I carceri d’Italia sono in rivolta, a seguito del decreto del consiglio dei ministri per la gestione dell’emergenza coronavirus, che prevede la sospensione completa delle visite in carcere. I colloqui potranno dunque avvenire solo in video o al telefono e saranno limitati anche i permessi e la libertà vigilata.
Anche a Rebibbia il 9 marzo è scoppiata tra i detenuti la protesta.
In particolare, secondo quanto riferiscono i sindacati della polizia penitenziaria, nel nuovo complesso, alcune decine di reclusi avrebbero bruciato materassi e assaltato l’infermeria. Altri detenuti, invece, avrebbero scavalcato i muri dei passaggi e si sarebbero arrampicati in cima ad altri edifici all’interno del carcere. Nello stesso giorno i familiari dei detenuti, soprattutto donne con bambini, si sono presentati ugualmente ai colloqui ma, tuttavia, sono stati allontanati, affollando l’adiacente via Tiburtina.
Alle ore 13 .55 circa diverse squadre dei Vigili del Fuoco sono intervenute all’interno del carcere a seguito dei focolai nei diversi bracci del penitenziario su richiesta della Polizia Penitenziaria. Presenti sul posto le squadre di Nomentano, Rustica, Funzionario di Guardia, Capo Turno provinciale con l’ausilio di un’ autoscala, un’autobotte, il carro teli, il carro autoprotettori e i Carabinieri. È stato necessario anche l’intervento della Polizia per liberare la strada dalle proteste dei presenti e del monitoraggio di un elicottero.
Marta Bonafoni, capogruppo della Lista Civica Zingaretti, ha pubblicato una nota chiedendo di intervenire per tranquillizzare gli animi all’interno dei carceri: “È necessario compiere il massimo sforzo per spiegare l’eccezionalità di questa situazione ai detenuti; è necessario implementare azioni di prevenzione e screening per la popolazione detenuta e gli operatori della sanità e della sicurezza; è necessario ancor di più individuare misure alternative al carcere e favorire la detenzione domiciliare, per alleggerire la tensione negli istituti. Per consentire ed agevolare i contatti con i familiari, vietati dalle ordinanze del Governo, sarà importante anche predisporre una tecnologia per garantire colloqui via Skype fino a quando non sarà ripristinata la possibilità di visita negli stessi”.