Il provvedimento, emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari (G.I.P.) del Tribunale locale, rappresenta l’epilogo delle indagini condotte dalla Procura della Repubblica e dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Roma.
Le indagini hanno rivelato gravi indizi di colpevolezza nei confronti degli indagati, accusati di aver erogato prestiti di denaro a imprenditori e liberi professionisti in difficoltà economica, applicando tassi di interesse annui che variavano dal 50% al 120%. Il meccanismo usurario si basava principalmente sull’utilizzo di assegni bancari di importo non elevato, emessi senza l’indicazione del beneficiario. Questi assegni fungevano da strumento di garanzia per il prestito e come mezzo di restituzione del debito, consentendo agli indagati di eludere il monitoraggio bancario.
Durante le indagini, sono stati sequestrati oltre 110.000 euro in banconote di piccolo taglio, assegni in bianco per circa 370.000 euro e documentazione dettagliata sulla contabilità delle somme prestate, i nominativi delle presunte vittime e i piani di ammortamento correlati.
Il quadro indiziario ricostruito ha evidenziato prestiti a tassi usurari di considerevole entità, i cui proventi sembrano essere stati parzialmente riciclati attraverso il versamento su conti correnti di un’attività imprenditoriale di lavanderia gestita da uno degli indagati.
Le misure cautelari sono state emesse durante la fase delle indagini preliminari, sulla base delle attuali acquisizioni probatorie. In attesa di un giudizio definitivo, si applica la presunzione di non colpevolezza agli indagati.
L’operazione odierna sottolinea l’impegno costante dell’Autorità Giudiziaria capitolina e della Guardia di Finanza nella lotta contro l’usura, un fenomeno criminale che, favorendo il conseguimento di profitti illeciti significativi, costituisce un serio ostacolo alla ripresa e al rilancio dell’economia nazionale.
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