La demolizione dei tre antichi ponti romani all’Eur sta creando grossi imbarazzi alle Istituzioni e notevole sdegno tra i cittadini. Sulla notizia diffusa dal nostro giornale, documenti alla mano, ora arriva la mobilitazione civica, con tanto di azione presso l’autorità giudiziaria. Fatti che hanno dell’incredibile, ma che Il Caffè ha potuto appurare studiando i relativi atti ufficiali con una inchiesta giornalistica (LEGGI QUI).
A prendere di petto l’assurda questione è ora l’associazione di protezione ambientale “Gruppo di Intervento Giuridico Onlus”, che definisce “sciagurata” la vicenda e domanda: “Che fine avrebbero fatto i pezzi del ponte romano demolito? Saranno finiti forse in qualche giardino di qualche villa esclusiva?”. La Onlus annuncia una specifica istanza di accesso civico per conoscere in particolare le carte dell’iter che ha portato all’abbattimento del ponte sul Fosso del’Acqua Acetosa. Un’opera costruita nel 177 dopo Cristo sotto l’imperatore Marco Aurelio. I cittadini chiedono inoltre puntuali informazioni ambientali e opportuni provvedimenti al Ministero per i beni e attività culturali e il turismo, alla Regione Lazio, al Comune di Roma Capitale, informando per gli aspetti d’interesse la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma. L’antico ponte d’epoca imperiale era tutelato da un vincolo puntuale della Soprintendenza Speciale Archeologica di Roma (DDR 12 gennaio 2016). Oltre ad esso, l’inchiesta del Caffè ha scoperto altri due ponti ‘scomparsi’ sul fosso di Vallerano, vicino a quello dell’Acquacetosa, nei pressi dell’Eur, uno di cemento armato e l’altro probabilmente di epoca medioevale.