizione e, allo stesso tempo, l’innovazione, sono i pilastri fondamentali che rendono il marchio riconoscibile e ambito in tutto il mondo.
Nel settore del mobile, queste caratteristiche sono amplificate: non si tratta di semplici arredi, ma spesso e volentieri di vere e proprie opere d’arte funzionali. In questo senso, la qualità è un elemento non negoziabile dato che ogni fase del processo, dalla progettazione alla lavorazione, è caratterizzata da un impegno volto all’eccellenza. Questa si manifesta grazie all’expertise degli addetti ai lavori, figure professionali dedite a lavori minuziosi che vanno dall’assemblaggio di componenti delicati ma resistenti come le cerniere, attraverso l’uso di strumenti specifici come le diverse tipologie di presse manuali da banco, alle rifiniture più innovative, spesso capaci di anticipare le mode e i trend del settore.
L’approccio unico del Made in Italy non solo assicura la durabilità e la qualità degli arredi, ma conferisce loro anche un valore estetico e originale che li distingue nel competitivo mercato del design d’interni.
Analisi dei dati di mercato del 2023
Guardando nel dettaglio come è andato il settore nel corso del 2023, stando agli stando agli ultimi dati, l’industria italiana del mobile ha sperimentato una contrazione significativa, interrompendo il flusso di crescita che invece aveva segnato i due anni precedenti.
All’inizio dell’anno, l’accelerazione degli ordini ha iniziato a rallentare, portando a un declino del 8,1% nel fatturato complessivo, che si è attestato a 52,6 miliardi di euro. La diminuzione è risultata particolarmente evidente nel mercato interno, con una contrazione del 10,1%, influenzata soprattutto dalla riduzione degli incentivi fiscali sull’edilizia. Per le esportazioni, invece, si è avuto un calo meno accentuato, di circa il 4,5%.
In particolare, è l’industria del legno che ha subito la maggiore contrazione, registrando un calo degli introiti dell’11,6%, mentre il settore del mobile ha riportato un declino più moderato del 3,4%, portando il fatturato totale a 28 miliardi di euro. Nonostante questi risultati, il presidente di FederlegnoArredo, Claudio Feltrin, ha sottolineato la resilienza del settore dell’arredo, che ha evitato aumenti significativi dei prezzi durante l’anno, come successo invece nel 2022.
Tra le principali cause della decrescita, l’effetto inflattivo ha giocato un ruolo critico, aumentando i costi di produzione e influenzando negativamente i margini delle aziende. Nonostante un incremento del fatturato rispetto al 2019, infatti, gran parte di questo aumento è stato attribuito all’inflazione dei prezzi, che ha posto sotto pressione le performance economiche complessive del settore. Le analisi indicano che, nonostante una lieve diminuzione nella produzione volumetrica rispetto al 2019, i profitti sono stati erosi soprattutto dall’incremento dei costi delle materie prime e dell’energia.