La street artist Laika, autrice del murale “Le lacrime di Kabul (omaggio a Gino Strada)”, apparso la notte di Ferragosto in via Andrea Provana, nei pressi di San Giovanni, ha ripristinato la sua opera tale e quale a come l’aveva presentata, dopo che vandali ignoti l’avevano sfregiata coprendo la scritta originale: «Gino! Ho Paura!» con una bomboletta spray blu elettrico sostituendola quindi con un dorato: «Fuck You».
LO SFREGIO E IL RIPRISTINO DELL’OPERA
L’opera raffigura un bambino afghano che esprime la sua paura chiedendo aiuto a Gino Strada, e nelle intenzioni dell’artista rappresenta al contempo un omaggio al fondatore di Emergency scomparso poche settimane fa e un forte grido d’aiuto per la situazione dell’Afghanistan dopo la presa di Kabul da parte dei Talebani. La street artist, una tra le più influenti e famose nella Capitale e non solo, sulle prime aveva reagito lasciando che lo sfregio alla sua opera ne divenisse parte integrante, accogliendo, come è solita fare, la risposta della strada come un valore aggiunto al suo lavoro. Laika aveva affidato la sua risposta al suo profilo Instagram, dove aveva scritto: «Non sono contraria a quel ‘Fuck You’ che hai inserito nel mio poster. È la frase che l’Occidente si merita per quello che ha fatto in Afghanistan. Mi chiedo però perché sfregiare la memoria di un uomo come Gino Strada, che dal 1994 a oggi con Emergency ha salvato 11 milioni di vite. Questo non riesco davvero a comprenderlo. In conclusione: la prossima volta esci di casa per fare qualcosa di tuo». Laika, sempre sensibile alle tematiche sociali, alle quali sono dedicati diversi suoi lavori, per “Le lacrime di Kabul” ha in seguito deciso di fare un’eccezione rispetto alla consueta accoglienza delle eventuali modifiche subite dalle sue opere in strada, e ha scelto di ripristinare il murale senza modificarlo o tollerare lo sfregio, motivando la sua scelta come un segno di rispetto nei confronti di Gino Strada: «In genere – ha spiegato l’artista al sito Articolo 21.org – lascio che la strada faccia il suo. Quasi sempre i miei poster vengono sfregiati, strappati, completamente rimossi. Non me la prendo mai. Accetto e apprezzo (a volte) l’evoluzione dell’opera. Calpestare però la memoria di persone come Gino Strada è un’altra cosa. Puoi avere mille motivi per uscire di casa con uno stencil e degli spray per andare a comunicare al mondo il tuo dissenso, non capisco perché farlo sfregiando un lavoro in memoria di una persona speciale e soprattutto a sostegno di un popolo destinato ad affrontare lunghe sofferenze».
L’AFGHANISTAN E IL SENSO DEL MURALE
Le sofferenze in queste ore per l’Afghanistan sono drammatiche, e i più vulnerabili sono proprio i più piccoli. Come spiega Andrea Iacomini, portavoce Unicef Italia: «Nel paese ci sono 400.000 persone in fuga, e la metà sono bambini». Molti minori si perdono e restano soli nella confusione di queste giornate frenetiche, altri vengono disperatamente affidati ai soldati in ritirata e le loro immagini con i genitori che li fanno passare oltre il filo spinato resteranno nella storia. La frase del bambino afghano che era stata sfregiata nel murale di Laika: «Gino! Ho paura!» coglie e dà voce al senso di smarrimento e terrore che può afferrare un minore che perde i genitori e resta solo in una situazione simile, e al contempo rimanda al valore della testimonianza di Strada, che in Afghanistan ha vissuto per anni salvando milioni di persone. In “Le lacrime di Kabul” l’Afghanistan e i riferimenti a Strada si intrecciano costantemente. L’opera è apparsa vicino alla sede di Emergency di via Umberto Biancamano, e l’immagine del bimbo afghano ritratto rimanda alla foto di copertina del libro di Strada del 2000 “Pappagalli Verdi”, da cui è tratta anche la frase nella benda del bambino: «Spero che si rafforzi la convinzione che le guerre, tutte le guerre, sono un orrore, e che non ci si può voltare dall’altra parte per non vedere le facce di quanti soffrono in silenzio».
Le lacrime del bambino hanno i colori della bandiera afghana, mentre all’interno dell’occhio è raffigurato il simbolo di Emergency. «Nessuno più di Gino Strada – ha spiegato Laika parlando dell’opera – può aver avuto idea di ciò che è stata la vita in Afghanistan negli ultimi vent’anni. Non posso immaginare cosa stia vivendo quel popolo in questo momento, però so che in Afghanistan non potranno più contare su un uomo che per quel paese ha dato tanto e che ha regalato al mondo un’organizzazione come Emergency che, nella sua storia, ha curato gratuitamente più di 11 milioni di persone. Gino Strada è un uomo dalla parte giusta della storia e tutti noi non possiamo che dirgli grazie».