È calato il sipario sulla Roma del G20, ma per i romani prendere una delle tre linee della metropolitana spesso è un’impresa. Impianti fermi, cumuli di foglie secche, rifiuti sparsi, per non parlare del rischio di allagamento sempre dietro l’angolo. Infine, c’è il limite del numero di presenze ammesse in vettura causa Covid, strettamente legato al numero di corse, spesso insufficienti rispetto alle esigenze e richieste degli utenti, specie negli orari di punta. In particolare, sono 32 su 78 le stazioni con impianti fermi a causa di guasti, sostituzioni, revisioni, attese di collaudi, disposizioni anti-Covid per evitare eccessiva affluenza. A questo si aggiunge la chiusura della fermata Policlinico, off-limits dal 29 ottobre scorso a causa della sostituzione trentennale degli impianti: quasi un anno di disagi, soprattutto per chi è in cura all’ospedale Umberto I e per gli universitari della Sapienza. Emblematico il caso di Castro Pretorio, chiusa per un anno, e subito alla ribalta delle cronache, nei giorni scorsi, per la scala mobile fuori uso.
LA LINEA A
Solo lungo la linea A sono dieci le stazioni con problemi: a Cinecittà è fuori servizio l’ascensore lato Battistini, a Subaugusta quello per andare ad Anagnina. A Giulio Agricola e Porta Furba non si può usufruire del montascale esterno, a Lucio Sestio non ne è attivo nemmeno uno. Un problema non da poco per disabili e genitori con passeggini al seguito. E ancora: a Re di Roma, oltre a una scala mobile, sono interdetti gli ascensori (interni), come anche a Manzoni, dove non si può contare sul montascale. A Flaminio una transenna gialla impedisce l’accesso alla scala mobile in uscita: si sale solo a piedi. A Baldo degli Ubaldi niente ascensore lato Valle Aurelia. E anche a Cipro ne è fuori uso uno: ma a colpire maggiormente chi, per visitare i Musei Vaticani scende qui, sono sedie imbottite distrutte, cartoni a terra e bottiglie vuote. E sotto la tettoia che affaccia sul parcheggio dedicato agli utenti che lasciano lì l’automobile, i materassi di senzatetto. Accanto, rastrelliere per bici inutilizzate.
LA LINEA B
La mappa degli impianti fermi prosegue con altri 10 casi sulla metro B. Per la sostituzione integrale degli impianti, ascensori e scale mobili sono fuori servizio un po’ a macchia di leopardo a Rebibbia, Santa Maria del Soccorso, Pietralata, Monti Tiburtini, Quintiliani e Bologna. A Ponte Mammolo sono interdetti gli ascensori interni, a Eur Fermi è fermo quello in direzione Laurentina, a San Paolo quello verso Rebibbia/Ionio/Colombo, mentre a Termini è transennato quello esterno per la banchina in direzione Laurentina. Ancora a Termini, dove hanno transitato decine di migliaia di turisti in questi giorni, sono off-limits un paio d’ascensori, tra cui quello del sottopasso che collega le banchine dei capolinea della linea B. Un viaggio a ostacoli, insomma, per i visitatori in carrozzina.
LA LINEA C
Anche la linea C, la più nuova e moderna della Capitale, non è esente da problemi: una dozzina, qui, le fermate con impianti inutilizzabili. Gli ascensori sono fuori servizio un po’ ovunque, tra esterni e interni: Gardenie, Pantano, Grotte Celoni, Torre Gaia, Torre Maura, Graniti, Finocchio, Bolognetta, Borghesiana, Fontana Candida, Torre Angela e Torrenova. Impianti “a fine vita” nonostante l’appalto milionario di Atac. Intanto trecentosettantuno giorni di chiusura non sono bastati per lasciarsi alle spalle i problemi delle scale mobili di Castro Pretorio. Il guasto che due giorni fa ha bloccato di nuovo le scale nella fermata della metro, una delle tante oggetto di manutenzione sulla linea B, riporta al cuore di quell’appalto che – ormai due anni fa – Atac ha affidato a Schindler, colosso internazionale del settore.
I lavori sono quindi finanziati dal Campidoglio che tuttavia si avvale di Atac come stazione appaltante. La richiesta è quella di sostituire 22 scale mobili, 4 marciapiedi mobili e 22 ascensori lungo la linea B della metro di Roma.
Ad aggiudicare l’appalto, l’11 luglio del 2019, è il consiglio di amministrazione di Atac che – studiando offerta e curriculum dei candidati – assegna il lavoro alla Schindler, colosso mondiale con sede italiana a Milano.
Per completare il lavoro Atac riconosce alla società 9,2 milioni di euro, 7,4 dei quali per la fornitura delle nuove scale mobili e ascensori, il resto per i lavori di smantellamento, progettazione, oltre che 24 mesi di manutenzione. L’accordo prevede inoltre che Atac non paghi tutto l’importo in un’unica soluzione, ma a stadi di avanzamento e infatti ad oggi la municipalizzata ha saldato circa il 70% dei 9 milioni previsti. Altro elemento significativo per leggere l’ennesimo guasto dei giorni scorsi è la promessa di Schindler di estendere la garanzia di altri 12 mesi oltre il termine previsto dalla legge. Una volta firmato il contratto i tecnici di Schindler si mettono al lavoro e diverse stazioni della metro B vengono chiuse proprio per la sostituzione delle scale mobili. Per un lungo periodo sulla linea 7 fermate su 22 non hanno né scale mobili né ascensori funzionanti. Tra queste, Rebibbia, Pietralata, Monti Tiburtini, Tiburtina e Piazza Bologna, mentre la stazione Policlinico viene chiusa interamente.
Vittorio Rossato