Un progetto destinato non solo a salvare il Fatebenefratelli, l’opedale situato sull’isola Tiberina, ma anche a segnare un cambio di passo nella gestione della sanità cattolica in Italia, che vede diverse situazioni di crisi. L’intervento della Santa Sede per il salvataggio della imponente struttura sanitaria della congregazione San Giovanni di Dio che ha oltre 400 anni di storia e da tempo in commissariamento, per un carico di debiti di oltre 210 milioni è definito e pronto a partire. Il programma di salvataggio prevede la costituzione di una società, una “NewCo” cui la Casa Generalizia dell’ordine – storico proprietario del nosocomio – venda l’ospedale.
Una società costituita come impresa sociale senza fini di lucro detenuta dalla Fondazione per Sanità Cattolica (della Santa Sede) e dalla Fondazione del Vecchio, 50-50%. Il nuovo veicolo societario avrà bisogno inizialmente di 100 milioni per pagare i debiti. Le cifre esatte sono ancora in fase di negoziato. Più avanti sarà necessario aumentare l’apporto di capitali per sostenere gli investimenti considerati necessari.
La Fondazione vaticana è stata costituita un mese fa da Papa Francesco proprio con lo scopo di offrire aiuto economico alle strutture sanitarie della Chiesa conservando il carisma dei fondatori, evitando quindi cessioni (o svendite) ai privati, perdendo così l’obiettivo iniziale di assistenza, specie alle fasce più deboli. Sarà guidata dal presidente dell’Apsa, monsignor Nunzio Galantino, e sotto il controllo della Segreteria per l’Economia, guidata dal prefetto, il gesuita padre Juan Guerrero Alves. Questa sarà la prima operazione della Fondazione vaticana, che in questo dossier cercherà contributi di altri soggetti (circola l’indiscrezione della Curia di Bologna, che ha alle spalle un consistente patrimonio liquido e anche una grande impresa, la Faac, che potrebbe approdare in Borsa a medio termine).
IN CAMPO ANCHE IL GEMELLI?
Una volta completata la costituzione della nuova società si procederà all’intervento sull’ospedale: lo schema prevede l’affitto ad un “partner industriale” in grado di gestire l’ospedale e approntare un piano di riorganizzazione e rilancio, tra cui interventi nello storico immobile sull’Isola. Per la figura del “partner” quindi è possibile che sia un’altra organizzazione sanitaria: un’opzione sul tavolo al momento potrebbe essere il Policlinico Gemelli, eccellenza della sanità cattolica molto apprezzata anche dal Papa, dove è stato operato lo scorso luglio (il chirurgo Sergio Alfieri è stato nominato da Bergoglio nel cda della Fondazione) e dalle cui finestre l’11 luglio, ancora convalescente, pronunciò nell’Angelus il discorso sulla «sanità accessibile a tutti come bene prezioso» che ha rappresentato il programma di fondo, il “manifesto” di tutto il progetto.
La scansione dei tempi non è neutra. In quel periodo doveva perfezionarsi il progetto di ingresso nel Fatebenefratelli del gruppo San Donato-Rotelli, che ad aprile aveva presentato alla Congregazione e ai commissari un’offerta per la cessione dell’Azienda Ospedaliera, al netto dei debiti e crediti (fatte salve quelle attinenti ai rapporti di lavoro) , per un corrispettivo di 92 milioni (eventualmente incrementabili a 96), come si legge nella lettera di pochi giorni fa ai creditori di fra Pascal Ahodegnon, legale rappresentate dell’ordine religioso. Ma serviva il nulla osta della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata, il dicastero vaticano competente per gli ordini religiosi che deve autorizzare tra l’altro tutte le operazioni al di sopra di un milione.
Ma questo via libera (per volere del Papa, a questo punto è chiaro) non è arrivato, e da inizio settembre si sono cercate altre strade alternative al Gruppo San Donato (che anni fa ha rilevato il San Raffaele di Milano), che pure è stato ringraziato per l’impegno profuso in questi mesi per cercare una soluzione. In questo frangente è emersa la disponibilità della Fondazione del Vecchio, che fa capo al patron di Luxottica, Leonardo del Vecchio, che ha già investito in sanità a Milano (18% dello Ieo-Monzino).
Del Vecchio, che certamente aveva sentito le parole del Papa a luglio, a fine estate ha incontrato in udienza privata Papa Francesco, e proprio di questo tema hanno parlato. Ora i tempi sono abbastanza stretti: la data fissata dal concordato del 15 ottobre è stato spostata al 26 novembre, ma la strada è ormai stata tracciata.