Il Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche (che ha sede a Roma, dentro ‘Palazzaccio’, in cui si trova anche la Corte di Cassazione) ha respinto l’8 aprile il ricorso giudiziario con il quale il comune di Casaprota (Rieti) ha chiesto l’annullamento delle concessioni utilizzate, da Acea per portare nella città eterna circa l’80% dell’acqua che viene utilizzata quotidianamente. Le concessioni idriche che Regione e Campidoglio hanno sottoscritto a giugno 2019 sono quindi valide ed efficaci. Il nostro giornale ha provato più volte a contattare Giuseppe Gola, Amministratore di Acea, ma non ha dato seguito alla nostra richiesta.
“ABBIAMO IL DIRITTO DI BERE L’ACQUA DELLA NOSTRA SORGENTE”
Marcello Ratini, sindaco del comune di Casaprota (Rieti), da noi contattato, ha preferito rispondere alle nostre domande dichiarando che “il Comune di Casaprota sta valutando l’eventualità di impugnare la sentenza del Tribunale delle Acque Pubbliche presso la Corte di Cassazione, secondo e ultimo grado della Giustizia in materia di acque pubbliche, o direttamente presso la Corte di Giustizia Europea”. Il primo cittadino si dichiara “pronto a continuare la battaglia, non mollo, anzi rilancio e chiedo che non venga precluso ai cittadini di Casaprota il diritto sacrosanto all’uso civico-idropotabile e gratuito dell’acqua che fuoriesce dalla sorgente di Casaprota, da cui Roma attinge circa il 40% dell’acqua che la Capitale utilizza quotidianamente. Un uso che la legge ci consente, si tratta dell’uso civico di una sorgente situata sul territorio di pertinenza comunali, garantito dalla Costituzione della Repubblica. Chiedo anche la cancellazione delle fatture idriche che sono state recapitate al comune dal 2012 al 2021 pari a circa 870mila euro”.
L’ASSEMBLEA DEI SOCI DEL 23 APRILE
Tra l’altro il 23 aprile è in programma l’assemblea dei soci di Acea, società al 51% pubblica, nelle mani del Campidoglio. Non è noto se nel corso dell’incontro si affronterà il tema delle reti idriche colabrodo ee della dispersione che, secondo l’ISTAT, è pari al 45,1% (Fonte: “Le statistiche dell’Istat sull’acqua” – pubblicato il 22/03/2021). Percentuali da terzo mondo che fanno riflettere e fanno pensare alla “guerra dell’acqua” ingaggiata per la sorgente La Capore da cui la Capitale preleva circa il 40% dell’acqua consumata a Roma. Praticamente, la quantità di acqua che viene persa nelle reti colabrodo di Acea.
SOLUZIONE? IL “TEVERE DA BERE”
Quello che è certo è che in questo scenario resta in piedi il doppio progetto di dare da bere l’acqua del Tevere ai romani e all’intera provincia di Roma. È infatti pronto anche se fermo da 2 anni e mezzo il primo “potabilizzatore” dell’acqua del fiume, ideato, sdoganato e realizzato alla chetichella, ma finora mai attivato. L’operazione fu scoperta e raccontata dal giornale Il Caffè sin dal luglio 2018, nell’omertà totale delle istituzioni. Nessun Ente, infatti, ha mostrato di volersi assumere la responsabilità di questa grande e imbarazzante manovra. Lo scorso novembre, i sindaci di Roma e dell’Ambito idrico gestito da Acea Ato2 hanno approvato un secondo e ancora più grande ‘potabilizzatore’ di acqua del Tevere. Un progetto da quasi 70 milioni di euro. Anche questo impianto dovrebbe, secondo Acea, rendere bevibile e sicura l’acqua uno dei fiumi più inquinati d’Italia, carico di pesticidi, microplastiche e idrocarburi per poi inviarla nei rubinetti di quasi 4 milioni di cittadini che vivono nei 112 comuni della Città Metropolitana di Roma.
CAMPIONAMENTI DEL TEVERE ‘FAI DA TE’
Il 10 aprile proprio sul Tevere si è svolta la seconda giornata di campionamenti delle acque del Tevere nell’ambito del progetto “RomaUp” promosso dall’associazione ‘A Sud Onlus’ che prevede un monitoraggio ambientale partecipato e promosso direttamente dai cittadini. Un progetto di analisi sostenuto anche dal Coordinamento Romano Acqua Pubblica “parte attiva – ci racconta Paolo Carsetti di questo progetto con il fine di rivendicare il diritto all’accesso all’acqua di qualità per tutt@ e affinchè vengano messe in campo politiche e strategie aziendali volte alla tutela quali-quantitativa della risorsa idrica anche nell’ottica di preservazione per le future generazioni”.