Bilanci non approvati, obiettivi disattesi, società-fotocopia, mancati controlli, pioggia di consulenze e, infine, voragini finanziarie. Sono tutti i punti critici sulle partecipate del Comune di Roma messi in fila dalla Corte dei Conti. I magistrati contabili hanno infatti aperto un procedimento sulla gestione delle società pubbliche (o a maggioranza pubblica) del Campidoglio. E così il prossimo 10 maggio la sindaca Virginia Raggi, convocata in adunanza pubblica, dovrà presentarsi a viale Mazzini. E dovrà fornire delle spiegazioni in merito a quella che per i giudici – stando alla relazione di deferimento inviata all’amministrazione capitolina – sarebbe, di fatto, «una «sostanziale assenza del socio pubblico (ndr. Roma Capitale, per l’appunto) nei confronti delle società in house». Detto in altre parole: una sonora bocciatura.
OMBRE SUI CONTROLLI
Un documento scottante, quello stilato dalla Sezione di controllo del Lazio, venuto fuori grazie ad un accesso agli atti effettuato dal consigliere capitolino di FdI Francesco Figliomeni. E che arriva in una fase in cui la giunta Raggi e la maggioranza grillina si trovano a dover fronteggiare la delicata partita sui piani di salvataggio di Ama, Roma Metropolitane e Farmacap, giunte sull’orlo della crisi. Senza dimenticare il caso Atac, nel frattempo entrata nello step decisivo del concordato preventivo concesso dal tribunale fallimentare. L’istruttoria condotta dalla Corte dei Conti – si legge testualmente – «ha evidenziato carenze strutturali sul piano della governance delle partecipazioni detenute dall’Ente e sull’effettivo esercizio, nel corso del tempo, delle prerogative del socio pubblico». Carenze che riguardano in primis i controlli, «del tutto insufficienti e inadeguati». In particolare, «la gestione di Atac è apparsa del tutto autonoma dal potere di controllo» del Comune. Tra i profili di criticità cerchiati in rosso ci sono poi «i ritardi pluriennali nell’approvazione dei bilanci» e, di conseguenza, i tempi dilatati «nell’intervento per affrontare situazione di crisi societaria». Il riferimento è soprattutto a Roma Metropolitane.
CONSULENZE E FIGURINE ‘DOPPIE’
Un macigno, tra conti in rosso e debiti, che pesa sulla «necessità – scrivono i giudici – di contenere i costi di funzionamento». Ma che, al contempo, stride con il valzer di consulenze ed incarichi, molti dei quali ‘doppi’. I fari, su quest’ultimo fronte, sono puntati su Atac, un’azienda che, essendo sottoposta ad una procedura concorsuale, dovrebbe razionalizzare la spese e massimizzare gli utili per pagare i creditori. «Sono stati chiesti chiarimenti su alcune spese – sottolinea però la relazione –, in ragione della rilevante entità di alcuni importi e dell’apparente similitudine tra alcuni degli incarichi conferiti». Ammonta a circa 7,5 milioni di euro l’importo totale degli incarichi per il concordato che, nel triennio 2017-2019, l’azienda capitolina dei trasporti ha affidato a professionisti esterni. Ad essere ‘doppie’, però, non sono solo le consulenze, ma in alcuni casi anche le stesse società. Come Roma Metropolitane e Roma Servizi per la Mobilità, che si contendono la progettazione e gli appalti dei cantieri delle infrastrutture del trasporto pubblico. O ancora l’azienda speciale Palaexpo che si sovrappone a Zetema nell’organizzazione di eventi culturali.
DURO COLPO PER LE CASSE COMUNALI
Insomma, un modello «poco conferme ai principi di razionalità ed economicità», che si riflette nelle perdite d’esercito milionarie accumulate da più di qualche partecipata. E che mette il Comune nelle condizioni di dover attingere dalle proprie casse per ripianare disavanzi societari. Coprendo così i buchi di bilancio tramite i soldi dei contribuenti romani. Non a caso da sette anni, a seguito del ‘Salva Roma’ del 2014 con cui l’allora governo scongiurò il default di Roma Capitale, il Campidoglio è costretto ad aggiornare annualmente un piano di razionalizzazione finalizzato, in primo luogo, a ridurre il numero delle proprie società partecipate. Sulla cui gestione, oggi come in passato, continua ad aleggiare sulla testa di politici e dirigenti lo spettro della responsabilità erariale, per via di un potenziale danno finanziario arrecato alle casse comunali. «In tema di società partecipate – commenta il consigliere Figliomeni – il processo di razionalizzazione tanto decantato dalla giunta Raggi è ancora gravemente incompleto. E, come per le tante altre criticità riscontrate, la sindaca e alcuni assessori saranno chiamati a darne risposta alla Corte dei Conti».