A livello di coraggio e morale politica le ha già vinte le elezioni. Ma se destra e sinistra continueranno a tentennare nel calare i loro numeri della toto-lotteria per il Campidoglio, Virginia Raggi potrebbe diventare anche la vincitrice effettiva.
Nel fuggi fuggi generale di chi teme di mettere a rischio faccia e carriera nel partecipare alla sfida elettorale per governare l’ingovernabile Roma, Virginia Raggi, esile quanto d’acciaio, resta ferma ai nastri di partenza con uno slogan che mostra ai nemici, dentro e fuori il M5S, e non tutti nel Pd riescono a decifrare: ”Tanto non mi ritiro”. E il Raggi bis è servito. Per temporeggiare i dem hanno ritirato fuori dal cilindro le primarie fissate per il 20 giugno, regressione Covid permettendo. Ma con una consapevolezza: solo se scenderà in campo Nicola Zingaretti si potrà evitare una possibile disfatta. Così mentre il leader d’Azione Carlo Calenda, inviso per le sue sparate e per l’avversione coi pentastellati non viene appoggiato, l’ex ministro Roberto Gualtieri è stato sistemato ai box, di riserva alla possibile calata di Super Nicola. Che ufficialmente si dichiara per il ”no”, ma di fatto sta mettendo un paletto per sciogliere la riserva: far fuori dalla gara la Raggi per continuare la strada dell’intesa dem-5stelle. Alla fine, invece, sarà assai probabile che dovrà cedere per il testa a testa con l’invisa Virginia.
IL SONDAGGIO
Le intuizioni, anticipate a più riprese da Il Caffè, ora hanno trovato una prima conferma. Secondo un sondaggio Winpoll realizzato per il Sole 24 Ore, soltanto con Nicola Zingaretti il centrosinistra riuscirebbe a vincere contro il centrodestra alle elezioni comunali di Roma. La rilevazione, spiega l’azienda, è stata svolta dal 12 al 14 aprile su un campione di mille cittadini maggiorenni residenti nel comune di Roma. Zingaretti è il politico di cui i cittadini si fidano di più (44 per cento), seguito da Guido Bertolaso e Calenda (43 per cento) e da Gualtieri (42 per cento). Raggi chiude con il 28 per cento. Per quanto riguarda la notorietà, Gualtieri (79 per cento) e Calenda (87 per cento) sono i meno noti. Tra tutti i candidati del centrosinistra, Zingaretti è quello che prenderebbe più voti tra gli elettori del Movimento 5 Stelle. Ipotizzando che Guido Bertolaso sia il candidato del centrodestra e che egli raggiunga il ballottaggio, l’ex capo della Protezione Civile vincerebbe contro Virginia Raggi (57,9% a 42,1%) e contro l’ex ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri (54,3 a 45,7). Perderebbe invece in caso di ballottaggio contro Carlo Calenda e Nicola Zingaretti (46,6% a 53,4% contro Zingaretti e, con margine molto più ridotto, 48,3% contro 51,7% contro Calenda).
SINISTRA SPACCATA
Una simulazione di voto fatta per ipotesi, però. Perché Bertolaso, ora impegnato sul fronte anticovid in Lombardia a fianco della Moratti, ha rifiutato più volte l’invito di gareggiare a Roma e comunque non piace del tutto a Giorgia Meloni, la leader di Fratelli d’Italia, alla quale visto il bacino romano di voti spetterebbe di diritto la prima parola sul tema. E a sinistra è tutto da decidere, intralcio di Carlo Calenda a parte, che ferreo quanto la Raggi ha deciso comunque di proseguire con la sua candidatura.
Intanto il segretario del Partito democratico, Enrico Letta, ha annunciato che le primarie del centrosinistra potrebbero svolgersi a giugno in presenza. La data che sarebbe stata individuata è appunto quella del 20 giugno, ma per il momento non sono stati ancora ufficializzati i partecipanti. Dovrebbero essere della partita Tobia Zevi, Monica Cirinnà, Giovanni Caudo e Amedeo Ciaccheri. Dovrebbe inoltre partecipare un ”nome forte” del Pd, ossia Gualtieri. Dalla base nessun dubbio, però: ”Se Zingaretti dovesse dire finalmente sì, le primarie potrebbero saltare”. Sistema democratico sì, ma non per tutti. Goffredo Buccini ha avvertito tutti: “Letta ha detto cose saggissime sulle amministrative. Il Pd indica il processo delle primarie e per quanto riguarda Roma dobbiamo prendere atto della inamovibilità della Raggi e prepararci quindi a una competizione non distruttiva, perché poi al secondo dovremo battere la destra”.
RAGGI CON BUONE CHANCES
Fatto sta che Virginia Raggi potrebbe essere rieletta. E per due motivi. Anche se per le elezioni di ottobre manca qualche mese, la destra è senza candidato e se quello scelto non sarà competitivo (come si presume altrimenti sarebbe già spuntato) per Virginia sarebbe un primo vantaggio. L’altro beneficio per Virginia è insito nelle solite spaccature della sinistra. Che già si presenta con tre candidati: la stessa Raggi, Calenda e con un punto interrogativo che probabilmente porterà il nome di Gualtieri o Zingaretti. Con Zingaretti le possibilità della Raggi di andare al ballottaggio si ridurrebbero. Con Gualtieri la partita sarebbe aperta. Raggi, l’unica stranota, potrebbe rivelarsi con un pacchetto voti più ampio della sua base. D’altra parte se non intende fare marcia indietro una possibilità di farcela sa di averla. E Calenda s’è messo sulla stessa scia, ma con meno chance.
SFIDUCIA SALTATA
Intanto, in Campidoglio, sono state respinte, anche se per un soffio le mozioni di sfiducia al vicesindaco, Pietro Calabrese, sotto attacco per non aver tenuto conto della volontà dell’Aula, che, il 6 aprile, aveva chiesto l’apertura della Ztl fino alla fine del mese (a chiedere il ritiro delle deleghe Pd, FdI e Lega). I favorevoli alla mozione presentata dal Pd sono stati 20, 19 i contrari, ma i quattro consiglieri di maggioranza astenuti (Donatella Iorio, Enrico Stefàno, Angelo Sturni, Marco Terranova) e i due che non hanno partecipato al voto (Gemma Guerrini e Monica Montella) hanno affossano il risultato visto che per l’approvazione serve la metà più uno dei votanti. Il risultato: la Raggi, intoppo dopo intoppo, continua ad andare avanti.