Il Porta a porta sempre meno presente nelle vie e piazze di Roma ed ora – è questa l’ultima e più clamorosa novità – anche dai profili social della sindaca e della Giunta. Una storia incredibile: succede solo a Roma!
Il Tar del Lazio ha bloccato il tentativo della Regione di imporre al Campidoglio di costruire una discarica a servizio della Capitale dentro al GRA o, in alternativa, di finire sotto commissariamento, visto che la città eterna spedisce i propri rifiuti indifferenziati in altre regione e nazioni. Una ‘pratica’, quest’ultima, contraria al principio di legge detto di ‘prossimità’ che impone che i rifiuti vadano smaltiti quanto più vicino al luogo di produzione. Ma che invece va avanti ininterrottamente dal 1° ottobre 2013, giorno in cui l’ex sindaco Ignazio Marino ha (giustamente) chiuso la discarica di Malagrotta.
VITTORIA DEI CITTADINI?
“Si tratta – ha commentato sui social la sindaca, Virginia Raggi – di una vittoria per tutti i cittadini e tutti i territori (…) dopo la chiusura della discarica di Malagrotta nel 2013 non sono mai state costruite valide alternative (…) le soluzioni esistono. Alcune di esse sono state individuate nel nuovo piano industriale di Ama, che prevede anche la realizzazione di nuovi centri di Trattamento Meccanico-Biologico”.
SALUTE A RISCHIO
I TMB sono una specie di ‘frullatore’ per soli rifiuti indifferenziati, dentro cui il pattume urbano non differenziato viene separato approssimativamente, sminuzzato e infine inviati in parte in discarica e in parte negli inceneritori. Si tratta di impianti industriali anacronistici, veri e propri pezzi di archeologia industriale, particolarmente diffusi negli anni ‘70 e ‘80 del ‘900. Oggi, la società civile pretende la valorizzazione dei rifiuti, differenziandoli attraverso la diffusione del Porta a porta, l’unica e vera alternativa sostenibile a livello igienico-sanitario e ambientale al business mortale delle discariche e degli inceneritori: ricordiamo che nel raggio di 7 km in linea d’aria da tali impianti si muore, ci si ammala e ci si ricovera di più che altrove. È quanto attesta lo studio epidemiologico Eras Lazio (www.eralazio.it), redatto dai medici del sistema sanitario nazionale, che analizza la correlazione tra l’esposizione ai rifiuti urbani del Lazio e l’insorgenza di problematiche sanitarie gravissime.
IL PORTA A PORTA SCOMPARSO
La discarica, certo, è un male purtroppo ‘necessario’. Ma la pillola da far ingoiare ai cittadini sarebbe forse un po’ più dolce se la Raggi avesse puntato, negli ultimi 5 anni, sul Porta a porta e la nuova discarica venisse utilizzata solo per interrare la frazione residua dei rifiuti indifferenziati. Frazione che si fa sempre più piccola mano a mano che cresce la diffusione del Porta a porta, fino a sfiorare la soluzione “rifiuti zero”. Al contrario, la nuova discarica di Roma dovrebbe contenere circa il 55% del totale dei rifiuti prodotti a Roma, visto che il Porta a porta è fermo in città a circa il 45% (Fonte Ministero Transizione Ecologica), una percentuale da terzo mondo. I quesiti sorgono spontanei: chi, come e quando ha deciso che il Porta a porta a Roma non deve essere incrementato? Perché non chiedere fondi extra e Regione e Ministero per un programma straordinario di diffusione del Porta a porta da realizzare in soli 12-18 mesi?
Il Porta a porta, certo, non appare come una priorità per sindaca e maggioranza. Basta pensare al caso di Ostia, coi cassonetti stradali per l’indifferenziato, ingombranti e maleodoranti, tornati al loro posto. Lo si capisce dal fatto che la produzione di rifiuti indifferenziati sta crescendo pericolosamente. Ma soprattutto dal fatto che il Piano industriale di Ama – citato dalla sindaca sui social – ‘dimentica’ la raccolta domiciliare dei rifiuti. Il Porta a porta, come accennato in apertura, è scomparso dall’agenda politica di Giunta e maggioranza e perfino dai profili social della sindaca, in cui compare davvero di tutto. E, chissà, se e quando verrà mai inserito nel prossimo ‘programma elettorale partecipato’ dell’M5s di Roma, in corso di redazione su internet, che stanno stilando i cittadini. Entro qualche settimana lo scopriremo: sarebbe singolare se anche l’elettorato M5s dimenticasse il Porta a porta, che è una delle 5 stelle del suo stesso simbolo.
TRE NODI DA SCIOGLIERE
Sono tre i nodi principali sulla gestione del ciclo dei rifiuti che Giunta e maggioranza grillina non sono ancora riusciti a sciogliere.
1) La sindaca non ha ancora annunciato un cronoprogramma serio e credile per la diffusione del Porta a porta.
2) La futura discarica sarà costruita e gestita non si sa dove e quando, ma di sicuro da uno dei privati del settore. L’Ama non era in grado di costruire e gestire una discarica? Roma e l’Ama, ma anche la Regione Lazio, hanno ancora bisogno di inginocchiarsi di fronte ai signori dei rifiuti?
3) I 5 Stelle di Roma, nella campagna elettorale del 2016, avevano preannunciato di essere pronti a rivoluzionare il ciclo dei rifiuti di Roma, nel corso di una assemblea pubblica che si è tenuta davanti l’inceneritore di Malagrotta. Poi era stata promessa tanto trasparenza in un settore troppo opaco.
Sarà che l’estate è alle porte ma di tutto ciò ora non si intravede più nemmeno l’ombra.