Il sindacato dei dottori avverte e lancia una serie di domande molto puntuali all’Assessore regionale alla sanità, Alessio D’Amato. Domande scottanti che riguardano anche il rispetto alcune procedure nei luoghi di cura adibiti al ricovero dei pazienti Covid.
«Va benissimo la prevenzione ma ci risulta che i letti in ospedale stiano tornando a riempirsi e allora siamo sicuri che gli ospedali individuati come Covid siano sufficienti nel numero di posti letto dedicati?». Lo chiede Luciano Cifaldi, segretario generale Cisl Medici Lazio. In una nota, i camici bianchi fanno presenti diversi punti dolenti, «consapevoli che ben difficilmente otterremo risposta analogamente a quando abbiamo inutilmente provato ad ottenere riscontri su altri argomenti di interesse sanitario con ricadute sulla erogazione di servizi di pubblica utilità».
MISTERO POSTI IN TERAPIA INTENSIVA
Il sindacato dei dottori spiega: «La direzione generale della programmazione sanitaria del Ministero della Salute, con nota avente ad oggetto la “Trasmissione Linee di indirizzo organizzative per il potenziamento della rete ospedaliera per l’emergenza Covid-19” aveva previsto per la regione Lazio l’incremento di 274 posti letto di terapia intensiva in tutta la regione e sembra che siano stati stanziati anche i soldi: sono stati realizzati questi posti letto? Ovvero nel caso di una progettualità ancora in corso quale è lo stato dell’arte ad oggi?»
QUALITÀ DELL’ARIA NEI REPARTI COVID?
I medici sollevano un altra spinosa faccenda, che riguarda la sicurezza. «Chiediamo di sapere se sono state rispettate le regole sugli impianti di ventilazione/climatizzazione durante l’emergenza emesse dall’Istituto Superiore di Sanità nel mese di maggio 2020». Questo «considerato che gli impianti di climatizzazione e di ventilazione possono mitigare o acuire il rischio di contagio aerogeno e che più in generale la qualità dell’aria indoor (al chiuso, ndr) negli ambienti lavorativi, indipendentemente dagli effetti sulla salute, ha un’importante influenza sulle prestazioni e sul benessere fisico e mentale dei lavoratori (es. aumento/perdita della produttività, della concentrazione, dei tempi di reazione, livello di motivazione e soddisfazione, competenze professionali, riduzione delle giornate di assenza, stress, aumento dei costi sanitari e di assistenza a carico del lavoratore, del Servizio Sanitario Nazionale-SSN)».
LA QUESTIONE PIÙ GRAVE
«La domanda delle domande – affonda la Cisl Medici del Lazio – però è un’altra: siamo sicuri che nel Lazio, oltre al Covid la sanità pubblica sarà in condizione di trattare in maniera tempestiva ed appropriata tutte le altre patologie in caso di nuova pandemia? Nei mesi passati abbiamo visto tutti che non è stato così, diversi ospedali pubblici sono stati bloccati o hanno lavorato in maniera ridotta e magari c’è stato anche chi da questa situazione può averne tratto profitto. I bilanci delle aziende ospedaliere laziali si sono chiusi maluccio nel 2019 e il 2020, ad oggi, sembra annunciarsi disastroso. Il dottor Renato Botti, direttore generale dell’assessorato alla salute della Regione Lazio, come intende affrontare questo problema? Visto che dalla capienza dei bilanci derivano assunzioni di personale, acquisti di presidi e dispositivi a tutela della salute dei pazienti e dei lavoratori, i cosiddetti EROI vorrebbero avere delle risposte a queste domande».
LISTE LUMACA, CURE RIDOTTE E PRIVATI IN ESAURIMENTO
Infine, il sindacato dei medici pone la questione dei tempi d’attesa. «La Regione Lazio ha una importante mobilità sanitaria (pazienti che si spostano per curarsi, ndr) in uscita non solo per ricoveri ma anche per prestazioni ambulatoriali. Le liste di attesa per visite, esami e prestazioni ambulatoriali stanno allungandosi a dismisura. Le aziende sanitarie più performanti a luglio ed agosto hanno erogato circa l’80% delle prestazioni erogate lo scorso anno. Il privato accreditato a fine settembre sembra avere finito il budget assegnato per le prestazioni e visite ambulatoriali (le strutture private, in pratica, avrebbero finito o quasi il limite di spesa che la Regione gli rimborsa per le prestazioni in convenzione con il ticket, ndr)». La questione si fa dunque potenzialmente grave. «Il cittadino che ha necessità ed urgenza – incalzano i medici Cisl – come fa ad avere le prestazioni? Si ricovera? Oppure deve pagare le prestazioni di tasca propria? Questa ipotesi non è sicuramente corretta dal punto di vista etico morale ma neanche dal punto di vista della qualità e sostenibilità della vita».
SPARTIZIONE DI POLTRONE E RISPOSTE ASSENTI
Nella pratica, fanno sapere i medici, non si riscontrano soluzioni concrete. «I direttori generali – spiega ancora il presidente Cisl Medici, Luciano Cifaldi, che punta il dito sulla solita spartizione partitocratica delle poltrone anche nelle Asl – non sembrano assumere iniziative su questo argomento, forse anche a motivo del risiko delle previste nomine, ma l’assessore e il direttore dell’assessorato hanno una linea politica e tecnica per provare ad affrontare questo annoso problema tutto italiano che con il Covid-19 si è ulteriormente ingigantito? Di tempo non ne abbiamo molto e tolti i giorni festivi per arrivare a fine anno abbiamo circa 65 giorni lavorativi. Delle risposte le vogliamo dare? Riusciamo a darle? Siamo capaci di darle? Risposte che ritengo dobbiate dare ai medici, agli operatori sanitari, ai cittadini che pagano le tasse, ai cittadini che hanno votato questa maggioranza che governa la regione Lazio ed ovviamente – conclude il dottor Cifaldi – anche agli altri cittadini che non hanno votato questa maggioranza e che potrebbero non votarla in futuro».