Traballa il ‘piano di Natale’ per ripulire le strade e i cassonetti troppo spesso ancora stracolmi di spazzatura della Capitale, obiettivo preannunciato forse troppo presto dal sindaco Gualtieri e dalla sua assessora ai Rifiuti Sabrina Alfonsi. Sono tre i nodi da risolvere quanto prima, nonostante tutti siano ben consapevoli che nessuno, in Campidoglio, ha la bacchetta magica e che tali problemi sono stati ereditati evidentemente dall’Amministrazione precedente.
I TRE NODI DA SCIOGLIERE
Il primo nodo riguarda sicuramente i problemi interni ad Ama: carenza di netturbini e mezzi. Il problema delle tante carenze del personale a causa delle eccessive malattie è stato almeno in parte risolto dalla Giunta Gualtieri, sia con il ‘premio di produttività, che in sostanza consiste in incentivi economici in busta paga per i meno assenteisti, sia con maggiori controlli Inps per chi si darà malato. Una strategia che però mitiga, ma solo parzialmente, l’altro grande problema sempre legato alla carenza di personale visto che parte degli operatori Ama, circa il 22%, è comunque inidoneo (110) o solo parzialmente inidoneo (1464) al lavoro in strada a causa di problemi fisici. A costoro verrà affidato un nuovo incarico, ossia quello di presidiare tipo ‘vedette’ i cassonetti, con il compito di aiutare i cittadini a gettare i rifiuti correttamente, con particolare riguardo alle raccomandazioni per il porta a porta, per mettere i sacchetti nei contenitori giusti, una sorta di “consulenti per il cassonetto”. Inoltre, tale personale sarà in contatto continuo con i referenti municipali per chiedere interventi e multe lampo in caso di postazioni particolarmente problematiche.
Poi c’è, come accennato, la carenza di mezzi, ma la Giunta ha preannunciato operazioni in corso per rafforzare la disponibilità: Ama ha sbloccato la manutenzione per il recupero di 135 mezzi, 50 mezzi pesanti e 85 tra ‘squaletti’ e mini-compattatori. Presto sapremo se l’Ama sarà così in grado di essere più attiva ed operativa in strada, specie durante i giorni delle feste, in cui la spazzatura nei cassonetti raddoppia.
IL 57% DEI RIFIUTI DI ROMA VANNO IN DISCARICA
Poi c’è un secondo grande nodo ancora irrisolto dalla chiusura di Malagrotta. Il 57% circa dei rifiuti romani sono costituiti attualmente da indifferenziato che va smaltito in discarica. Per il breve-medio periodo, la Giunta Gualtieri è intenzionata a servirsi di discariche e inceneritori fuori regione, tra Mantova e Livorno; oltre a proseguire con l’uso limitato a fine gennaio della discarica di Albano, in zona Roma-sud. Poi la Giunta Gualtieri sembra intenzionata ad adottare un modello di micro-discariche municipali, ogni singolo municipio avrà la sua: si tratterà – così ha spiegato di recente l’assessora Sabrina Alfonsi – di impianti piccoli destinati a ricevere poco materiale non differenziabile, niente a che vedere con Malagrotta, né per tecnologia che per volumi di materiale trattato.
SERVE UN PIANO AMBIZIOSO PER IL PORTA A PORTA
Poi c’è il terzo nodo, strettamente collegato al secondo: è un dato di fatto che il Porta a porta, la modalità di raccolta domiciliare del pattume urbano, è sempre meno presente nelle vie e piazze di Roma. Negli ultimi anni e mesi da Ostia, Torrino, Settebagni, Colli Aniene e Cecchignola sono progressivamente scomparsi i bidoncini della raccolta differenziata e ricomparsi i grossi cassonetti stradali. L’arretramento del Porta a porta del resto è confermano dai dati resi pubblici di recente dall’Agenzia per il Controllo e la qualità dei Servizi di Roma. Il report pubblico è spietato: la raccolta differenziata a Roma è passata dal 26% del 2012 al 41% del 2015. E dal 2016, senza investimenti adeguati e senza volontà politica, la raccolta differenziata non è praticamente cresciuta, attestandosi intorno al 43%, mentre il limite minimo di legge fissato è il 65%.
IL PORTA A PORTA CREA LAVORO E RICCHEZZA
Il Porta a porta costituisce l’unica modalità di gestione del pattume urbano, quindi finalizzata alla chiusura del ciclo dei rifiuti, rispettosa della salute umana e dell’ambiente. Inoltre, il Porta a porta crea lavoro, visto che necessità di più personale e mezzi dedicati, e crea anche più ricchezza, visto che può contare anche sugli introiti ottenuti dalla vendita delle materie prime differenziate: carta, plastica, legno, etc, abbassando così l’importo delle tasse sull’immondizia (la famosa Tari) che ogni romano deve pagare. Eppure, a dispetto di ogni argomentazione razionale, il flop del Porta a porta a Roma fino ad oggi è totale. Il sindaco Gualtieri e la sua Giunta sono chiamati a dare una svolta vera all’intero settore, perché più e meglio si differenzia il pattume e più saranno piccole ed indolori le mini-discariche che dovranno accogliere solo la frazione non differenziata del pattume urbano. L’auspicio è che il sindaco Gualtieri e l’assessora Alfonsi sappiano trasformare il modello decandente di gestione dei rifiuti di Roma nel loro e nostro fiore all’occhiello.