COMMISSIONI AL LAVORO

La Commissione Sviluppo economico della Regione Lazio, in seduta congiunta con la Commissione Turismo e Cultura, venerdì 21 gennaio scorso ha cercato di raccogliere il grido di allarme dei sindacati (di tutti i colori) e soprattutto degli operatori del settore. Sul tavolo i licenziamenti e le vertenze sindacali di grandi e piccoli hotel, tra i quali figurano anche veri e prori big come lo Sheraton, l’Hilton e il Majestic anche se la crisi, acuita dalla quarta ondata del covid, riguarda migliaia di lavoratori che vanno dalla ricezione, che non è solo alberghiera naturalmente, passando per la ristorazione, le guide turistiche, i trasporti e tutto il mondo dell’indotto che gira intorno ai 15 milioni di turisti registrati nel 2019 e più che dimezzati negli anni successivi. “Dobbiamo cercare – ha sostenuto Eleonora Mattia, la presidente della commissione Lavoro e Sviluppo economico – di assistere le imprese e dobbiamo cercare di sostenere tutte le imprese che nonostante il periodo continuano ad andare avanti senza licenziamenti e dovremmo farci carico di richiedere alcuni azioni da parte del Governo. In questo senso, presenteremo un Ordine del giorno per il rinnovo della cassa integrazione”. “Sposo – ha subito rincarato la dose la capogruppo Pd Marta Leonori – la proposta di attivarci anche in Consiglio per richiedere l’intervento del Governo sulla cassa integrazione con una mobilitazione a tutti i livelli. C’è già un tavolo sul turismo e ricordo anche i fondi della nuova programmazione sulla formazione e riqualificazione dei lavoratori. Oggi abbiamo attivato il focus sul tema dei lavoratori e partendo da questa audizione possiamo anche mettere sul piatto ciò che possiamo fare come Consiglio in sinergia con i diversi livelli e il Comune di Roma”.
LA CASSA INTEGRAZIONE NON BASTA

Certo non è con la cassa integrazione che si salverà un settore che ha bisogno di un profondo rinnovamento e che forse per troppi anni ha vissuto di rendita, potendo contare sulle bellezze paesaggistiche e archeologiche di un territorio che non ha molti eguali nel mondo.
“Con gli assessori Di Berardino e Orneli – – ha aggiunto Valentina Corrado, l’Assessora al Turismo – abbiamo prontamente aperto un tavolo di crisi del settore e avevamo già avviato il lavoro, congiuntamente con le parti, per un protocollo che definisca le regole per affrontare queste crisi. La preoccupazione di salvare imprese ci ha portato a intraprendere azioni su più tavoli, abbiamo scritto una nota ai ministri dello Sviluppo economico, del Turismo e del Lavoro per chiedere non solo la proroga retroattiva degli ammortizzatori scaduti il 31 dicembre, ma anche quella per le misure a favore delle imprese, come il credito d`imposta sul canone di locazione”.
Clara Faticelli, delegata al Turismo di Federalberghi, ha chiesto più chiarezza alle istituzioni “perché stiamo vivendo un vero lockdown mascherato e da quando sono arrivate queste nuove restrizioni le prenotazioni sono crollate, è venuto il momento di cambiare marcia, bisogna tornare a viaggiare, pensiamo a dei corridoi turistici per far entrare chi è vaccinato”.
Gli ha fatto eco Mario Gentiluomo della Confcommercio Lazio, secondo il quale la crisi ormai è strutturarle ed è venuto il tempo di affrontarla globalmente. L’Italia in effetti è sicuramente il paese con il più alto grado di restrizioni rispetto a paesi ad esempio come Francia e Spagna che presentano dati in controtendenza rispetto alle prenotazioni alberghiere.
