“Noi siamo molto attenti ai numeri e possiamo dire che sono numeri gravi: c’è una caduta dei consumi legata alle restrizioni del Governo e naturalmente le nostre imprese, il 67%, ci continua a segnalare un peggioramento della situazione economica con perdite che vanno dal 20% al 50% rispetto al fatturato dello stesso periodo del 2020”.
Citando un vostro recente report che anno sarà?
“La vera grande riforma economica a cui noi possiamo aspirare, io lo dico da tempo, si chiama efficacia del vaccino, vale a dire che finché noi non avremo un vaccino efficace aumenterà l’incertezza. E se c’è una cosa che fa male all’impresa è proprio l’incertezza: è chiaro che il 2020 è stato l’anno nero, il 2021 sarà l’anno grigio. Tutto il mondo dell’imprenditoria lo sa, questo sarà un anno di difficoltà ed è per questo dobbiamo puntare alla ripartenza, concentrandoci da una parte sui ristori ma facendoli più selettivi perché vanno indirizzati a tutti quei settori che sono in estrema difficoltà come l’abbigliamento, il turismo, tutto il settore spettacoli, la ristorazione nel centro storico. Il secondo step, dopo i ristori, è quello che dobbiamo, già da ora pensare alla ripartenza, cioè come mettere le imprese nelle condizioni di ripartire e recuperare tutto il Pil e tutta la ricchezza che la pandemia ci ha tolto”.
Su cosa bisognerà puntare?
“Il primo punto di partenza è sicuramente l’orientamento del nostro paese verso l’Europa che ha destinato risorse imponenti. Si tratta di fondi nati per far aumentare capacità produttiva del nostro paese, e dobbiamo esser in grado di utilizzarli bene e nel periodo giusto per poter recuperare 3-4 punti percentuali di tutto ciò che hanno perso. Il secondo punto, ma non meno importante, è la digitalizzazione: la pandemia l’ha reso ancora più evidente, se si vuole fare impresa oggi, bisogna riposizionarsi nel mondo digitale e quindi, anche se parliamo di piccole e medie aziende, che poi sono la maggioranza nel nostro territorio, non si può escludere la necessità di un processo di digitalizzazione per essere al passo con i tempi e soprattutto con il resto del mondo”.
Come stanno andando che avete pensato come Camera di Commercio di Roma?
“Noi nel 2020, insieme alla Regione Lazio, abbiamo contribuito ad una serie di provvedimenti, primo tra tutti il fondo per il microcredito per le imprese che ha avuto un bel successo e poi abbiamo mantenuto un po’ di fondi per le neo imprese perché sappiamo che si stanno creando e si continueranno a creare nuovi disoccupati e molti di questi sceglieranno di fare impresa, partendo dalle proprio competenze. In questo periodo il nostro fondo per le neo imprese è stato molto sfruttato da giovani, donne e anche immigrati. Poi naturalmente nell’ultimo periodo, come già ancora prima della pandemia, stiamo puntando molto su digitalizzazione: c’è un bando che dà fino a 10mila euro alle imprese che vogliono attivare questo processo di digitalizzazione a cui noi aggiungiamo anche un servizio di consulenza tramite i nostri sportelli, con la realizzazione di un piano su misura e devo dire che anche questo progetto sta andando molto bene”.
Ci sono dei progetti concreti per rilanciare il nostro territorio?
“Stiamo lavorando molto con tutte le nostre partecipate ed un progetto a cui teniamo molto è sicuramente il Polo Tecnologico di Castel Romano che sarà un bacino a chilometro zero: è un nostro fiore all’occhiello ed è il segnale che la ricerca italiana, e in particolare quella romana, è all’altezza dei migliori standard mondiali. Vogliamo rilanciare anche l’altro tecnopolo, che è quello del Tiburtino perché oggi è chiaro più che mai che il mondo dell’impresa va avanti se è in grado anche di innovare e di stare al passo con le nuove tecnologie. Ecco perché stiamo pensando anche a un Politecnico ed è una richiesta che viene forte dal mondo imprenditoriale allo Stato perché la produzione dovrà sempre più andare incontro all’innovazione. Roma è una città con tante università e tante imprese dove però c’è poco dialogo, c’è poca connessione tra i due mondi: un Politecnico sarebbe la soluzione giusta per far dialogare tutto il tessuto aziendale con il mondo dell’istruzione e della formazione affinché poi i profili che vengono fuori dall’università possano meglio coincidere con la richiesta di figure specializzate che viene dal mondo imprenditoriale, insomma un dialogo fruttuoso anche per la crescita per i livelli di occupazione di tutto il territorio”. Come giudicate il Recovery Plan? Molti hanno detto che l’impresa è la grande esclusa.
“Da quello che siamo riusciti a vedere ci sono dei progetti su Roma che riguardano la viabilità e che quindi tendono a chiudere vecchi progetti rimasti in sospeso n questi anni senza che nessuno abbia mai potuto chiuderli. Uno su tutti è la chiusura dell’anello ferroviario che porterebbe già dei grandissimi vantaggi. Ci sono poi altri due progetti molto importanti, uno che riguarda il rilancio di Cinecittà e l’altro che invece punta su una valorizzazione dei beni culturali e e archeologici della capitale. Forse, almeno da quello che riusciamo a capire perché ancora non sono stati resi noti tutti i progetti, manca però un progetto a sostegno della rivoluzione digitale della città, cioè verso quel processo di digitalizzazione di cui parlavo e anche di trasformazione di Roma in una moderna smart city, con alti standard di innovazione e di ecosostenibilità”.
A primavera si va a elezioni. Avete un candidato ideale?
“Queste elezioni sono molto importanti e non vanno banalizzate. Noi al futuro sindaco chiediamo due cose: un amore infinito per la città, che sia però un amore soprattutto proteso al futuro. E poi che si ricordi che Roma è la capitale del paese e se è vero che la città con i suoi abitanti ha un obbligo verso l’Italia è anche vero il contrario e cioè che l’Italia stessa ha un obbligo verso la sua capitale. In questo senso possiamo dire che Roma, in termini di assetto normativo e di disponibilità di risorse, è molto al di sotto degli standard di tutte le altre grandi capitali europee come Parigi, Madrid, Berlino o Vienna. È il momento di invertire questa rotta e di dare il giusto peso, a tutti i livelli, alla nostra città perché a giovarsi di una capitale funzionante, forte, efficiente, non saranno solo tutti i romani ma tutti i cittadini italiani”.