ASILO O ACQUARIO?
Sull’asilo incombono quattro ordini di problemi. Il primo, come anzidetto, è che l’asilo non è mai stato ultimato, a differenza della Torre Eurosky (a cui era collegato da una variante urbanistica) che però è stata inaugurata ormai ben 8 anni fa. Secondo: la struttura è situata a 20 metri dal fosso dell’Acquacetosa, la legge oggi impone una distanza minima di 150 metri. Terzo: l’area su cui è stata edificata la nuova struttura scolastica è classificata dal Piano di Tutela del Bacino Tevere (la legge che disciplina la gestione del corso d’acqua) come R-4, ossia ad alto rischio di allagamento, livello massimo previsto dalla legge. L’area non è mai stata declassata, ossia resa più sicura, ma solo ‘mitigata’: in sostanza su di essa continua ad incombere il rischio di grande allagamento. Quarto: l’asilo si trova su un’area vincolata archeologicamente dal 2016, su richiesta della Soprintendenza archeologica di Roma, ossia su suolo pubblico, ma nessuno se ne è occupato fino ad ora. In passato, il Comune di Roma ha addirittura pensato di far demolire la struttura scolastica prima che fosse ultimata, ma in tal caso gli standard minimi di cubatura imposti dalla legge e destinati a pubblica utilità non sarebbe stata rispettata. Le domande sorgono spontanee: l’asilo verrà ultimato? Quando di preciso? L’asilo quando entrerà in funzione? Come si supererà il grande rischio di allagamento che incombe sulla struttura? La nuova struttura potrà essere collaudata visti i vincoli che incombono su quell’area e sulla struttura scolastica? A causa del Covid, oggi c’è una maggiore esigenza di spazi scolastici, perchè non accelerare i lavori? Speriamo che qualcuno, presto o tardi – a cominciare dagli amministratori del IX Municipio – abbia voglia di fare davvero chiarezza su tali e gravi ‘misteri’.
I MISTERI NON SVELATI DELL’EUR CASTELLACCIO
Daniela Porro, Soprintendente archeologica di Roma, non ha svelato il mistero del ponte imperiale di Marco Aurelio del II secolo d.C. ‘scomparso’ all’Eur-Castellaccio, vicenda resa pubblica a metà luglio dal nostro giornale. In buona sostanza, non ci ha detto dove è stato rinvenuto ed eventualmente rinterrato di preciso l’antico manufatto romano. La dottoressa Porro non ci ha detto nemmeno dove si trova di preciso la grossa stele di travertino che contiene i nomi degli imperatori che hanno costruito il ponte, Marco Aurelio e Commodo, e che ci permette di datare il reperto. Inoltre, la dottoressa Porro non ci ha detto se e quando verrà mai aperto al pubblico il museo del Poggio del Castellaccio (ampio 5mila metri quadrati, ossia quanto un campo da calcio di serie A) destinato a contenere tutti i reperti archeologici rinvenuti in quel quadrante di Roma durante gli scavi effettuati dal Gruppo Parnasi all’Eur-Castellaccio. Speriamo che presto si faccia completa chiarezza.
Rettifica a norma dell’art. 8 Legge 47/1948 dell’assessore, signora Carmela Lalli
Secondo quanto si legge nell’articolo “Dopo l’articolo de il Caffé IX Municipio in subbuglio, pubblicato sul n. 45 del 16 luglio 2020, il Municipio IX sarebbe stato in subbuglio a causa di un articolo pubblicato nel numero precedente dal titolo “Strano caso del ponte scomparso in località Castellaccio – Torrino”. Oltre a non essere vera tale affermazione, come Assessore invitato a partecipare alla Commissione VI Municipale, avevo inoltrato nota scritta alla Commissione nella quale comunicavo non soltanto un concomitante impegno istituzionale, ma specificavo che la poca chiarezza del punto all’ordine del giorno non forniva gli strumenti idonei per procedere con l’invio di una relazione scritta. Infatti, all’odg della Commissione, il tema era indicato con il seguente titolo: “Il mistero del Ponte scomparso al Castellaccio” senza nessun altro riferimento. Si trattava, dunque, di un’assenza giustificata a cui l’articolo in questione non fa alcun accenno. L’articolo evidenzia inoltre in più punti la mia professione di archeologa piuttosto che il ruolo istituzionale che sto ricoprendo nel Municipio, ossia Assessore ai Diritti alla Scuola, Crescita Culturale, Turismo e Sport del Municipio IX Eur, per il quale sono stata convocata in commissione. Voler evidenziare necessariamente la formazione di base, accostando quindi la “questione del ponte abbattuto” e del “vincolo scomparso” con la carriera professionale senza specificare in nessun punto la totale estraneità con l’indagine eseguita dal giornalista, risulta volutamente screditante soprattutto se si considera il richiamo in prima pagina dove è stata associata anche la mia immagine. Personalmente non ho mai preso parte ad indagini archeologiche preventive e/o alla stesura di relazione di fattibilità archeologica per l’area interessata dalle opere della zona Castellaccio, né tanto meno per l’area di Tor di Valle interessata dalla vicenda dello Stadio della A.S. Roma, né come professionista, né nel ruolo istituzionale che ricopro nel Municipio. D’altro canto, il Sig. Giuseppe Vatinno, firmatario dell’articolo, non mi ha mai contattata per chiedere chiarimenti o un intervento specifico riguardante l’istruttoria da lui stesso condotta sull’argomento, istruttoria per la quale sarebbe stato opportuno approfondire l’argomento con l’unico Ente che ha competenza in materia di tutela del Patrimonio Culturale, ossia la Soprintendenza Speciale di Roma.
Il giornalista conferma
In relazione a quanto scritto dalla signora Carmela Lalli non posso che confermare la correttezza e la professionalità del mio operato, come del resto risulta evidente dalla lettura dell’articolo stesso che contiene solo una mera narrazione dei fatti avvenuti.
Dottor Giuseppe Vatinno