ROMA E LAZIO CON POCHI TURISTI
A Roma e nel Lazio mancano ormai da due anni i turisti da Russia, Canada, Stati Uniti e Cina, quelli cioè con una capacità di spesa più alta rispetto al turista medio che invece ha ridotto ulteriormente la disponibilità a spendere. “Parliamo di 8 mila posti di lavoro a rischio per il solo settore alberghiero e di 50 mila posti se calcoliamo tutto l’indotto – ha detto Davide Favaro del Sindacato Clas – per questo proponiamo di aprire uno stato di crisi del settore turistico a livello regionale cercando di venire incontro alle imprese in modo che non vengano perse professionalità preziose”. A indebolire ancora di più il settore ci hanno pensato gli aumenti dei costi delle materie prime, con le bollette che non hanno smesso di salire e le tasse che, dopo un piccolo stop coincidente con i mesi del lockdown, sono rimaste identiche.
“Porteremo questa proposta al Governo in tempo utile – ha sbottato Claudio Di Berardino, l’Assessore al Lavoro regionale – e porteremo questa discussione come Regione Lazio anche nell’ambito della riunione delle Regioni, affinché questo tema possa essere assunto anche più complessivamente. Rivolgeremo, con un bando in uscita nei prossimi giorni, l`attenzione ai lavoratori con cassa a zero ore per affrontare questa fase critica. In più la settimana prossima portiamo in Giunta il protocollo definito con le parti sociali e datoriali in cui affrontiamo il tema sia sul versante dei diritti che su quello dello sviluppo.”
Di Berardino ha poi ricordato il tema delle acquisizioni di grandissimi gruppi verso realtà produttive del nostro territorio che smembrano anche la stessa titolarità sul fronte occupazionale: “questo indebolisce la rappresentanza e per questo abbiamo convenuto di mettere in campo una riflessione che possa coinvolgere le parti per riflettere su come possiamo introdurre regole e azioni su un mercato del lavoro che altrimenti resterebbe frastagliato sia sul piano delle imprese che su quello dei lavoratori.”
VIA AL NUOVO PIANO TURISTICO REGIONALE
E se da una parte Marco Misicchia della Cna Roma ha lodato l’iniziativa regionale ‘Più notti, più sogni’ chiedendo che venga replicata, dall’altra parte Francesco Gatti, dell’Assohotel Confesercenti, ha chiesto con forza che venga sfruttata quest’occasione per ridiscutere tutti insieme la nuova legge regionale sul turismo “perché ci troviamo di fronte a tasse che vanno riviste – e il riferimento è chiaramente alla tassa di soggiorno di 12 euro che il Comune non ha mai voluto modificare e che pesa ancora su una prenotazione nonostante le tariffe siano calate in questi anni del 30% circa – e ad una situazione paradossale rispetto alle altre capitali europee visto che solo in città ci sono 1.300 affittacamere e 700 B&B. Sono percentuali altissime se pensiamo che a Parigi, per 1.300 alberghi circa, ci sono 21 affittacamere e 5 B&B e a Barcellona 100 strutture extralberghiere rispetto ai circa 400 alberghi. Stiamo svuotando il centro storico – ha detto Gatti – con problemi anche per la sicurezza visto che il checkin e l’invio dei documenti di identità avviene online, il cliente riceve un codice o al massimo riceve le chiavi da un lavoratore che poi non vedrà più e di fatto può entrare chiunque nella stanza senza che venga identificato. Ma poi tutti i nostri studenti dell’alberghiero, dove vanno a lavorare? Parliamo di imprese a conduzione familiare o piccolissime imprese dove un solo individuo riesce a sbrigare tutto il lavoro”.
La speranza è che con l’arrivo della primavera si ricominci a vedere un barlume di luce e che in qualche modo cambi anche il racconto che i media nazionali fanno dal nostro Paese dove la reale situazione sanitaria è migliore in tutti i parametri (vaccinati, ricoverati, contagiati) rispetto a nazioni come Spagna e Francia ma si continua con la narrazione di insicurezza ed emergenza che allontana turismo ed eventi e rimanda a tempo indefinito i timidi segnali di ripresa.