TARTARUGA SPIAGGIATA A TORVAIANICA, AVEVA INGOIATO UN AMO DA PESCA
La tartaruga spiaggiata aveva ingoiato un amo e una lenza ma ha attirato l’attenzione la grossa quantità di corde a cui era impigliata. A Torvaianica, dopo l’intervento della polizia locale di Pomezia e della Capitaneria di Porto, è stato richiesto al biologo Valerio Manfrini, che collabora con la Rete regionale Tartalazio, di capire cosa potesse essere accaduto all’animale.
«Le forti mareggiate hanno spinto questo giovane esemplare di tartaruga comune (Caretta caretta), morto da tempo, sulla costa. La prima cosa che ha colpito la mia attenzione è stato l’ammasso di cordame legato a una delle pinne posteriori – spiega il biologo marino, dottor Valerio Manfrini, sentito dal Caffè di Roma – Durante i rilievi sull’animale mi sono accorto che dalla bocca fuoriusciva una lenza, il cui amo era conficcato nell’esofago, che si era avvolta alla pinna posteriore destra creando una strozzatura, che aveva raggiunto l’osso, e a questa lenza era attaccato il cordame lungo 60 cm”.
IL BIOLOGO MARINO INTERVENUTO: “TARTARUGA MORTA TRA FORTI SOFFERENZE”
“La causa di morte è presto che individuata poiché oltre alle forti sofferenze – rivela il biologo marino – la tartaruga non ha potuto cibarsi, era impossibilitata a nuotare agevolmente, ha cercato per diversi giorni di contrastare il peso di quell’ammasso per evitare l’annegamento”.
“Questo esemplare è una delle tantissime vittime dei rifiuti che si trovano in mare (marine litter) e/o delle attività di pesca sia commerciali sia sportive», afferma Manfrini, approfondendo una spiegazione del fenomeno che ha portato la povera tartaruga a spiaggiarsi a Torvaianica.
WWF: OGNI ANNO 40000 TARTARUGHE MUOIONO NEL MEDITERRANEO PER QUESTI FENOMENI
«Secondo il WWF Italia, le tartarughe marine che ogni anno muoiono in Mediterraneo a causa di ingestion (ingestione di corpi estranei di materiale plastico, ecc.), entanglement (letteralmente significa essere legati, imbrigliati) e bycatch (catture accidentali mediante attrezzi da pesca poco selettivi) sono 40.000. Un problema questo che non interessa solo il Mediterraneo, ma è globale. Inoltre quelle citate sono alcune delle cause di morte, ma ve ne sono altre come gli impatti con i natanti».
«Negli anni, mi è capitato molte volte di intervenire su esemplari sia di cetacei sia di tartarughe “entangled” lungo il tratto di costa che va da Ostia ad Anzio. In questi casi il decesso sopraggiunge dopo una lunga agonia e per questo tutti noi abbiamo il dovere morale di fare qualcosa – continua il biologo intervenuto a Torvaianica – Per i pescatori professionisti, ci sono fondi europei per sostituire, per esempio, gli ami classici dei palangari con ami circolari che non riducono le catture delle specie di interesse commerciale ed evitano le catture accidentali di delfini, tartarughe, squali e uccelli».
«Se siamo pescatori amatoriali, non abbandoniamo le lenze lesionate o parti di esse nell’ambiente. Se camminando sulla spiaggia troviamo delle funi, corde, dei filamenti, soprattutto se di nylon, raccogliamoli e gettiamoli nel primo cassonetto che troviamo. Le mascherine, diventate purtroppo un accessorio quotidiano, prima di gettarle nel bidone tagliamo o rompiamo gli elastici poiché possono diventare dei cappi mortali. Questi sono solo alcuni esempi di ciò che anche noi possiamo fare nel nostro piccolo».