CALENDA FUORIGIOCO, IL PD CHIAMA ZINGARETTI
L’altro candidato, ritenuto di calibro, Carlo Calenda, leader di Azione, intanto, continua a non incassare l’appoggio del Pd. ”Nessuno aspetti un’investitura”, ha tuonato qualche giorno fa Nicola Zingaretti, segretario del Pd e presidente della Regione Lazio, mentre la base compatta più di recente ha fatto sapere all’ex ministro di ”sparare fake news”. A rompere gli indugi e movimentare se non altro il dibattito allora in area dem ci ha pensato la deputata del Partito democratico, Patrizia Prestipino, coordinatrice laziale di Base riformista, la corrente che fa capo al ministro della Difesa Lorenzo Guerini. ”Non sono nella testa di Nicola Zingaretti e non mi permetto di parlare per lui. Dico solo che sarebbe il miglior candidato possibile”, ha detto a Formiche.net. ”Sarebbe il più autorevole, romano doc, amministratore doc, segretario del Pd. Meglio di così”. Uno scenario all’apparenza utopico, secondo la stessa Prestipino. E sul fronte Calenda? ”Tra i nomi attualmente in campo nel centrosinistra il suo è il più forte e autorevole, ma deve fare squadra, non può giocare da solo”.
”FAKE NEWS”
Calenda, però, sempre più isolato, vorrebbe lanciarsi anche solo. “Congelo il tavolo di confronto con la sinistra”, ha fatto sapere. La spaccatura si è aperta da martedì 15 dicembre. “Si è tenuta la riunione del tavolo di coalizione del centrosinistra su Roma”, ha twittato Calenda, “Abbiamo diligentemente partecipato a tutte le riunioni. Il Pd e Sinistra Italiana hanno chiarito che nel caso di condanna della Raggi apriranno un tavolo con il M5S. Il tavolo è dunque per noi congelato”. Di accordo con i grillini Calenda non vuole nemmeno sentir parlare. Lo ha ricordato più volte. E fin dall’inizio è convinto che invece il Pd sia intenzionato a raggiungerne un accordo per il Campidoglio sul modello nazionale di palazzo Chigi. “Nient’altro che una fake news”, gli ha fatto eco il segretario del Pd di Roma, Andrea Casu, “Se Calenda si vuole ritirare può farlo senza inventare niente. Se si è stufato di partecipare alle riunioni della coalizione di centrosinistra perché ha cambiato obiettivi può comunicarlo senza attribuire al Partito Democratico posizioni che non abbiamo mai espresso”. Poi l’allusione: “Evidentemente spera di avere più fortuna con altri compagni di viaggio, forse anche per questo ieri ha proposto Bertolaso per il ruolo di Arcuri?”. Già, la suggestione di un Calenda a capo della coalizione di centrodestra non è nuova e circola da tempo tra gli addetti ai lavori. Anche il capogruppo Pd capitolino Giulio Pelonzi passa all’attacco: “Se ha in mente un percorso con altri soggetti politici, lo dica apertamente”. ”Le affermazioni di Calenda”, ha detto Pelonzi, ”sono veramente bislacche e non corrispondono al vero. Calenda dovrebbe imparare a rispettare il lavoro svolto dalla coalizione attraverso i tavoli tematici istituiti per elaborare progetti e risposte alla crisi per costruire l’alternativa di governo a Roma. Evidentemente Calenda è più interessato al futuro personale che a risolvere i problemi di Roma. Il bisogno di creare fake news è finalizzato solo alla propria ribalta personale”.
”UN POSTO IN PANCHINA”
Anche Italia Viva, però, ha sostenuto di essere pronta a seguire le orme di Calenda e a congelare la sua partecipazione al tavolo del centrosinistra per le comunali 2021 se non verrà fatta chiarezza sull’eventuale allargamento ai 5S. A rispondere a Calenda e ai renziani ci ha pensato Paolo Ferrara, ex capogruppo dei grillini capitolini. ”Calenda chiude la porta e congela il tavolo di confronto con la sinistra”, ha dichiarato, ”parlando di accordi e presunte alleanze che conoscono solo loro. Continua a girare nelle riunioni del centrosinistra cercando il vaccino contro l’incapacità di amministrare, proprio lui. Si vuole candidare a sindaco di Roma, vuole fare il protagonista di una partita dove se tutto va bene avrà un posto in panchina”. Insomma, per ora chiacchiere e immobilismo. Dalla Regione un atto concreto. E’ arrivato il sì della giunta regionale che stanzia le risorse per partecipare all’asta per l’immobile di via Lucio Sestio 10, sede di Lucha e Siesta. La direzione bilancio avrà 1,457 milioni per presentare un’offerta.
CENTRO-DESTRA IN TILT
Intanto Fdi non ritira il proprio veto sul candidato sindaco sostenuto da Berlusconi e Salvini per la Capitale, ossia Guido Bertolaso, e tutto quindi, anche nel centro-destra resta, ‘congelato’, con il centro-destra in tilt.